Il Landolfi con il Moscati, Sellitto:
svolta per la Sanità irpina

Intervista al Presidente dell'Ordine dei Medici, Franco Sellitto, dopo l'ultima riunione
della Commissione ospedaliera che sta dirigendo la fusione tra l'ex presidio Asl
e il complesso dell'Amoretta. Le tappe di "una riforma ancora lunga"

Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Avellino, Franco Sellitto, promuove la riorganizzazione del Servizio Sanitario regionale in Irpinia, salutando una svolta auspicata e oggi accolta come una buona notizia. Nell’intervista che segue, spiega che era fondamentale intervenire sullo “spaventoso” deficit di personale accumulato dall’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati, rilanciando nel contempo quella medicina territoriale indispensabile ad elevare i livelli essenziali di assistenza, mettendo ordine tra soccorso, acuzie e cronicità. «La strada è ancora lunga», ammette Sellitto, «ma la direzione intrapresa dai manager locali e dalla Regione Campania è quella giusta».

Dr. Sellitto, Lei ha preso atto nella Commissione di contrada Amoretta del processo di fusione in corso tra il presidio Landolfi di Solofra e l’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati, che sta assorbendo la struttura ormai ex Asl. Si rispetterà la scadenza del primo ottobre, stabilito dal Decreto 29?

«Il lavoro in corso sia al Moscati che all’Asl è intensissimo, proprio per rispettare la scadenza del primo di ottobre fissata dalla legge regionale. Certo, al di là di questo, il nuovo assetto entrerà a pieno regime gradualmente».

Quanto incide sulla tempistica il trasferimento di centinaia tra medici, infermieri e amministrativi dall’Asl al Moscati?

«Dimensionare e classificare il personale in transito dall’Asl di Avellino all’Ospedale Moscati era essenziale per consentire la definitiva stesura dell’Atto aziendale in entrambe le realtà che vanno ridisegnandosi. Ma i tempi necessari erano stati contemplati. In questa fase si sta lavorando sulle autorizzazioni sanitarie e sugli adempimenti indispensabili a consentire il passaggio senza chiudere  nemmeno per un’ora il Landolfi».

Si riuscirà a garantire la continuità tra il 30 settembre e il primo ottobre?

«È quel che si sta facendo. Occorrerà gradualità, come ho detto, per vedere il quadro definito e completo, certo. Ma quello che auspicavamo iniziasse ad accadere sta avvenendo».

“La riforma in atto potenzia il Moscati, mettendolo al centro del sistema, avvicinando l’Asl al territorio”

Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Avellino, il dr. Franco Sellitto

Al termine di questo percorso cosa si aspetta? 

«Un sistema ospedaliero e sanitario perfettamente integrati in una rete organizzata, accessibile e dinamica, priva di reparti doppioni, in grado di prendersi cura del paziente dalla fase acuta alla riabilitazione, passando per tutte le cure intermedie. Mi aspetto un sistema umano, che sappia accompagnare il paziente nei diversi momenti, con le strutture adeguate, nell’ambiente adatto».

Qual era il primo obiettivo di questa riforma che vediamo nascere?

«Qualificare un’eccellenza ospedaliera come quella del Moscati, mettendola in condizione di crescere qualitativamente e quantitativamente con le sue specialità, liberando energie troppo spesso impiegate per servizi di supplenza verso il territorio. In primo luogo si dovevano restituire all’Ospedale di Avellino le risorse umane e professionali disperse negli ultimi dieci anni per effetto del divieto di nuove assunzioni».

“Al Moscati arriveranno circa 250 unità in più, riducendo il deficit di personale a 100…”

Si parla di 200 unità in più. In questo contesto, una così massiccia iniezione di personale quale impatto avrà sull’Azienda Ospedaliera?

«In realtà ne arriveranno circa 250. E, nonostante ciò, il deficit di organico non si azzererà, ma scenderá a circa 100 unità effettive».

Cioè, mancheranno comunque cento unità…?

«Sì, questo la dice lunga sulla condizione di gravissima difficoltà in cui questa Azienda è stata costretta ad operare, soprattutto negli ultimi anni, per effetto dello svuotamento che il blocco del turn over ha provocato in un decennio».

“Senza la fusione il Landolfi sarebbe stato destinato a chiudere presto”

Oltre al personale, il Moscati avrà uno stabilimento in più, in una zona strategica come quella di Solofra, cerniera tra la periferia salernitana e le popolose Valli dell’Irno e del Sabato. 

«Senza questa fusione, è bene saperlo, Solofra avrebbe perso il suo presìdio, il suo pronto soccorso e la presenza preziosa di una struttura ospedaliera nel cuore di un comprensorio densamente abitato. Per l’Azienda San Giuseppe Moscati di Avellino si tratta di mettere ordine nelle sue funzioni, a partire dal soccorso. Potrà gestire meglio i flussi dei ricoveri, concentrare le proprie forze sulle specialità che competono ad un Dea di II livello, valendosi nel nuovo assetto di un’Asl destinata a stare sul territorio».

“L’Asl ora ha l’opportunità di far crescere il Criscuoli e, soprattutto il Sant’Ottone Frangipane, ubicati in zone per motivi diversi cruciali”

L’accesso al presidio ospedaliero dell’Asl di Avellino ad Ariano “Sant’Ottone Frangipane”

Veniamo proprio all’Asl. L’Azienda diventa più snella, ma avrà maggiori responsabilità nei confronti del territorio, anche con i suoi presìdi rimasti.

«Il riassetto consentirá all’Azienda Sanitaria di via degli Imbimbo di qualificare il ‘Criscuoli’ di Sant’Angelo dei Lombardi, garantendo una presenza importante nella zona dell’ex Cratere con un soccorso adeguato, ma soprattutto di investire su quello che è il suo principale ospedale, il Sant’Ottone Frangipane di Ariano Irpino, avamposto importante attivo nella confluenza di tre province».

La sfida sulla medicina territoriale coinvolgerà direttamente anche sindacati e Ordine. Si riuscirà ad attivare la sinergia tra medici di base e Asl, come prevista dal Piano Sanitario?

«Premesso che come Ordine intendiamo essere presenti, e lo saremo, a tutti i tavoli del confronto, dalla ridefinizione del rapporto tra ospedale e territorio, alla riorganizzazione dei servizi erogati dall’Asl, per poter fare previsioni affidabili in questo ambito occorrerà attendere lo sviluppo degli accordi nazionali».

Quanto tempo servirà?

«Per i quattro capisaldi (medici di famiglia, continuità assistenziale, specialistica ambulatoriale e medicina dei servizi) arriverà entro Natale la Convenzione di Medicina Generale, di cui la Regione Campania dovrà prendere atto per poi procedere alle trattative su base locali».

Questo non dilaterà il cronoprogramma della riforma?

«Credo di no. Ricordo di aver ascoltato lo stesso Governatore Vincenzo De Luca incalzare sugli accordi nazionali, per la fretta di procedere subito sul piano locale”.

“Per organizzare ospedale di comunitá e ruolo dei medici di base si dovranno attendere gli accordi nazionali e la Convenzione di Medicina Generale”

Il Governatore Vincenzo De Luca, la Presidente del Consiglio Regionale Rosa D’Amelio e la manager dell’Asl Avellino Maria Morgante, inaugurano i nuovi reparti dell’ex ospedale Di Guglielmo di Bisaccia

Nel frattempo l’Asl ha recuperato Bisaccia, che con la sua Sps inaugurerà anche l’ospedale di comunità tanto atteso.

«Si tratta di un risultato acquisito, il lavoro è ormai avanzato. Ma anche su questo occorre aspettare il quadro normativo nazionale». E non solo….

Cioè?

«Dove è stata sperimentata, la formula dell’ospedale di comunità non ha convinto, i test non hanno dato risultati positivi. Sulla formula occorre una riflessione ulteriore, questa è la mia opinione».

“Tra ospedale e azienda sanitaria i PDTA, i protocolli sono fondamentali per garantire il paziente nella presa in carico post ospedaliera. Ma l’Asl deve fare di più”

Fin dal suo insediamento come Presidente dell’Ordine, Lei ha sempre rimarcato la necessità dei protocolli tra strutture del territorio e ospedale, strumenti indispensabili per la presa in carico del paziente. Sono passati nove mesi da allora, quanto si dovrà ancora lavorare per arrivare all’obiettivo?

«Fin dalla mia elezione ho sempre detto, ricorrendo ad una metafora, che dall’ospedale non mi aspetto visite per chi si prepara ad attività sportive, ma per pazienti portatori di sintomi e patologie acuti, destinati ad essere presi in carico nella fase non più acuta da una appropriata assistenza post ospedaliera. In questi mesi si è fatto molto al Moscati, dove sono stati proposti e attivati diversi protocolli, i cosiddetti PDTA. Quello che va detto, non senza rammarico, è che l’Asl dovrebbe essere maggiormente coinvolta nella stesura degli accordi da parte della direzione ospedaliera. Mi adopererò perché sia invitata a partecipare ai tavoli dedicati».

“Rispetto al Rummo ora il Moscati ha un vantaggio incolmabile. Quanto all’Asl, non è fondamentale avere ad Avellino la Direzione con Distretti veri”

Torniamo alla riforma del Servizio Sanitario in provincia di Avellino. Guardiamo alla prospettiva, ai prossimi anni. All’interno della macro area irpino-sannita si è voluto proteggere il Moscati da uno scontro potenziale con il Rummo, sacrificando l’Azienda Sanitaria?

«Indubbiamente il Moscati, che era già in vantaggio sul Rummo, con questa operazione cresce ulteriormente e si pone come una risorsa nel contesto della Campania e oltre… In questo caso è importante che abbia il giusto riconoscimento un ospedale che rappresenta una eccellenza…».

La sede centrale dell’Asl di Avellino di Via degli Imbimbo

E a proposito dell’Asl?

«Al di là di quello che accadrà, mi riferisco in caso di una fusione tra Irpinia e Sannio, secondo me non conta molto dove si deciderà di mettere la Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, a patto di dare la giusta importanza ai Distretti Sanitari. Saranno quelle le unità operative vere, il centro decisionale».

Nel dibattito pubblico sul ridisegno dell’organizzazione sanitaria ad Avellino e in Irpinia non ha trovato in passato spesso posto il tema della Sanità accreditata, in Campania un pilastro del servizio pubblico.

«Si tratta infatti di un settore fondamentale dell’assistenza in Campania, peraltro in una condizione migliorata oggi rispetto agli ultimi anni. Sono state risolte molte carenze e si sta snellendo l’ospedalità privata».

Continui.

«Villa Esther dovrebbe essere rinegoziata in qualcosa di diverso, con la parte sanitaria destinata alla clinica Santa Rita. Montevergine e Malzoni, realtà questa dove i problemi per l’accreditamento sembrano superati, con le strutture dell’Alta Irpinia saranno un punto di forza, così come i laboratori privati. Ora serve integrazione di pubblico e accreditato in un piano di offerta unico e integrato per l’utente».

“Le liste d’attesa si tagliano con un Cup unico per ospedale, laboratori e strutture. È prioritario attivare la prenotazione universale”

Resta infatti il problema delle liste d’attesa…

«Ospedale, territorio, laboratori e accreditati, tutti devono confluire in una rete, collegata ad un sistema di prenotazione digitalizzato coordinato, in grado di abbattere le liste d’attesa e permettere un andamento ordinato ed efficiente all’intero Servizio Sanitario».


Dossier. La Sanità locale
Il cartello annuncia l’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati all’ingresso di contrada Amoretta, ad Avellino

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