Conflitto nel Partito Democratico irpino, strappo da Roma vicino

Dopo l'insediamento del nuovo commissario inviato dal Nazareno aumenta la tensione nella Federazione di Avellino. Inascoltati gli appelli di riferimenti e base, si rischia la clamorosa rottura

Il conflitto nel Partito Democratico irpino potrebbe avere un esito clamoroso e imprevedibile a breve. Sembra essere una questione di qualche giorno più che di settimane. Le parole pronunciate al suo arrivo dal commissario inviato da Roma hanno peggiorato una situazione già incandescente, precipitando i tempi di una rottura tra il partito provinciale e quello nazionale. Non si accetta l’azzeramento a partire dal tesseramento di un congresso ormai pronto per essere celebrato dopo due anni di preparazione, soprattutto perchè gestita direttamente dal partito nazionale attraverso il suo precedente commissario. Addirittura intollerabile è stata giudicata la mancanza di attenzione mostrata da parte del commissario per le posizioni espresse durante l’assemblea di insediamento da chi ha partecipato. Pressocchè unanimi nel rivendicare l’immediata celebrazione del congresso, gli interventi non hanno trovato nella sua replica alcuno spazio. Di fronte a quello che è stato definito un ‘muro di cavilli’, il clima generato nella base è di insofferenza. Ad Avellino le rappresentanze provinciali e dei circoli intervenuti all’assemblea non si sentono garantite sul piano delle regole statutarie. E si dicono stanche di subire scelte che hanno portato il partito provinciale alla paralisi, oltre che a sconfitte elettorali senza precedenti a livello cittadino e provinciale. Il timore è che si stia liquidando una tradizione e una storia per ragioni che nella sede di via Tagliamento pochi hanno compreso.

I DUBBI SULL’AGENDA CONGRESSUALE. Ad acuire il conflitto tra Avellino e Roma ci sono i tempi dettati dal commissario per portare a compimento il congresso. Si obietta che non è accettabile un rinvio di sei mesi solo per aggiornare un tesseramento che, ad oggi, ha aggiunto una ottantina di iscritti agli oltre 4000 certificati nel 2020. Perchè rifare tutto un iter anche regolamentare per poche decine di iscritti in più quando basterebbe aggiungerli? Se lo chiedono in molti in queste ore. È perchè altrettanto non è stato fatto in Umbria e in altre sedi, quando si è rinnovato il gruppo dirigente? Ad Avellino non valgono le regole federali nazionali? Questi gli interrogativi, che in altri tempi sarebbero stati posti al segretario nazionale, chiedendo conto nel merito e nel metodo del rispetto delle norme su cui un commissariamento deve essere fondato. L’impressione è che stavolta non si contesterà l’operato di uno o più commissari, si tireranno le conclusioni. Per questo lo strappo potrebbe consumarsi a breve.

L’ASSEMBLEA CON IL COMMISSARIO. Animi esacerbati e preoccupazione per la tenuta del Pd avellinese sono i sentimenti dei riferimenti provinciali e territoriali intervenuti alla assemblea di insediamento di Michele Bordo. Il conflitto nel Partito Democratico irpino è esploso definitivamente all’atto del suo insediamento, quando non ha spiegato perchè il Pd nazionale ha deciso di azzerare il percorso congressuale direttamente curato dal Nazareno attraverso il suo commissario Aldo Cennamo. Gli si contesta di non aver assunto la responsabilità a nome della segreteria nazionale dei due anni persi per celebrare un congresso in una provincia che non arriva a mezzo milione di abitanti. Si è limitato a comunicare che guiderà il Pd Irpino con poteri da segretario, il deputato foggiano inviato da Roma. Non dovrà però riferire alla direzione provinciale, sciolta da un giudice due anni fa. Convocherà assemblee territoriali, farà le liste alle comunali, ma soprattutto riscriverà le regole congressuali per la terza volta, azzerando quelle elaborate dai suoi due predecessori, in un caso annullate dal Tribunale di Avellino, nel secondo dalla segreteria di Enrico Letta. Addirittura potrebbe rifare il tesseramento del 2019-20 (certificato dalla commissione di garanzia regionale), avendo affermato con una certa disinvoltura di non averne trovato traccia degli elenchi a Roma. Quel che è certo è che aprirà un nuovo tesseramento in concomitanza con le elezioni nei Comuni. Il deputato Michele Bordo ha trovato nel suo incontro inaugurale in via Tagliamento un clima teso di cui non potrà non tenere conto. I riferimenti presenti, dal componente della direzionale nazionale Enzo De Luca al consigliere regionale Maurizio Petracca, e quelli collegati da remoto non hanno fatto sconti ad un emissario della segreteria nazionale parso spaesato, subito in difficoltà nel rispondere alle domande dei cronisti a margine della assemblea di insediamento ad Avellino. A chi gli chiedeva della pregiudiziale posta dal gruppo consiliare avellinese su esponenti del partito candidati sotto simboli diversi nelle competizioni elettorali negli ultimi due anni, non ha dato risposte definitive. “Rispetteremo lo statuto”, ha assicurato, puntualizzando però che intende approfondire ma “dovrà prevalere la politica”. La riunione è terminata con la sensazione diffusa tra presenti che l’ennesimo commissario con i poteri di segretario provinciale giunto da Roma con l’incarico di rifare tutto potrebbe ritrovarsi a fare da liquidatore. Una decisione calata dall’alto anche e soprattutto rispetto al Pd regionale, si è osservato, non può essere avallata senza nemmeno una assunzione di responsabilità.

La sede del Coordinamento provinciale del PD irpino ad Avellino, in via Tagliamento

L’EPILOGO. A tre anni dalla sentenza emessa dalla seconda sezione civile del Tribunale di Avellino, che ha annullato per manifesta irregolarità il congresso del 2018 (benchè organizzato in regime commissariale sotto l’egida della segreteria nazionale), il conflitto nel Partito Democratico irpino giunge forse all’epilogo. Destinato per volontà del Nazareno a restare senza organismi dirigenti fino a dicembre almeno, potrebbe non arrivare al congresso nemmeno in autunno, paventano in molti. L’emergenza per la pandemia non è conclusa. Anche un anno fa di questi tempi, si è ricordato, si decise di spostare tutto a dopo l’estate, quando tornarono le restrizioni, il coprifuoco e le zone rosse.


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