Il Circolo Pd di Nusco con Gianni Marino ricordano Pietro Brundu, a due anni dalla scomparsa improvvisa dell’intellettuale. Lunedì 28 giugno cade il secondo anniversario della sua scomparsa. Per l’occasione il Circolo del Pd ha pubblicato un giornale con alcune riflessioni sulla figura di Pietro Brundu. Di seguito, l’intervento scritto da Gianni Marino.
LEZIONE DEL COMPAGNO PIETRO BRUNDU (1945- 2019). A DUE ANNI DALLA SCOMPARSA. CARO PIETRO, SEI SEMPRE CON NOI
di Gianni Marino
Se l’esistenza somiglia ad un patchwork di pezzetti di stoffa colorati, le parole spesso sono solo il filo che li lega. Trovare quelle giuste per ricordare – a due anni dalla sua scomparsa – un amico fraterno come Pietro Brundu è come cercare il bandolo di una matassa aggrovigliata dal dispiacere che non passa. Se ne fossi capace, cercherei le più belle parole per ricordare l’amico, il compagno, il comunista, il fratello. Non è facile: quelle che scrivo esprimono solo l’intenzione e non rendono il valore di una esistenza come quella di Pietro spesa nella comunità nuscana ma guardando sempre al mondo. Avendo avuto di lui una conoscenza fraterna dalla metà degli anni ’80 e avendo condiviso molti anni di militanza politica, sociale e culturale, ero profondamente convinto che il suo gioioso e sereno vitalismo fosse per tutti noi un’ indistruttibile garanzia. La sua luminosa militanza lo aveva reso un punto di riferimento insostituibile. Purtroppo nel giro di pochi giorni – in quel tragico mese di giugno – le ombre della notte si allungarono sulla sua esistenza. Il suo cuore pulsò forte e combattivo senza volersi arrendere. La sua improvvisa scomparsa – ingiusta agli occhi dei suoi cari e di noi tutti e meno forse solo agli occhi di Dio e ai suoi segreti disegni (molte volte avevamo discusso con passione e laicamente del libro di Giobbe) – ci rese increduli allora e ancora oggi. Pietro era per tutti noi una persona esemplare: tolleranza e pacatezza, patrimonio da cui abbiamo tutti attinto, un inconfondibile stile di vita, generoso e lungimirante, che in tempi tristi come quelli che viviamo risplendono come il sole. La sua profonda umanità lo rese un precursore di valori che ritorneranno a risplendere. Un bambino osservò che aveva il sorriso negli occhi. Nella militanza di un progetto politico, forse non lineare ma sempre coerente, ebbe saldi i suoi valori di onestà morale ed intellettuale. Del suo percorso potrei ricordare mille cose: giovane meccanico, emigrato per qualche anno in Svizzera, la sua autofficina a Nusco negli anni settanta, la saldezza dei suoi affetti familiari, l’impegno politico prima “rivoluzionario” e poi nel glorioso PCI di Enrico Berlinguer. Inseguendo sempre belle bandiere. Come Enrico anche Pietro era di origine sarda. Osservando con acuta intelligenza ed inesauribile curiosità intellettuale quanto succedeva a Nusco e nel Mondo, Pietro maturò la sua scelta di vita, sapendo dare valore alla politica come mezzo per cambiare in meglio le condizioni di tutti e non di pochi. Nella sua attività di Consigliere comunale furono sempre vivi i sentimenti di riscatto e rinascita. Ma fu dopo il terremoto del 1980 che maturò una scelta profonda sul tema del lavoro, lottando sempre perché si realizzasse una vera “autonomia”, condizione essenziale per uscire dall’assistenzialismo. A tal fine fu un rigoroso protagonista del movimento cooperativistico post sisma, scrivendo con altri pagine di storia, troppo in fretta perdute e dimenticate. C’era nel pensiero di Pietro un’intuizione tutta berlingueriana alla quale è rimasto fedele fino all’ultimo giorno. Intuizione racchiusa nelle parole dell’ultimo comizio di Enrico a Padova il 7 giugno del 1984: “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.” Caro Pietro, sei sempre con noi.
Il giornale
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