Ernesto Preziosi: ai cattolici spetta ricostruire la politica

INTERVISTA AL DEPUTATO DEL PARTITO DEMOCRATICO, PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ARGOMENTI 2020 E AUTORE DEL LIBRO "CATTOLICI E PRESENZA IN POLITICA". Il monito: "Il Paese è chiamato a uno scatto per superare i populismi, rinvigorendo con il popolarismo la democrazia italiana"

Ernesto Preziosi

Per Ernesto Preziosi spetta ai cattolici ridare centralità alla politica con la partecipazione attiva basata sui valori del popolarismo, sull’etica della responsabilità per il bene comune. “I cattolici devono riscoprire la necessità di impegnarsi in politica per difendere la democrazia e tornare ad alimentare il dibattito con contributi su argomenti che gli sono propri”, afferma lo storico e docente di Storia di Contemporanea Ernesto Preziosi autore del libro “Cattolici e presenza in politica” edito da “Morcelliana”, che da deputato nelle file del Partito Democratico e presidente dell’Associazione “Argomenti 2020” osserva ed esamina l’indebolimento della democrazia partecipativa. La crisi della politica non è stata infatti acclarata soltanto nelle aule universitarie o in Parlamento, ma occupa anche la riflessione della Chiesa, come dimostrano l’impegno del Pontefice sul piano generale e nel particolare locale l’attivismo dei Vescovi per le aree interne della Campania, alle prese con il secondo forum degli amministratori. Ernesto Preziosi riparte dall’appello attuale ai “liberi e forti” di Don Sturzo, per sottolineare la presenza- assenza dei cattolici nella politica italiana di oggi, mentre la Chiesa offre spunti di riflessione all’intera società civile che deve ritrovare la responsabilità del bene comune. “L’impegno dei cattolici in politica deve essere quello del discernimento”, sostiene Preziosi. “Individuare alcuni grandi temi su cui creare consenso attraverso una elaborazione culturale, prima che politica”.

Professor Ernesto Preziosi, con il volume “Cattolici e presenza politica” edito da “Morcelliana” ha affrontato il tema della partecipazione popolare alla vita pubblica italiana. Cosa è emerso dalla sua ricerca e quindi dal suo privilegiato osservatorio politico?

“Registro segnali preoccupanti di crisi della politica e della democrazia partecipativa. In questo scenario si evidenzia la difficoltà dei cattolici impegnati, che stentano a riconoscersi nella politica attuale. La loro presenza è davvero poco riconoscibile. Questo li allontana dal voto, come hanno dimostrato i dati delle ultime europee, a cui non ha partecipato il 50% circa dei cattolici praticanti. Una crisi seria e preoccupante che deve far riflettere e deve fare individuare le strade che consentano una nuova partecipazione”.

Quanto ha inciso l’evoluzione della dottrina cattolica e il confinamento del cristianesimo alla sola sfera spirituale degli individui, nella dispersione – e nell’indebolimento – dei cattolici in politica?

“È indubbio che un fattore come la secolarizzazione ha inciso sul fenomeno richiamato. Non è un fattore nuovo, la Chiesa ne ha preso coscienza già all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale quando il cardinal Suhard parlava di ‘agonia del cristianesimo’. Da quella preoccupazione è nata la pagina del Concilio Vaticano II: la volontà della Chiesa non di cambiare la sua dottrina, ma di renderla comprensibile e vivibile alle donne e agli uomini di questo tempo. Ciò che ha creato problema allora, anche in campo politico, non è la volontà di rinnovamento affermata dal Concilio ma il fatto che quel rinnovamento si sia fermato, abbia trovato e trovi molti ostacoli e tanti detrattori anche tra le gerarchie ecclesiastiche”.

Professor Ernesto Preziosi, il recupero dei valori del cristianesimo è un tema fortemente ripreso oggi, a partire dalle correnti di pensiero sul nuovo umanesimo in economia, ma anche dalla rinnovata centralità della lezione del Santo di Assisi, Francesco, che in maniera trasversale intercetta le fasce sociali. Questo sentimento è stato colto dalla politica?

“In un momento di frammentarietà e di grande disorientamento è naturale che in tanti si rivolgano al messaggio cristiano per trovare, se non una risposta esauriente, almeno una ispirazione. Lo stesso accade per il messaggio di San Francesco, ad una visione ecologica della società e alla necessità di un maggiore investimento in questa direzione, cioè a parole, in tanti si ispirano a Papa Francesco opportunamente nell’enciclica Laudato Sì parla di un’ecologia globale intendendo pertanto non solo in riferimento all’ambiente naturale, il creato, bensì anche alla visione di persona”.

Chi incarna oggi in politica i valori sturziani? 

“La profondità e l’attualità del pensiero di Sturzo sono tali che quel pensiero è entrato nello scenario politico e, almeno una parte, è oggi senz’altro appannaggio della politica nazionale: penso al municipalismo e alle autonomie locali, alla laicità, alla aconfessionalità della politica. In altri casi si pensi alla centralità del popolarismo, vero antidoto al populismo, contrastato da più di una parte politica. Non c’è però un partito esplicitamente di ispirazione cristiana o comunque una presenza culturale dei cattolici in grado di delineare quei valori nella politica culturale”.

Nel Mezzogiorno d’Italia i vescovi delle aree interne sono entrati nel dibattito “politico”, incalzando gli amministratori locali e le forze sociali, esortandoli a cooperare per ricostruire il ‘comune sentire’, rigenerare i tessuti sociali dei piccoli paesi affetti da anoressia demografica. Qui è possibile affermare che la politica segue la chiesa. Lei come interpreta questo fenomeno?

“La Chiesa è un fatto di popolo, è la continuazione storica di un Dio che si è fatto uomo e ha posto la sua tenda tra noi. È positivo che le diocesi e le parrocchie diano voce alle istanze della popolazione e, per altro verso, si rendano conto, ben prima della politica, delle necessità dei bisogni materiali come delle tendenze (lei giustamente citava l’anoressia demografica) ed è bene che esprimano questa sensibilità ad alta voce, incalzando la politica, sollecitandola. È in fondo una funzione profetica che la Chiesa assolve in ogni tempo. E con una politica troppo spesso vuota di contenuti e soprattutto senza una visione, non si può che riconoscere la qualità della voce della Chiesa. È quanto accade con il magistero del Papa, si pensi a quanto scritto nella Laudato Sì, a quante indicazioni anche concrete vi scrive per l’economia, per la politica. Ma non può bastare citare un documento o mostrare una sorta di ossequio verso la Chiesa”.

Continui. 

“Oggi, come in ogni tempo, i cristiani debbono organizzarsi, elaborare un pensiero, mediare culturalmente quei principi, formulare proposte e, insieme, partecipare all’azione politica. Nella crisi della democrazia partecipativa la Chiesa può svolgere un importante ruolo di formazione e poi sostenere l’impegno di tanti”.

In provincia di Avellino e in Campania la cultura della Democrazia Cristiana è presente, alimentata in particolare da uno dei suoi segretari più longevi, Ciriaco De Mita, che oggi guida il Comune di Nusco da sindaco. Ma è una nuova DC il possibile auspicabile approdo per un ritrovato protagonismo dei cattolici in politica? 

“Sui meriti della DC, sugli anni in cui, pur fra luci e ombre ha saputo guidare lo sviluppo del Paese, la sua ricostruzione, parlerà la storia. Più difficile è fare un parallelo con una realtà di proposte, di tentativi, che sono ancora abbastanza nebulosi e i cui confini non sono ancora chiari. Ritengo che uno strumento partitico di ispirazione cristiana possa esistere in ogni epoca e che la scelta non sia un ‘a priori’, ma vada fatta con una attenta lettura del contesto storico, delle sue esigenze. Se la lettura della domanda è puntuale allora è possibile confezionare una riposta adeguata che possa avere possibilità di aggregare consenso. Quindi merito a chi si impegna e pronti a fare una verifica”.

Tra le nuove iniziative, Italia Viva di Matteo Renzi. L’ex Premier può favorire un processo di riaggregazione dei cattolici in politica? 

“Non ritengo che Renzi avesse nel suo orizzonte di unire i cattolici. Ha goduto un momento di grande favore quando si è mostrato come un giovane che voleva rinnovare la politica, dare spazio al nuovo, imprimerle una maggiore velocità. Elementi positivi che hanno fatto passare in secondo piano l’intento, non proprio apprezzabile di una rottamazione (peraltro selettiva). L’avere personalizzato il suo progetto politico ha risposto a un clima generale che va in quella direzione ma che ha finito per attirargli antipatie e a far naufragare anche il positivo del suo progetto”.

Professor Ernesto Preziosi, la spinta di oggi verso la costruzione di un ‘grande centro’ può rappresentare un cantiere per la costruzione di una forza autenticamente popolare, oltre la frammentazione e la diaspora di questo ultimo quarto di secolo?

“Oggi si muovono varie realtà sul centro e si rivolgono ad un vuoto che in politica va riempito: l’uscita di Renzi in teoria ha spostato più sulla sinistra la proposta del PD, i piccoli partiti di centro come quello di Renzi, di Calenda, +Europa, non riescono a federarsi per costruire un soggetto che possa puntare ad una percentuale a due cifre. Allo stesso tempo i muscoli mostrati da Salvini, la radicalizzazione di una destra sempre più a destra dovrebbe liberare verso il centro elettori che non possono riconoscersi in quel percorso. Vi è poi il serbatoio consistente del non voto cui attingere. In questi mesi si vanno presentando alcune nuove proposte rivolte al centro, con un carattere di ispirazione cristiana: è così per Demos, esperienze locali come la lista Persona e Comunità che si è presentata in Campania per le ultime regionali. Vi è poi la formazione ispirata dal Manifesto di Stefano Zamagni ed altri. Sono tentativi che vanno seguiti con attenzione perché potrebbero costituire una risposta ad un bisogno di partecipazione che è essenziale in democrazia. Decisiva sarà la capacità, come dicevo, di leggere i bisogni reali di questa società in movimento e di costruire una proposta politica alta, mentre a poco serviranno mere evocazioni dell’ispirazione cristiana o operazioni nostalgiche di esperienze passate. Il magistero di Papa Francesco spinge a cogliere i segnali di nuovo che emergono nella vita del mondo e a far fruttificare in esso la speranza cristiana”.


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