“I gerani di Barcellona” di Carolina Pobla

Ilde Rampino recensisce per Nuova Irpinia "la saga dei Torres" che ha conquistato la Spagna

“I gerani di Barcellona” di Carolina Pobla. Il desiderio di rivalsa, sostenuto da una profonda determinazione rappresenta il leit-motiv di questo interessante libro, ambientato nella Spagna della prima metà del ‘900,in cui si cominciano ad affermare i prodromi di un progresso sociale e del ruolo di emancipazione della donna. Rosario e Remedios sono le facce di una stessa medaglia, attraverso le cui vicende e desideri nascosti, si delinea l’immagine apparentemente fragile, ma in realtà dotata di una grande forza interiore, di una donna che fa le sue scelte e non permette a nessuno di prendere decisioni a posto suo. La loro famiglia si incentra soprattutto sulle figure delle donne: Rosario e Remedios erano molto diverse, Remedios più riservata, che si dava un gran da fare a casa, aiutando tutti e rendendosi utile, mentre Rosario, più disinvolta e desiderosa di affermarsi nel mondo, di essere protagonista della sua vita, amando il lusso e bramando la considerazione degli altri. Ella prova molta rabbia quando le viene proposto il matrimonio con un giovane suggerito dal padre e si prende gioco dei sentimenti di puro amore che Antonio, lavorante presso di loro, prova per lei. La sua prepotente ambizione le fa pronunciare parole definitive, rivolta alla sorella: ”Un giorno o l’altro ce ne andremo da qui”. Una figura molto pregnante è quella della sorella maggiore, Rocìo, ossessionata dall’ordine materiale e morale, inizialmente è attratta dall’idea di prendere i voti, ma in seguito comincia ad assumere un atteggiamento molto rigido nei confronti dei membri della sua famiglia, poiché vorrebbe avere il controllo su tutto.

Una disgrazia terribile sconvolge la famiglia: per uno strano scherzo del destino, il piccolo Rafael viene colpito da uno sparo dalla sorellina che, tentando di attrarre la sua attenzione, prende la pistola che Antonio aveva inavvertitamente appoggiato su una mensola, non rendendosi conto che fosse carica. Il lutto getta nella costernazione tutti, soprattutto il padre, Don Rafael che a poco a poco si lascia andare e la piccola Rosita che si chiuderà in un mutismo assoluto, mentre Antonio sarà sempre ossessionato dal senso di colpa e dal dolore di aver provocato la disgrazia.  L’oscurità e il silenzio riempiranno la casa e Rocìo comincerà a dettar legge e assumerà un atteggiamento molto rigido nei confronti dei membri della famiglia, poiché vuole esercitare un controllo su tutti. Rosario si ribella e continua le lezioni di canto con Galan e poi decide di fuggire con la sorella Remedios, lasciando tutto dietro di sé e scatenando la rabbia e il rancore di Rocìo che lo considera un affronto. L’arrivo a Barcellona spaventa all’inizio le due sorelle che sono accolte nella casa della signora Paquita che le considererà sempre le sue “bambine” e darà loro molte opportunità di conoscenze e lavoro. Le vicende della famiglia Torres si intrecciano con quelle di due giovani, Felix e Tobias che girano il mondo in cerca di fortuna e si dedicano ad apprendere le varie tecniche dell’agricoltura, finchè Tobias torna a Barcellona dalla sua famiglia e incontra Rosario, viene subito irretito dal suo fascino e se ne innamora.

Rosario comincia a coltivare la sua ambizione e, attraverso il contatto con il signor Ramiro comincia ad intrattenere rapporti con artisti che a poco a poco diventeranno il suo mondo. La sua trasformazione in Charito la porterà a dover giungere a compromessi e la costringerà ad accettare l’aiuto di un “protettore”, il signor Gutièrrez, che la riempirà di regali. Profondo è il desiderio di Charito di apparire, di essere considerata al di sopra degli altri, tanto da provare addirittura invidia nei confronti di sua sorella che considera assolutamente priva di ambizione, che tuttavia riuscirà, anche attraverso mille disavventure a crearsi una famiglia con l’uomo che ama e a non perdere quella purezza d’animo e quella semplicità che la caratterizzano. Solo l’arrivo di un bambino, Santiago, frutto della passione con Tobias, sembra dare una certa tranquillità a Rosario: ”sembrava che quella creaturina volesse mettere ordine nella sua vita”, ma dura poco, perché vive la maternità come un peso e vuole avere gioielli e successo. La sua perenne insoddisfazione improvvisamente si placa, quando intreccia una sorta di relazione sentimentale attraverso le note di un pianoforte, il cui suono proviene dalla finestra aperta: per anni l’intrecciarsi della musica e del suo canto la conduce su un percorso di pace e di serenità. E’ come se si fosse creata un’altra realtà, immaginifica, ma che lei sente assolutamente reale tanto da non  volersi allontanare da quella casa. La rabbia per la mancata eredità della signora Paquita che alla sua morte lascia tutto a Hortensia, la sua fedele governante, la lascia in uno stato di autentica prostrazione: sarà improvvisamente privata dal suono di quella musica che le dava consolazione e comincia a provare una nuova emozione: il senso di abbandono e una profonda tristezza . Comincia a lasciarsi andare – ”Charito è morta e sepolta” – e alla fine sembra risvegliarsi dalla nebbia del tempo e pronuncia una frase, rivolgendosi al marito : “Tobias, ma io e te ci siamo amati in passato?”, una luce improvvisa che fende il buio della malinconia.

A cura di Ilde Rampino

 

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