«Isabel e Maria» di Mercè Rodoreda

È una storia scritta a più mani, che ricorda vagamente "La donna del tenente francese” di Fowles. Ma qui ogni personaggio dà la sua versione dei fatti e spesso le vicende sono il frutto e la reazione a sentimenti contrastanti o a mancanze

La «Isabel e Maria» di Mercè Rodoreda è una storia scritta a più mani, che ricorda vagamente “La donna del tenente francese” di Fowles. Ma qui ogni personaggio dà la sua versione dei fatti e spesso le vicende sono il frutto e la reazione a sentimenti contrastanti o a mancanze. E’ una storia densa di interpretazioni, che procede in modo articolato e procede sul terreno accidentato della menzogna o della mancanza di sincerità da parte di tutti nei confronti di Maria, quella figlia senza padre, che si dibatte in mille dubbi e che non riesce nemmeno a provare dei sentimenti veri per qualcuno e che reagisce, a volte in modo inconsapevole.

Isabel e Maria di Mercè Rodoreda

Le esistenze di Isabel, Joachim e Lluis sono sempre state in qualche modo legate tra loro, sin dall’infanzia, da quando lei aveva preso l’iniziativa e aveva scavalcato il muro di cinta che separava la sua casa da quella dei due fratelli – ”se ti metti tu vicino a lei mi ci metto anche io”, era la frase che stava alla base della loro rivalità che sarebbe durata per tutta la vita. Nonostante tutto, si era creato tra loro un rapporto di profonda amicizia, anche se inframmezzato da celate allusioni, fughe e incontri. Tutti volevano far sposare Joaquim a Isabel sin da quando erano ragazzini, ma lei faceva capire che non era con lui che si sarebbe voluta sposare… Isabel aveva sempre gestito il suo rapporto con loro, spesso ne condizionava gli umori e creava dissidi tra loro per gelosia, era un modo in un certo senso di ”manovrarli” a proprio piacimento per sentirsi amata e realizzata, anche se in realtà il suo atteggiamento era una maschera per coprire la propria solitudine. Isabel avvertiva un profondo rimpianto della sua serena fanciullezza e a volte si chiedeva perché non avrebbero potuto rimanere sempre così, tre creature innocenti, legati da affetto. Isabel si era sposata con Joachim, mentre da lontano amava l’altro e questo presto contribuì alla fine del loro matrimonio. Joachim a un certo punto  porta via con sé la piccola Maria e si prende cura di lei, ma la accontenta in tutto e rende la sua vita piacevole e la ragazza ricorderà che quando era con lui – lo zio Joachim – lasciavano sempre i piatti sporchi in attesa della domestica, al contrario dell’ordine assoluto che regnava nella casa di Lluis, espressione di una ricerca di ordine interiore che risale all’inizio della sua vita, quando sua madre muore di parto e verrà sempre colpevolizzato. Viene posto sempre l’accento sull’avarizia di Lluis, legata al possesso delle sue cose, come quando Maria gli aveva rubato l’orologio che rappresenta in realtà un simbolo che lega la ragazza ai suoi due “padri”, Joachim e Lluis – le parole della ragazza ” l’orologio era mio anche prima, lo zio Joachim me lo faceva ascoltare mentre lo caricava ”indicavano il loro profondo legame. Dopo quell’episodio, Maria è come se fosse morta per lui, in questo sentimento si ravvisa tuttavia l’impossibilità e anche l’incapacità di non riuscire a possedere l’amore di Isabel, che si comporta sempre in modo sfuggente. Per Isabel la storia non era finita e vorrebbe trascinare anche Lluis in un rapporto strano, fatto di ricordi, come il suo primo bacio. In realtà lei si rende conto che tutta la sua giovinezza fu segnata dalla paura di tutti e due e l’amore di tutti e due. Anche Isabel ha sempre mentito, ha giocato con i sentimenti di due ragazzi e poi di due uomini che l’amavano, ma sfiorisce e invecchia sola, come in fondo lo è stata per tutta la sua vita. Lluis si preoccupava che nessuno parlasse di Maria a Isabel, perché egli comprendeva la sua sofferenza repressa, quando notava che se passava qualcuno con una bambina che aveva l’età di Maria, lei si girava dall’altra parte, poiché risentiva continuamente dentro di sé le parole di sua figlia ”Mamma, non mi vuoi bene” e si rendeva conto di non averle mai dimostrato il proprio affetto. Nella seconda parte del libro, “Diario di Maria”, vengono rivelate le autentiche sensazioni della ragazza, non filtrate attraverso i pensieri di Isabel o delle persone che le erano vicino. La ragazza vive in una sorta di limbo, in cui Joachim si prende cura di lei, si preoccupa delle persone con cui entra in rapporto, come i vicini che erano ”ragazzi sporchi” ma lei li avrebbe voluti come amici. La morte improvvisa dello zio Joachim, a cui lei assiste, la sconvolge, perché li univa un profondo affetto e anche un senso di complicità e ogni sera faceva il viaggio verso il ”suo” cimitero, per andare a visitare la tomba dello zio e continuare un dialogo con lui, anche se muto. Suo zio le aveva lasciato tutto ciò che possedeva, mentre Lluis ne possedeva la tutela fino alla maggiore età. Si rendeva conto che la sua vita era circondata dal mistero e, quando trova le lettere che si erano scambiate Isabel e Lluis, avverte un senso di disagio, ma continua a non comprendere. “Non lo sapevi di avere una madre …”, attraverso questa frase, pronunciata dallo zio Lluis, apprende improvvisamente la verità, che rimette in discussione tutto e il mistero si svela, mentre ritorna alla mente il vento che soffiava quando era nata Maria, una specie di premonizione collegata alla tempesta di emozioni che circondava la sua nascita, agli interrogativi che creava e alle risposte evasive che venivano date. Questo «Isabel e Maria» di Mercè Rodoreda emoziona.

A cura di Ilde Rampino


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