Avellino, Dino Preziosi: dialogo con L’Altra Italia, ma fuori dagli schieramenti

L'ex consigliere comunale sta lavorando ad una aggregazione di liste di impronta civica, che si prepara aguidare alla prossima scadenza elettorale. Intesa vicina con L'Altra Avellino, promossa dal deputato Cosimo Sibilia.

L'avv. Dino Preziosi

Il capogruppo di “La svolta inizia da te”, Costantino Preziosi, sta lavorando ad un nuovo progetto civico, che metta assieme diverse realtà. Tra gli interlocutori anche la lista “L’Altra Avellino” promossa da Forza Italia, anche se il diretto interessato sta cercando di non dare una precisa connotazione politica alla compagine che intende mettere in piedi.

“Abbiamo avviato un confronto. Vedremo come andrà a finire»: ha dichiarato l’ex consigliere comunale.

Ha deciso di ricandidarsi per le prossime elezioni amministrative del capoluogo e come si sta muovendo in vista della scadenza?

«Sto preparando insieme ad altre formazioni un programma elettorale per il rilancio della Città. Se riusciremo a costruire una piattaforma credibile andremo avanti. Non ho la necessità di esserci a tutti i costi».

In quale orizzonte si colloca il suo progetto e quali alleanze intende costruire?

«E’ un progetto al di fuori degli schemi politici, in senso stretto. Vogliamo costruire un’aggregazione che vada al di là dei soliti schieramenti, raccogliendo le forze vive della comunità locale, per rompere gli equilibri che hanno tenuto bloccata Avellino e tentare di creare un’opportunità per arrestare la deriva del capoluogo e tentare di invertire la rotta. Non voglio nemmeno più evidenziare le responsabilità di una determinata classe politica per lo stato di cose presenti. Sono ormai note. Il problema è che hanno anche il coraggio di ricandidarsi, semmai sostenendo che con loro sarà possibile sanare i guasti, di cui invece sono gli artefici».

Gli altri schieramenti stanno lavorando alla realizzazione di ampie aggregazioni, anche se restano numerose difficoltà da superare. Che ne pensa?

«Non sono mai stato interessato a ciò che avviene in casa altrui. Inoltre, come dicevo, non giro il coltello nella piaga. Auspico che davvero ci sia un impegno di tutti per il bene comune».

Da dove bisogna ricominciare?

«Servono idee chiare, persone competenti, disinteressate e che abbiano un forte legame con Avellino. Bisogna ricostruire la Città. Oggi esiste purtroppo soltanto come aggregato di abitazioni, va rigenerato un tessuto civile, riorganizzate le funzioni e rilanciati i servizi. Non ci si può attendere che le soluzioni siano calate dall’alto. Ci si deve rimboccare le maniche».

Da parte dei cittadini c’è la volontà di fare la propria parte o ci si limita ad esprimere una distanza dalla politica?

«I cittadini possono e debbono fare molto. I destini del territorio dipendono anche da loro. Non possono lamentarsi e poi restare a guardare o lasciarsi illudere dalle solite false promesse: bisogna farsi carico dei problemi ed agire di conseguenza. L’espressione del consenso è un fatto decisivo».

Quali sono, a suo avviso, le priorità d’intervento?

«Insieme alla gestione della quotidianità, bisogna progettare un nuovo modello di città, da realizzare con i fondi europei. La prossima consiliatura sarà di transizione, mentre quella successiva di esecuzione e realizzazione degli eventuali progetti che verranno presentati ed approvati. Ma senza competenze non è possibile immaginare una prospettiva».

Si è, dunque, di fronte ad un bivio?

«Sì, certamente. Da una parte il futuro della Città, dall’altra la desertificazione. C’è il rischio concreto che a chi viene dopo di noi non lasceremo nulla, se non problemi».

Come andrebbe affrontata questa delicata fase?

«La Città ha bisogno di interventi mirati. Non ci sono soldi da spendere. Quello che sta prendendo forma è una sorta di “dissesto in house”, anche se nessuno vuole assumersi la responsabilità di dichiararlo formalmente. Si registra un aumento generalizzato delle tariffe dei servizi a domanda individuale, le aliquote dei tributi sono già al massimo e, dunque, assistiamo ad una situazione non dissimile a quella di un vero e proprio dissesto. C’è chi dovrebbe chiedere scusa alla Città».


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