L’Altra Avellino, Fruncillo: costruire nuove opportunità per l’Irpinia

L'obiettivo del nuovo sodalizio culturale è rilanciare il dibattito pubblico sui problemi e le prospettive della città e del territorio, a cominciare dal tema strategico dello sviluppo del Mezzogiorno.

Ines Fruncillo

«Ad Avellino e in Irpinia dobbiamo creare le condizioni per l’avvio di un processo di rilancio sociale ed economico per offrire prospettive nuove ai cittadini, soprattutto ai più giovani». Ines Fruncillo, presidente dell’associazione “L’Altra Avellino” e consigliere comunale uscente del capoluogo, illustra le attività e le finalità del sodalizio, che per sabato 23 febbraio alle ore 10,30 ha organizzato al Carcere Borbonico un convegno sul tema “Ricominciamo dal Sud…perchè no?”.

Perché un dibattito sul Mezzogiorno oggi?

«Lo spunto è venuto dalla pubblicazione di un libro di Riccardo Monti, dal titolo “Sud, perché no?”, in cui si parla di un Mezzogiorno delle tecnologie aerospaziali, del fermento culturale, del turismo che cresce, della ricerca scientifica, di rigenerazione urbana, della mobilità sostenibile. Insomma, di un Sud riserva di intelligenza e di opportunità, a cui agganciare i grandi modelli di sviluppo, attraverso interventi mirati e valorizzando le enormi potenzialità presenti sul territorio. Una riflessione per avviare un percorso nuovo di rilancio di quest’area del Paese ed in particolare della nostra comunità».

Bisogna, intanto, fare i conti con le difficoltà che questi territori incontrano e si trascinano dietro da sempre.

«C’è un deficit da colmare, soprattutto nelle zone interne. Ma le esperienze concrete che maturano sui territori ci dicono non solo che sono possibili ed esistono realtà positive ed avanzate anche nel Sud, ma che è nostro dovere alimentare un processo generale e strutturato, in grado di esaltare le peculiarità e le eccellenze. Con il convegno abbiamo cercato di portare delle testimonianze di autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, dell’impresa e della società civile della Campania, per gettare uno sguardo fiducioso sul futuro».

In questa fase però si registrano spinte alla disgregazione della coesione nazionale, come la richiesta di “autonomia differenziata” avanzata da alcune Regioni del Nord. Che ne pensa?

«Non si può pensare che alcune Regioni possano tutelare rendite di posizione. I cittadini del Sud pagano le tasse proprio come quelli del Nord e vorrebbero che il gettito fiscale dello Stato fosse impiegato per realizzare servizi efficienti e per lo sviluppo dell’economia locale e per l’incentivazione dell’occupazione. E’ indiscutibile che gli investimenti si concentrino soprattutto in alcune aree, così come non si può sottacere che la pubblica amministrazione da noi debba dare maggiore prova di virtuosità, anche se come dicevo anche qui non mancano affatto esempi virtuosi. Bisogna però creare una complessiva inversione di tendenza.  Se riparte il Mezzogiorno, riparte tutta l’Italia».

Quali sono le condizioni sulle quali avviare un percorso di rilancio?

«C’è bisogno di un humus sociale e culturale, nel quale far germogliare un’idea diversa di Mezzogiorno. Se tutti i settori della vita civile si impegnassero e lavorassero nella stessa direzione i risultati sarebbero a portata di mano. Serve, dunque, un nuovo modello di cittadinanza. Ma allo stesso tempo occorre una lucida strategia di rilancio da parte delle istituzioni. Non ci si può affidare all’improvvisazione o ad interventi estemporanei. Le competenze perciò sono fondamentali. Ma purtroppo in questa fase si registra un eccessivo dilettantismo».

Si pone, dunque, il vecchio tema del meridionalismo sulle classi dirigenti.

«E’ un tema centrale. Oggi assistiamo ad una sorta di aggressione delle istituzioni. Ci sarebbe invece bisogno di un ragionamento comune sulle prospettive. La classe politica attuale sembra però più interessata a gestire i problemi contingenti, che non ad avviare un discorso di lunga gittata, o ad alimentare continuamente scontri e polemiche. Bisognerebbe abbassare i toni e creare un clima differente, per consentire un approfondimento  delle questioni. Basta con la gogna mediatica e con gli slogan. In una simile situazione chi ha esperienza e credibilità si tiene lontano dalla politica».

Quali sono gli obiettivi dell’associazione «L’Altra Avellino»?

«Vogliamo offrire innanzitutto un contributo alla riflessione. Senza un’analisi seria non si possono definire le priorità dell’agenda politica e le modalità di intervento. Il nostro obiettivo quindi è provare a fare un salto di qualità nel dibattito pubblico. Ma soltanto se coinvolgiamo le migliori energie ed intelligenze, chi conosce i problemi e li vive sul campo, si può lanciare la sfida per la rinascita del capoluogo e della provincia di Avellino, per arrestare la desertificazione in atto. L’ambizione, dunque, è passare dall’analisi alla proposta operativa».

 

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