Carmine De Blasio

«Le primarie per la definizione della segreteria regionale del Pd ci consentono non solo di riorganizzare il partito campano, ma anche di creare una sinergia con quanto si sta realizzando in Regione». A sostenerlo è Carmine De Blasio, capolista in Irpinia di una delle compagini che sostiene Leo Annunziata ed ex segretario provinciale dei Democratici. (Leggi l’articolo)

Il percorso congressuale è entrato nel vivo con la formalizzazione delle liste per le primarie. Quali prospettive intravede per il Pd?

«Dobbiamo completare questo farraginoso percorso, affinché si possa aprire una fase nuova per il partito a Roma e sui territori. La risposta però è ancora tutta da costruire. Dopo mesi di vuoto, ci troviamo di fronte ad un passaggio indispensabile alla costruzione di un partito riformista, di cui nel Paese si avverte sempre più l’esigenza. Va quindi spiegata agli elettori il senso vero e l’importanza delle primarie, come momento di partecipazione democratica».

Non c’è il rischio che anche questo passaggio si trasformi in una conta interna?

«Personalmente non mi appartiene affatto una simile tentazione. L’obiettivo è avviare un ragionamento, dando testimonianza della propria posizione, coerentemente con il percorso avviato. Al momento il clima interno appare tranquillo. Sarebbe davvero da irresponsabili non comprendere la delicatezza del momento, alimentando dinamiche che sinora hanno soltanto danneggiato il Pd, condannandolo all’autoreferenzialità».

Nel partito irpino ci sono le condizioni per costruire un dialogo tra le diverse componenti?

«Ritengo che le vicende dell’ultimo congresso provinciale non siano più all’ordine del giorno. Occorre un senso di pudore nei confronti dei cittadini. E’ inaccettabile pensare che mentre la politica ed il Paese vivono una condizione di allarme, ci si possa attardare in divisioni e scaramucce interne, avendo come unico orizzonte il proprio orticello. Va quindi rilanciato il ruolo del Pd, dando forza e contenuto al nostro progetto politico. Dieci anni fa chiedevamo fiducia agli elettori, lanciando una sfida sul futuro della provincia. Oggi il progetto conosce il suo momento più buio. Non possiamo far finta di nulla. Il cammino deve essere ripreso con grande consapevolezza».

In che modo?

«Prendendo atto con umiltà e senso critico degli errori commessi in questi anni e dando vita ad un confronto vero sulle questioni concrete. Ciò richiede che si mettano da parte le ipocrisie e si lavori sul serio all’unità del partito. Finora alle dichiarazioni di intenti non sono seguiti i fatti. E’ prevalsa la faziosità. Ci sono invece traguardi molto più alti ed importanti da raggiungere, che non i destino di una singola componente. Andrebbero perciò aperte le porte di Via Tagliamento, coinvolgendo sempre più persone nel dibattito sul futuro del partito. Dobbiamo contrastare il pensiero dominante conservatore e di destra».

Proprio in questo momento però si registra la presa di distanza di alcuni esponenti, che in vista delle elezioni ipotizzano proposte alternative alla lista di partito, considerata poco appetibile. Che ne pensa?

«Mi sembra purtroppo un problema che riguarda anche chi dovrebbe rappresentare il Pd. Naturalmente non si può essere entusiasti del partito per come si presenta oggi. Ma senza concreti segnali di cambiamento, non è possibile voltare definitivamente pagina. E’ proprio in un momento di difficoltà che c’è maggior bisogno della politica vera. Spero che il perdurare di una situazione di precarietà e di incertezza non faccia comodo a qualcuno».

Che cosa si aspetta per le prossime scadenze amministrative?

«Un impegno per un cammino comune, mettendo in campo la migliore proposta possibile. Il primo passo spetta a chi a ruoli di responsabilità nel Pd».

 

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