“Il libro delle case” di Andrea Bajani. Lettura della settimana

L'appassionante romanzo che si svolge come una partita di cluedo. I segreti di un uomo e di un paese raccontati dalle case che li hanno cistoditi

“Il libro delle case” di Andrea Bajani. Esperienze di vita che prendono vita e si frantumano attraverso le case, che diventano “specchi dell’anima” in cui si riflettono le vicende del protagonista, Io, soprattutto attraverso i silenzi e le inquietudini che segnano la sua esistenza.

“Il libro delle case” di Andrea Bajani. La copertina del volume

La “Casa del sottosuolo” si trova sotto il livello della strada, ma ha anche due cortili interni: vi abitano Padre, Madre, Sorella, Nonna e fa la sua prima apparizione Tartaruga, che era stata trovata alcuni anni prima da Nonna in un prato e ormai fa parte della famiglia. Tra i primi ricordi di Io in quella casa vi è la faccia di Sorella alla vista del fagotto di Io neonato, la sua rabbia repressa, perché non era previsto che il mondo fosse solo suo. Vi regnava il silenzio mentre suo Padre si rinchiudeva nella propria stanza per giorni forse per allontanarsi da quella realtà che non sempre sentiva sua. L’ultima immagine di quella Casa è Tartaruga che va avanti e indietro, mentre a terra vi è il corpo morto da cinque giorni di Nonna, quella presenza costante nella loro famiglia, che un giorno aveva mostrato ai nipoti la “Casa di Nonna Bambina”, da dove era stata cacciata a vent’anni. Era stato un segreto messo in cassaforte di cui non esisteva più la chiave: una volta lei era ricca, ora povera, ma rappresentava “un angelo per i nipoti. Un altro luogo importante è la “Casa delle parole” in cui non c’è il nome alla porta: rappresenta una sorta di rifugio in cui Io rimane per tutta la giornata a scrivere, circondato dai ”riccioli bianchi di gomma”, nevicate minime di parole da eliminare e in quello spazio Moglie non esiste. La “Casa della montagna”, invece, si trova lontana dalla loro casa: Padre ha bisogno di riposare, si respira solitudine, non vi è telefono, la loro famiglia “murata viva” sta al sicuro. Spesso Nonna dorme al piano di sotto del letto a castello, mentre Sorella dorme sopra: si sentono le urla di Sorella che sogna Padre che le si avvicina per tranquillizzarla. Il ricordo di quella Casa è legato anche alla stazione dei treni, quando Nonna è stata cacciata di casa dal Padre e Io “sa che suo padre è anche un figlio”. Il disagio e la sofferenza è legata alla “Casa di Parenti”, quando Io ha dieci anni e vi è contrasto con la famiglia della Madre: si esprime la profonda sofferenza  della donna per la loro lontananza e il loro pensiero è “come un occhio nero e si aspetta che il livido sparisca”.  Il rifiuto da parte loro era iniziato quando essi avevano guardato Padre, erede di un naufragio, rissoso e viziato che era divenuto “parente acquisito per la sventatezza di una figlia che aveva ingravidata”. Il Nonno non era mai  esistito per i Nipoti, vi era sempre stato gelo da parte sua e domande che cadevano nel vuoto: Io avrebbe voluto ”sciogliere nell’acido anche lui”, per dimenticarlo metaforicamente, una frase forte ma esprimeva tanto rimpianto e dolore. A vent’anni Io era entrato nella “Casa dell’adulterio”, attraverso i segnali di Donna con la fede che, appena il marito è uscito, gli fa cenno di entrare in casa: un momento molto imbarazzante si ha quando i Gemelli aprono la porta mentre Io è con la loro mamma.  E’ come il ripetersi di una situazione già vissuta: una “Casa parallela” che era il luogo dove Padre manca troppo a lungo quando Madre guarda l’orologio e poi la finestra: pensa a suo marito in un altro letto, deve rinchiudere questo dolore dentro di sé, non se ne può parlare con i ragazzi. Io ricorda che aveva paura di stare con Padre in una stanza e poi guardare in faccia Madre senza dire niente. Durante la giovinezza di Io, la “Casa del risparmio” è un conto corrente bancario  di cui il Padre è garante e che gli permetterà di acquistare un mobilio, del tutto anonimo, poiché Io faceva famiglia con se stesso e “si era sposato con l’arredo”. Una scelta propria sarà la “Casa sopra i tetti” a 29 anni, in una mansarda a Parigi, in cui Io trascorre molte ore della sua giornata battendo le dita sopra i tasti, mentre poi c’è Parigi, quella vera, vissuta nei fine settimana . Un senso di dolore caratterizzerà la “Casa delle Pietre”, un ospedale in cui è ricoverata Madre, nel letto accanto alla finestra: le pietre rappresentano i frammenti di dolore che hanno devastato il suo cuore e di cui non è riuscita a liberarsi, “non ha sciolto nell’acido” e che la porterà in seguito ad ammalarsi gravemente di tumore. Un senso di stabilità, anche se col tempo si rivela solo apparente è la “Casa del per sempre” che ha la forma circolare di un anello nuziale in cui all’interno vi è inciso il nome di Moglie e quando Io si sente solo, lo tocca e si sente al sicuro come la Tartaruga dentro il suo carapace d’oro, poichè rappresenta l’unione di due persone in matrimonio per fare di Io da un lato e Moglie e Bambina dall’altro. Il nuovo nucleo familiare va ad abitare nella “Casa signorile di Famiglia”: essi hanno ora un unico cognome al campanello ed è in ottone e per Moglie è la realizzazione di un sogno piccolo-borghese. Alla fine il protagonista dà vita alla “Casa dei ricordi fuoriusciti”, una sorta di cimitero profanato, una discarica dei ricordi che non hanno trovato posto in nessuna delle case in cui ha abitato e si volta e si tira dietro definitivamente la porta di una casa vuota.

A cura di Ilde Rampino


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