Mario Sena: Zes opportunità vera ma la Regione Campania deve investire di più

L'ex consigliere regionale del Pd, interviene del dibattito sulla nuova fase dell'industria in Irpinia e nell'ex Cratere: "La Zona Economica Speciale può fare molto, ma da sola non basta". E sull'estensione dei benefici ai Pip comunali: operazione da verificare alla prova dei fatti

Mario Sena

Mario Sena ritiene la “Zes una opportunità vera per Campania e Aree Interne, ma la Regione deve investire di più se vuole ottenere risultati in termini di sviluppo e occupazione”. L’ex consigliere regionale del Partito Democratico interviene nel dibattito sul rilancio dell’industria in Irpinia, a poche ore dalla firma a Venticano del Protocollo d’Intesa per l’estensione della Zona Economica Speciale al territorio di 40 Comuni nella provincia di Avellino.

Gli uffici della Regione Campania ad Avellino

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Le misure di stimolo dell’economia messe in campo dal Consorzio per lo sviluppo Industriale di Avellino incassano il plauso dell’ex presidente dell’Asi, Mario Sena, che sottolinea i limiti ancora forti sul piano infrastrutturale di un territorio ancora concentrato sulla realizzazione della Contursi-Lioni- Grottaminarda, mentre l’industria irpina è uscita oltremodo indebolita dalla crisi del 2008. In questo scenario, Sena valuta positivamente la strategia di rilancio annunciata dal Presidente dell’Asi Vincenzo Sirignano, che intende farsi carico dell’enorme patrimonio infrastrutturale e patrimoniale costruito con i fondi del post terremoto, agganciandolo alle Zone Economiche Speciali. Desta invece grande preoccupazione l’appostamento di appena 300milioni di euro in tre anni e spalmato su quattro regioni del Mezzogiorno, tale da indurre a ragionare sulla divisione della somma totale fra le regioni, e all’interno delle regioni stesse.  “Bene il rilancio delle politiche di sviluppo, ma attenti a non creare false speranze: questo territorio viene costantemente abbandonato e i giovani vanno via. E’ necessaria una svolta vera”, commenta Mario Sena.

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“Rispetto a quanto ho appreso dai giornali sono venuti fuori tre sentimenti: di soddisfazione, apprezzamento e preoccupazione. Nel primo caso va riconosciuto al Presidente De Luca il merito di avere apprezzato l’iniziativa e di avere colto che in questa provincia esistono delle eccellenze importanti nel settore dello sviluppo industriale, segno di una potenzialità”, osserva l’ex deputato regionale. “Il Protocollo intende capitalizzare alcune infrastrutture esistenti, ovvero un lavoro che deriva anche dalla mia presidenza al Consorzio Asi, in una stagione in cui è stato vissuto intensamente l’ex articolo 32, agganciato alla battaglia per le zone interne e alla lotta dei Piccoli Comuni”, ricorda Sena. “A quel tempo, fra il 1996 e il 2000, Fiat e Ferrero erano protagonisti. Prima di concludere la mia presidenza all’Asi c’è stata l’inaugurazione della Ema e l’insediamento della Roll Royce, che oggi viene celebrata come un fiore all’occhiello dell’industria altirpina, con un impiego notevole di addetti”. L’ex presidente del Consorzio per lo sviluppo non manca di rilevare “apprezzamento” per la volontà espressa dalla Regione Campania e dal presidente De Luca di dare continuità alla prospettiva di crescita dello sviluppo industriale in queste zone. Di qui però, anche la preoccupazione sulla effettiva raggiungibilità degli obiettivi prefissati, derivante da un appostamento di risorse alquanto scarse, al limite della sufficienza. “Appena 300 milioni in tre anni per le quattro regioni del Mezzogiorno sono troppo pochi. Come si fa a pensare ad uno sviluppo industriale di questo tipo con questo tetto di investimenti?” chiede. “Lo sviluppo industriale dell’ex art.32 prevedeva un investimento da 6mila miliardi di lire destinati alle infrastrutture, quindi oggi è necessario fare chiarezza sull’obiettivo da raggiungere con le risorse stanziate. Non vorrei che si verificasse una disillusione nei prossimi mesi” sottolinea l’ex consigliere regionale.

Dai Comuni all’Asi 700 ettari per nuove fabbriche In Irpinia. Protocollo Regione Campania-Asi. Nella foto il tavolo regionale della Zona Economica Speciale

Altro nodo da sciogliere, nella visione dell’ex Presidente Mario Sena, è l’aggregazione delle aree Pip- Piani di Insediamento Produttivo. Molte di queste sono aree abbandonate, e meritano di avere uno sbocco produttivo e commerciale, ma l’ampliamento dei benefici delle Zes a 40 aree – e quindi a 40 Comuni- potrebbe comportare una ulteriore riduzione delle risorse qualora fossero previsti investimenti diretti. “Bisognerà chiarire nel dettaglio quali sono i benefici previsti per le Zone Economiche Speciali che possono essere ampliati ai Pip: non vorrei che si incentivasse l’illusione e non gli insediamenti. In ogni caso ritengo che l’ampliamento deve corrispondere ad un maggiore appostamento di risorse. Se azzardassimo un calcolo, le cifre stanziate per la provincia di Avellino sarebbero davvero poca cosa, mentre sappiamo bene che per implementare una manovra di sviluppo industriale servono ingenti risorse”.

Nell’area industriale di Nusco

Le aree Pip sono state concepite per favorire il recupero dell’artigianato e delle piccole attività, concentrate in pochi metri quadrati. “Quali sono le agevolazioni fiscali e i benefici concreti che saranno applicati ai piccoli artigiani e imprenditori? Sarebbe opportuno promuovere incentivi attraverso politiche nazionali ed europee, e sollecitare la domanda di insediamenti. In secondo luogo è bene interrogarsi sulle aree non completate, su cui sarebbe opportuno avviare una forte politica di urbanizzazione e adeguamento; sebbene non sia ancora chiaro come queste piccole attività si potranno inserire nell’orizzonte della retroportualità”. Mario Sena si interroga sulla reale capacità del territorio di accogliere gli investitori, alla luce delle infrastrutture esistenti e dei servizi offerti. “C’è il grande problema della depurazione: gli investimenti per lo smaltimento dei reflui industriali occupa una posizione di primo piano nella politica industriale. Servono servizi immateriali, interni ed esterni, con spese importanti per attrezzare sia le aree industriali che le aree Pip, per la dotazione di servizi alle imprese, assistenza, tecnologie, collegamenti energetici, gas ed energie alternative. Gli amministratori, insieme all’Asi e alla Regione si faranno carico di una politica industriale organizzata su un piano programmatico ed economico?” continua.

Teatro Caveo di Venticano – Firma protocollo d’intesa Asi e Regione Campania

Durante la sua presidenza all’Asi, Sena ha sottoscritto un contratto d’area per diversi miliardi di lire, che poi si è rivelato inadeguato rispetto alle prospettive di completamento dello sviluppo industriale. Oggi, a circa 20 anni da quella esperienza, seppur in uno scenario socio economico differente, la politica industriale soffre la carenza di una visione concreta. “L’Asi dovrebbe partire con programmi mirati: ad Avellino non c’è stata la possibilità di completare lo sviluppo industriale nè con l’art.32, nè con i contratti d’area, anche se durante la mia presidenza, trovai il consorzio in grandi difficoltà, ma lo lasciai con un attivo importante. Oggi il Consorzio dovrebbe pronunciarsi sulla politica industriale che intende perseguire. Il costo dei lotti, ad esempio, è elevatissimo e scoraggia gli investimenti. E’ necessario applicare prezzi più ragionevoli e garantire agevolazioni di altro tipo per chi vuole affrontare un insediamento”.

La strada di accesso all’area ASI di Flumeri-Valle Ufita

Certo, rileva Mario Sena, “i tempi erano completamente diversi: c’erano grandi prospettive politiche alle spalle, a partire dalle battaglie delle zone interne della Valle dell’Ofanto per consentire ai giovani di restare e costruire qui un avvenire. In quegli anni riuscimmo a raggiungere i 3mila occupati con l’art.32, in linea con gli investimenti fatti; eravamo un’enclave del triangolo industriale del nord. Senza contare la politica contro lo spopolamento, i patti territoriali per l’ambiente ed altri. L’impegno dell’Asi è sempre stato di ordine politico, ma oggi bisogna far fronte ad una emergenza collettiva” puntualizza. La scomparsa delle politiche per il Mezzogiorno dall’agenda di Governo ha inciso per buona parte sugli andamenti dell’economia locale e industriale in generale. “Correnti economiche all’interno di Confindustria sostengono che l’Asi sia un organismo da superare, evidenziando la grave difficoltà che incontrano gli imprenditori a dialogare con il Consorzio; ma è pur vero che se le aziende non pagano i servizi all’Asi, il Consorzio non potrà prediligere una politica di attrazione degli investimenti” conclude.


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