Zingaretti avverte il Pd all’assemblea nazionale convocata all’Ergife, mentre comincia a sentire il fiato sul collo di Matteo Renzi: «Restituire il partito agli iscritti (prima che sia tardi)», afferma in sostanza, prendendo atto che l’alleanza gialloverde, benché prossima alla paralisi, non perde significativi consensi per la mancanza di una alternativa sui territori. L’analisi del segretario nazionale che legge lucidamente il distacco tra iscritti, simpatizzanti e amministratori locali, sembra scritta sui casi più emblematici della crisi Democratica a Napoli e Avellino. Nella sua relazione, pronunciata davanti ai componenti irpini e campani del consesso, il segretario predica una apertura del partito alle iniziative, al confronto pubblico, propone una piattaforma digitale per la partecipazione diretta della gente ale scelte e alle decisioni, ma non fa il conto delle segreterie e delle direzioni commissariate nelle città e nelle province. Non si accorge che in Irpinia gli amministratori locali rispondono alle autoconvocazioni di consiglieri regionali e sindaci, tentando di formare gruppi dirigenti istituzionali perché non c’è più il partito un tempo largamente maggioritario. La linea del Pd negli ultimi cinque anni è stata decisa dall’inciucio, nei corridoi, all’ombra di commissari pletorici, alle spalle dei quali si sono consumati accordi al ribasso.
«SIAMO L’UNICA ALTERNATIVA AI POPULISTI (DA COSTRUIRE)». Se sul piano politico invita ancora una volta ad avere fiducia, professa la volontà di voler «fare la storia», sottolineando come «il Pd è l’unica alternativa credibile a questa deriva italiana». Nicola Zingaretti per ora non assume provvedimenti in suo potere per sbloccare lo stallo in realtà un tempo fortissime come quelle di Napoli, in disarmo da un decennio, e Avellino, al collasso da almeno cinque anni. Analizza il quadro politico in casa altrui, disegnando i Cinque Stelle stampella della Lega dell’uomo solo al comando. Ma dimentica che Matteo Renzi, abdicando senza aver consultato nessuno, ha aperto la strada ad una alternativa gialla e verde fino ad allora poco suadente all’elettorato, nonostante le promesse impossibili, che invece hanno potuto prendere il sopravvento per gli errori commessi al Nazareno, a partire dalle irresponsabili scissioni in casa Dem, ma non solo. L’intero gruppo dirigente ha lasciato al suo destino la compagine di governo esterna, invece di farla crescere, limitandosi ad utilizzarla per cinque anni. Nella relazione del Segretario oggi non si è ammesso ciò che manca al Pd. Agli occhi degli italiani non è stata ancora rigenerata quella credibilità gettata via alle ortiche a cominciare a cominciare dalla sera del 4 dicembre 2016 per i successivi due anni.
ZINGARETTI AVVERTE IL PD: «CAMBIARE TUTTO». E allora, chiede una fase nuova, con un partito nuovo. «Tutti in campo per aprire il confronto con il Paese, in ogni città organizziamo incontri aperti e tematici, oltre a quelli delle feste. cerchiamo le persone, chiamate le associazioni, organizziamo i comitati, creiamo comunità, usiamo la ricchezza del pluralismo interno per confrontarci sul futuro e non più per litigare sul passato. Dobbiamo cambiare tutto: così non si può andare avanti, basta arcipelago dove si esercita il potere, con un regime correntizio che soffoca tutto. Ci sono realtà territoriali feudalizzate, c’è ancora patrimonio di militanti prezioso. Serve una rivoluzione o non ce la facciamo», afferma testualmente. Propone di cambiare lo statuto (compito affidato a Maurizio Martina), ma propone «di non attendere l’esito della Commissione Statuto, per sperimentare subito nuovi livelli di organizzazione territoriale, di ‘punti Pd’, registrati in una nuova piattaforma, e iniziare al lavorare nelle scuole, nei luoghi di lavoro». Difficile nelle realtà commissariate o, peggio, sospese per un congresso azzerato dal giudice ordinario come è avvenuto ad Avellino.
UNA PIATTAFORMA ON LINE IN AUTUNNO. La sua esortazione infiamma l’assemblea: «Muoviamoci, andiamo avanti con una piattaforma di idee e contenuti per aggregare forze nuove, la differenza tra noi e loro è che noi non ci limitiamo a dirlo ma lo facciamo. Cambiamo e facciamolo insieme, le persone chiedono a noi del Pd di essere uniti. Noi siamo il partito della sostenibilità ambientale e sociale, che ama l’Italia e vuole salvarla dalla spregiudicatezza di chi la sta governando». Intendimenti e propositi che impongono azioni del segretario. Il Pd non è solo quello dei Circoli toscani o emiliani. A «settembre ci sarà la nuova piattaforma online del partito. Mentre dall’8 al 10 novembre terremo a Bologna una Convention per l’alternativa», annuncia. La conclusione è una esortazione all’unità. Ma se Zingaretti avverte il Pd, perché non sia una ennesima dichiarazione di desideri senza una impalcatura di azioni in grado di concretizzare gli obiettivi, a Napoli e ad Avellino, come nelle decine e decine di realtà cristallizzate nella crisi profonda, occorre ripristinare i collegamento tra partito e consenso. Il rischio, altrimenti, è di passare dall’Io al nessuno.
COLLEGAMENTO VIDEO CON L’ASSEMBLEA DEL PARTITO DEMOCRATICO
RATIFICATA LA NOMINA DEI VICESEGRETARI. APPLAUSI PER DAVID SASSOLI. La assemblea ha accolto con un grande applauso l’arrivo di David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo,. Il segretario Nicola Zingaretti ha espresso l’orgoglio del suo partito per questo prestigioso traguardo ottenuto per l’Italia da Sassoli. L’assemblea ha, infine, eletto con 4 contrari e 28 astenuti i vicesegretari Paola De Micheli e Andrea Orlando.
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