Enzo De Luca, componente della assemblea nazionale del Partito Democratico

Per Enzo De Luca la «Campania è decisiva per costruire l’alternativa a Matteo Salvini nel Paese: solo un Pd unito potrà permettere di saldare una coalizione adeguata a difendere la nostra Regione dalla deriva populista, attraverso la rielezione del Governatore Vincenzo De Luca». Per questo, nell’intervista a Nuova Irpinia, il componente dell’Assemblea nazionale del partito, capolista alle primarie di marzo per Nicola Zingaretti, ritiene che i prossimi mesi siano decisivi «per le sorti della Campania nel contesto di un Mezzogiorno messo ai margini dal governo gialloverde», avverte non senza preoccupazione Enzo De Luca.

Il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Sullo sfondo la Presidente del Consiglio Regionale, Rosa D’Amelio

Sen. Enzo De Luca, non si voterà per le politiche in autunno, ma le elezioni anticipate vengono considerate probabili da molti osservatori entro un anno, quando in Campania ci saranno anche le regionali. Sono ormai iniziate le grandi manovre.

«Sono scadenze cruciali in tempi normali, ma oggi viviamo nel Mezzogiorno una fase storica densa di incognite: la presenza di una Lega che con il suo leader predica il ‘prima gli italiani’ e poi si fa fotografare davanti a cartelli che inneggiano a ‘prima il Nord’. Non si può più scherzare. Siamo chiamati a difendere come meridionali il nostro futuro diritto di cittadinanza in questo Paese».

La Lega con Fratelli d’Italia, Forza Italia e molte liste civiche continua ad avanzare nelle regioni, approfittando della mancanza di un Centrosinistra organizzato. Rispetto a cinque anni fa molto è cambiato.

«Il quadro politico è cambiato nel 2018, certo. Il Partito Democratico ora sta riorganizzandosi sui territori, dove alle ultime amministrative è tornato a crescere sul piano dei consensi reali alle urne e nei sondaggi, che in alcuni casi lo stimano al 25%. Possiamo valutare tutti gli apporti anche di altre forze, dei movimenti, delle civiche, ma mi permetto sommessamente di far notare che in Campania la sfida i sovranisti deve partire innanzitutto dai buoni risultati ottenuti, dal segno delle politiche attuate».

Ad esempio?

«Questa è stata una Legislatura costituente per diversi temi, sui quali sono state fatte riforme in grado di generare un cambiamento profondo. L’Ambiente è la massima priorità in Campania, ad esempio. Grazie alle riforme i Comuni hanno riacquistato i pieni poteri per garantire un ciclo integrato virtuoso sia per i rifiuti che per le acque».

La fase di transizione è ancora in corso, tuttavia.

«Sono maturati i tempi per il riassetto della governance e della gestione che le riforme regionali approvate nel 2016 e contenute nelle leggi 14 e 15 attendono di essere realizzate».

Quelle norme sono state approvate tre anni fa dal Consiglio regionale. C’è stato un ritardo nella attuazione?

«Tempi tecnici a parte, forse le autonomie locali hanno stentato in alcuni casi ad assumere le proprie responsabilità su questioni che la Costituzione assegna proprio ai sindaci, continuando fare affidamento sulle Province per i rifiuti, sugli ex enti d’ambito commissariati, per quello che riguarda il settore idrico. Oggi però il tempo delle decisioni è arrivato e il riassetto è in corso».

Cosa si aspetta in questi settori?

«Avendo recuperato i pieni poteri con i distretti idrici e i sette Ato dei Rifiuti, quattro provinciali e i tre nell’area metropolitana di Napoli, i Comuni campani devono sfruttare il secondo semestre del 2019 per arrivare al nuovo assetto operativo nel 2020».

Come Presidente dell’Osservatorio sulla Gestione dei Rifiuti Lei sta monitorando questa fase. La Regione starà alla finestra in attesa dei nuovi assetti territoriali?

«Come Osservatorio monitoriamo l’attività e l’andamento del Ciclo Integrato dei rifiuti, quindi seguiamo con scrupolosa attenzione l’evoluzione della governance locale. Posso dire che la Regione ha avuto un ruolo attivo nel dare le regole, ma anche nell’accompagnare i processi di riorganizzazione, facendo da pungolo con una presenza costante».

Il Vicepresidente della Giunta Regionale della Campania Fulvio Bonavitacola. Tra le sue deleghe, quella all’Ambiente

Azione che sta continuando…?

«L’azione dell’Assessore Regionale all’Ambiente in entrambi gli ambiti è stata ed è efficace. In particolare si deve a Fulvio Bonavitacola e al governo regionale se abbiamo norme che salvaguardano la gestione idrica pubblica, come abbiamo potuto constatare anche nel ruolo decisivo che il Vice Presidente della Giunta Regionale ha avuto nello spingere i Comuni alla massima responsabilità nell’assemblea del gestore idrico irpino-sannita Alto Calore. Oggi lo constatiamo della preziosa opera di coordinamento n corso sui territori in vista dello stop per manutenzione che interesserà in autunno il termovalorizzatore di Acerra».

Permetta una digressione. Il tema della gestione idrica e ambientale su conferma anche terreno di scontro politico sulla guida delle aziende. In questi giorni si riparla in particolare dell’Alto Calore…

«Con le leggi messe in campo dalla Regione Campania.e le risorse finanziarie poste a disposizione per ammodernare reti e grandi condotte, i Comuni farebbero meglio a mettere in sicurezza il servizio idrico, anziché attardarsi sulla politica, per non dire sulle poltrone. Chi dice che mettendo ai margini i partiti si liberano le aziende dalla politica non può illudersi che la gente ci creda. Va chiarito un punto: il rigore dei conti non si discute, ma prima di tutto vengono i diritti degli utenti, che chiedono di non soffrire la sete durante l’estate. La priorità è aprire i cantieri per rifare le reti».

Il Governatore Vincenzo De Luca durante una conferenza stampa. (Foto della Regione Campania Massimo Pica)

Tornando all’operato del Governatore, tra poche settimane i Ministeri vigilanti si esprimeranno sulla richiesta della Regione Campania di uscire dal commissariamento deciso nel 2007. Il Commissario De Luca parla di risanamento e rilancio ormai realizzati. Mantenere i poteri straordinari sarebbe incostituzionale. Che ne pensa?

«Ha ragiine. Non avrebbe senso comunque,  a prescindere dai risultati conseguiti. Ma nel caso della Campania un’eventuale reiterazione del regime commissariale contrastarebbe con i risultati raggiunti».

Continui.

«Sulla Sanità il Governatore ha condotto già dal 2015, acquisendone la piena responsabilità solo nel 2017, una azione di rilancio che recupera appieno la Campania entro i parametri stabiliti dalla legge per ottenere l’uscita dai poteri commissariali. Non c’è solo una gestione finanziaria positiva e in linea con le richieste venute dal Ministero delle Finanze. In questi anni si è anche recuperato sui Livelli Essenziali di Assistenza fino a dove la situazione di commissariamento consente».

Cosa significherebbe uscire dopo dodici anni dai poteri straordinari?

«Significherebbe innanzitutto sottrarre dalle spalle dei cittadini il peso che il commissariamento comporta. Soprattutto, si permetterebbe al governo regionale di programmare lo sviluppo della Sanità, che dal 2007 è costretta a campare alla giornata. Basti pensare al Piano ospedaliero, sottoposto per anni a verifiche e controverifiche, con l’unico risultato di tenere bloccati gli investimenti programmati».

L’Assessore alle Politiche Sociali e Pubblica Istruzione della Regione Campania, Lucia Fortini

Il suo giudizio si estende anche ad assistenza socio sanitaria e medicina del territorio?

«Quando questo governo regionale si è insediato, quattro anni fa, delle politiche sociali e socio sanitarie non vi era rimasta traccia dopo la gestione Caldoro. Grazie all’impulso dato dall’Assessore Lucia Fortini, in particolare dal 2016 in avanti,  le politiche sociali sono tornate sui territori. Va sottolineato anche il lavoro di raccordo fatto nelle realtà locali, penso ad Avellino, dove il Governo regionale ha dato una mano importante per sbloccare la conflittualità che si era creata. Oggi l’atto decisivo è uscire dal commissariamento della Sanità per rilanciare, sburocratizzando, piano ospedaliero e sanitario e politiche per il sociale, accelerando sull’innovazione».

Ritiene, dunque, l’operato del Governatore e della sua compagine positivo?

«Sono fatti concreti le riforme approvate, la riorganizzazione e il rilancio per molti versi di carattere storico della Sanità, l’impulso fondamentale dato sugli investimenti pubblici europei, sia sulle grandi infrastrutture che sul trasporto pubblico, ma anche nelle realtà urbane e nelle periferie, anche qui cito la delega data al Comune di Avellino per il Piano Integrato Città Sostenibile (Pics) promosso dal Sindaco Paolo Foti e incardinato dal commissario straordinario Giuseppe Priolo. Qualificano l’importante lavoro realizzato in questi anni».

Enzo De Luca, sul piano politico a Napoli c’è una maggioranza uscente attraversata da spinte diverse, anche alla luce della situazione nel Paese. In particolare al Centro, ci sono movimenti in corso anche nel suo partito.

«L’operato e i risultati conseguiti dalla Regione di Vincenzo De Luca costituiscono una base importante per elaborare una proposta di alto profilo, che il Pd deve sottoporre alle altre forze politiche e agli elettori come vera alternativa al Governo gialloverde».

Che pensa nelle spinte in atto al Centro per la ricomposizione di un movimento autonomo?

«Credo che in Campania, come nel Paese, debba essere attuata fino in fondo la svolta impressa al Pd e al Centrosinistra da Nicola Zingaretti. Serve un partito forte, motore di una ampia coalizione, in grado di unire su una proposta autenticamente riformista ed europeista, rilanciando il Mezzogiorno con i contenuti».

La presentazione del simbolo da parte di Nicola Zingaretti e l’ex mi

Fanno discutere le posizioni assunte per esempio da Carlo Calenda e dal Sindaco di Milano Beppe Sala, che propongono di andare oltre il Pd…

«Trovo ingenerosi Sala e Calenda, soprattutto perchè ripropongono una logica di invidualismo che non si addice al messaggio forte lanciato da Zingaretti. Penso anche a Pierferdinando Casini, eletto con i voti del Pd. Non c’è alternativa alla logica bipolare, lo dicono i numeri».

E quindi?

«Dobbiamo.salvare il Paese dal ‘ministro della propaganda’ e dai trasformisti, dobbiamo evitare che si alimentino frazionismi che aiutano il disegno egemonico della Lega».

Anche in Campania, dunque…

«La Campania è decisiva per l’alternativa a Salvini. Il Pd deve unirsi per la rielezione del Governatore con tutte le forze democratiche, riformiste ed europeiste, ritrovandosi su una visione e un programma di forte impatto sociale, basati su lavoro, sviluppo, giovani, nuovo welfare e innovazione tecnologica. Apriamo al civismo seguendo lo schema che la segreteria Tartaglione sperimentò con successo nel 2015».

Nel frattempo in Irpinia il giudice ha azzerato le rappresentanze congressuali del suo partito. Da dove deve ripartire il Pd irpino?

«Ora è importante ristabilire trasparenza, a partire dalla appartenenza, nel rispetto delle regole, nella affidabilità e nella correttezza che i nostri iscritti si aspettano doverosamente da un partito che si rimette in cammino sulla strada indicata da Nicola Zingaretti».

E come? Cosa serve?

«Un commissario politico con cui recuperare chi crede in questo partito, quelli che con Veltroni e Prodi hanno scommesso sul Pd, penso ai 17mila elettori che hanno votato ad Avellino per dare forza al Partito Democratico. Dobbiamo proporre un Pd che non premi i carrieristi, ma offra spazio alle culture della tradizione democratica italiana, ad un ambientalismo autentico, consapevole dei mutamenti climatici, la cui stella polare deve essere il ‘Laudato sii’ di Papa Francesco».

Romano Prodi e Walter Veltroni alla nascita del Partito Democratico

Si dovrà celebrare il congresso. Tutti oggi chiedono trasparenza sulle tessere.

«Si dovra vigilare perchè nessuno possa acquistarle di notte, perchè la legalità sia garantita. È importante partire dalla platea che ha eletto Zingaretti e Annunziata, aggiungendo chi intende iscriversi, ma con ordine, uno alla volta…».

Infine, il Comune di Avellino. C’è stata la proclamazione del nuovo Sindaco.

«Chi è stato eletto, a prescindere se in maggioranza o opposizione, deve fare politica recuperando il senso dello Stato. Distinguiamo tra istituzioni e partiti. Pensiamo alle risposte da dare ai cittadini e conteniamo la spinta a saltare sul carro del vincitore».

È una provocazione la sua?

«No, solo preoccupazione che una ‘non cultura’ del tempo possa contaminare anche i migliori cuori. Credo che come Centrosinistra abbiamo perso molto tempo a causa degli individualismi sfrenati e del calcolo personale. Ora possiamo ripartire grazie alla partecipazione ritrovata e alla disponibilità di classe dirigente che nella nostra provincia abbiamo».

Lo scontro politico è stato cruento in questi mesi. C’è qualcosa che le rincresce maggiormente?

«La mancanza di solidarietà, che finisce per sacrificare il rispetto non ad Enzo De Luca o a qualcuno in particolare. Il rispetto va riconosciuto a tutti. E poi, dispiace constatare le contaminazioni subìte nel nostro partito da culture politiche altre. Se ci pensiamo, è quello che ci ha portato al minimo storico un anno fa…».


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