De Mita: un Movimento Popolare per salvare la Democrazia italiana

A Nusco adunata di amministratori locali e simpatizzanti provenienti da molte parti d'Italia e della Campania per l'avvio del Movimento Popolare nel palazzo del seminario vescovile di Nusco. La relazione dell'ex segretario della Democrazia Cristiana lancia una sfida politica alla riorganizzazione di quello che un tempo era il Centro di ispirazione sturziana. Tra i sindaci irpini Girolamo Giaquinto neo eletto a Montoro

Ciriaco De Mita durante la sua relazione all'adunata per il Movimento Popolare con Giuseppe De Mita e il Sindaco di Montoro, Girolamo Giaquinto

Ciriaco De Mita ha tenuto a battesimo a Nusco il suo Movimento Popolare. Sindaci, amministratori locali, dirigenti politici, amici e simpatizzanti provenienti da diverse parti del Paese hanno aderito al suo invito e condiviso la sua relazione, che segna l’inizio di un percorso dall’obiettivo ambizioso: rigenerare la democrazia italiana ponendo rimedio alla crisi della rappresentanza, che da almeno tre decenni mina la autorevolezza e la stabilità delle istituzioni, giungendo ora a mettere in discussione perfino le fondamenta della Casa Comune Europea.

Ciriaco De Mita si prepara ad accogliere a Nusco amministratori locali provenienti dall’Italia centrosettentrionale e dalla Campania

LA RELAZIONE: RIPARTIRE DAL FORUM DEI SINDACI PROMOSSO DAI VESCOVI A BENEVENTO. Manca la cultura politica ad una classe dirigente che ha smarrito il pensiero, la capacità di analisi e di una proposta che dia risposte ai bisogni della gente. Non ci sono più i partiti, ma un tramite per parlare con le comunità sono rimasti i sindaci. Ciriaco De Mita riprende la buona esperienza del Forum degli amministratori, promosso a Benevento dai Vescovi delle Aree Interne per impegnare le istituzioni sul problema dello spopolamento e della crisi di lavoro. Punta sugli amministratori locali per rilanciare un Popolarismo che descrive come l’antidoto al declino della politica. La sua adunata, questo pomeriggio a Nusco, serve a proporre un nuovo Popolarismo dalle autonomie locali. Nel palazzo del seminario vescovile, Ciriaco De Mita svolge il suo ragionamento, segnalando alla platea di amministratori locali, amici e simpatizzanti il vero rischio che vede all’orizzonte è il crollo dell’ultimo baluardo rimasto del grande progetto di sviluppo e di pace costruito nel ‘900, l’Europa unita. «Torneremmo indietro di tre secoli, se l’Europa andasse in frantumi». Ad ascoltarlo tanti amministratori locali provenienti dalla Campania, dal Centro e dal Nord d’Italia, ma anche dall’Irpinia. Tra questi, l’ex manager dell’Azienda San Giuseppe Moscati, Pino Rosato e i sindaci: Girolamo Giaquinto di Montoro; Angelo Lanza di Flumeri; Antonio Gentile di Guardia Lombardi; Guido Cipriano di Rocca San Felice, Luigi Ciccone di Conza della Campania. Con loro il coordinatore de L’Italia è Popolare Giuseppe Del Giudice, l’ex sindaco di Bagnoli Irpino Filippo Nigro e il Presidente del Consorzio Asi, Vincenzo Sirignano, quindi Giuseppe De Mita, tra gli altri.

La platea nel seminario vescovile di Nusco durante l’adunata sul Movimento Popolare promosso da Ciriaco De Mita
Don Luigi Sturzo

«IL PENSIERO (CHE NON C’È PIÙ)…». Legge nel percorso storico in Italia e in Europa il declino di oggi, De Mita, riassumendolo in poche ma efficaci immagini. Il tentativo di riequilibrare il mondo prima, dopo e durante la Caduta del Muro di Berlino, non ha dato i frutti sperati. «Se l’Europa crolla torneremo indietro di secoli», premette, prima di affrontare il tema dell’attuale posizione italiana a Bruxelles: «Salvini pensa che parlare è pensare. State attenti. Come italiani e come Europa stanno ci portando verso una deriva di disgregazione». Ma non è lui che può demolire il sogno europeo di Ventotene. È la stessa Europa che deve correggere se stessa, offrendo un futuro ai milioni che oggi non ce l’hanno. Se non lo farà, «crollerà la nostra casa comune…», osserva. Da qui, ritorna alla vicenda italiana. La crisi della politica coincide con la mancata soluzione dei problemi creati dal superamento dell’equilibrio geopolitico che reggeva il Muro. Dopo di allora, tutto quello che c’è stato ha aggravato la crisi di visione e di orizzonte. Fa degli esempi. L’Italia non è più cresciuta dopo il 1989. «Quando il Paese è andato in crisi» (di rappresentanza) «si è pensato che la magistratura potesse risolvere il problema, ma ha solo ingigantito la questione», spiega. C’è un problema che è andato crescendo a proposito della sfiducia tra il cittadino e i rappresentanti delle istituzioni, legato ai comportamenti individuali e collettivi. Di qui l’esigenza di rilanciare il Popolarismo, il pensiero di don Sturzo e la sua cultura della sopravvivenza, che riassume in tre parole chiave: pensiero, comportamento e convivenza civile. Il Popolarismo salvaguarda e tutela la dignità della persona, offre l’opportunità di colmare la distanza tra le comunità e chi governa.

La platea nel seminario vescovile di Nusco durante l’adunata sul Movimento Popolare promosso da Ciriaco De Mita

I LIMITI DELLA SINISTRA NELL’ESPERIENZA DI GOVERNO. Se l’Italia è cresciuta in sostanza solo fino al 1989, cioé fino a quando con il Muro sono venuti giù i grandi partiti popolari del ‘900, sono venuti meno i punti cardinali della politica in Italia, lo sdoganamento del Pci attraverso i suoi eredi non ha giovato al Paese, ha argomentato nella sostanza. Con gli anni ’90 le difficoltà sono state tenute nascoste, senza affrontare i problemi di fondo del Paese. Con Matteo Renzi si è tentato di affermare la concezione che con il potere si può governare senza affrontare le questioni. In sostanza, è mancata e continua a mancare una classe dirigente. Eppure qualcuno aveva intuito l’esigenza di costruire gli statisti del futuro, ha osservato. «Veltroni voleva affidarmi la formazione della classe dirigente del Partito Democratico, ma alla fine una giovane di Caserta ha avuto la meglio» su entrambi. Il tentativo è fallito, ma l’esigenza resta. «Riprendendo quella motivazione politica si possono risolvere i problemi».

Ciriaco De Mita durante la sua relazione all’adunata per il Movimento Popolare

COSTRUIRE UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE. Occorre puntare sui sindaci, spiega De Mita entrando nel vivo del suo ragionamento. «Hanno spirito di iniziativa» e possono essere gli attori protagonisti di un pensiero che non conosce ostacoli quando la riflessione è lunga. Occorre cambiare quello che è diventata oggi la politica. La regressione ha toccato il suo culmine con le elezioni del 2018. «Dopo il risultato elettorale di un anno fa sono rimasto scioccato: una valanga di consenso data a persone senza esperienza, né pensiero». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: «Oggi gruppi di personaggi improvvisati occupano gli spazi del potere in maniera impressionante». Lo stesso «Governo oggi è diviso in spazi di potere: si passa dalla rottura all’accordo, convivono ma non vanno avanti. L’attività politica implica un pensiero che non c è». Oggi la politica e il governo non danno risposte in termini di soluzioni, ma suggestioni che corrispondono al desiderio del momento. In questo senso, la questione del federalismo differenziato, l’autonomia regionale, è emblematica: chi la sostiene prevede solo vantaggi per il Nord, mentre all’altro territorio la si presenta come una opportunità da cogliere, sintetizza De Mita Tuttavia uno spiraglio c’è. «Le due forze politiche prevalenti stanno arretrando e riemerge nella intelligenza delle persone la necessità di ritornare alla grande tradizione popolare».

«SIAMO AL BIVIO CHE PUÒ PORTARE ALLA FINE DELLA DEMOCRAZIA». La democrazia italiana deve rigenerarsi tornando alle sue origini, al punto dal quale tutto iniziò, il Popolarismo. Ormai la politica è talmente autoreferenziale da non vedere neanche più i problemi delle persone, osserva. A Benevento l’adunata voluta dai Vescovi ha suscitato grande entusiasmo negli amministratori locali, portatori della sensibilità e delle esigenze delle comunità locali. «Ho incontrato una quantità di amministratori carichi di una suggestione viva che la politica è chiamata a regolare. Ero deciso a chiudere, ma utilizzerò questo tempo per pensare e far pensare. Le difficoltà sono una opportunità e chi riesce a superarle ha momenti di gioia».

Giuseppe De Mita in piazza Amato a Nusco nei pressi del Palazzo del Seminario Vescovile prima dell’adunata per il lancio del Movimento Popolare

GLI INTERVENTI DEI SINDACI. I sindaci irpini non sono pronti a questa sfida e i tempi di questa svolta in provincia di Avellino potrebbero non esse maturi. Presenti i sala infatti una rappresentanza di fasce tricolori del Piemonte, dell’Abbruzzo, del Lazio e diversi amministratori della provincia di Benevento, entrati in contatto con Ciriaco de Mita già in occasione del primo forum promosso dalla Diocesi sannita. Pochissimi gli amministratori del posto e ancora meno le fasce tricolori del progetto pilota altirpino, ad esclusione dei sindaci di Guardia Lombardi, Rocca San Felice e Conza della Campania.

“Pensavo che dovessimo essere tutti professori ma non è così: ci sono persone che non hanno grande istruzione ma afferrano le questioni. Le masse vivono se c’è qualcuno che le aiuta a capire, e in Irpinia c’è tanto lavoro da fare e sarà difficile; dall’altra parte invece sarà semplice perché nelle persone nasce sempre la curiosità per cose che non ci sono. L’entusiasmo del grillismo e del leghismo si appanna, perché nascono interessi di parte” ha spiegato ai cronisti a margine del dibattito.

La sola cultura che sopravvive è il popolarismo. Questo l’adagio che ha segnato gli interventi delle rappresentanze che si sono alternate sul palco, senza escludere un accorato richiamo alla crisi delle aree interne. Mentre il sindaco di Montesarchio ha sottolineato lo svuotamento del ruolo dei partiti, e la necessità di organizzare l’esigenza di un confronto sul territorio regionale; il sindaco di Molinara si concentra sul tema delle aree interne. “Le aree interne sono il nostro grande dramma e la politica come il governo centrale stanno facendo ben poco. Barca ha affrontato la questione per primo, ma la politica deve ribaltare il concetto dell’alternanza fra alture e pianure, per reinsediare questi territori. I comuni sono in ginocchio, la politica riprenda la sua funzione è i partiti tornino ad indicare la strada. Qualcosa si sta muovendo rispetto alla povertà attuale. Dobbiamo avere la capacità di fare gruppo”.

PINO ROSATO, EX MANAGER DEL MOSCATI. In rappresentanza della classe dirigente irpina è intervenuto Pino Rosato, ex manager del Moscati. “Senza servizi le comunità non si ripopolano e non possiamo immaginare che i nostri giovani restino qui. Le comunità sono fatte di legami, e da qui bisogna ripartire con intelligenza per consentire una migliore qualità della vita. La sanità, ad esempio, è ostaggio dell’economismo spinto, e si deve fare in modo che le aziende supportino in maniera adeguata il livello dell’indirizzo politico. Accettiamo la sfida- e conclude-  pensiamo ad una politica di comunità collegata alla politica regionale”.

L’ASSESSORE REGIONALE ALLA CULTURA E AL TURISMO CORRADO MATERA. A precedere l’intervento conclusivo di Giuseppe De Mita, l’assessore regionale alla cultura e al turismo Corrado Matera, che ha parlato della “responsabilità della politica degli anni precedenti dell’assenza di proposte alternative che hanno alimentato la crescita dei movimenti” ha illustrato. “Vengo dalla Dc e sono fiducioso: a differenza di altre regioni la Campania ha la grande capacità di fare squadra e mostrare solidarietà, sappiamo stare nel popolo per cogliere le difficoltà e risolverle”. Poi la questione Aree Interne: “Come regione Campania abbiamo assecondato questo processi di crescita con grandi difficoltà. Ma c è una grande contraddizione, in quanto da un lato il governo ha individuato il rafforzamento e la riqualificazione dei servizi, mentre in alcune aree penalizza proprio i trasporti, la sanità e la scuola. Ci sono difficoltà su punti nascita, si tenta di chiudere le scuole. Proprio su queste battaglie si fa opinione sui territori”.

LE CONCLUSIONI DI GIUSEPPE DE MITA. Ripartire dagli amministratori non è uno stratagemma politico, ma un concetto culturale innovativo. “I sindaci devono essere consapevoli che l’azione amministrativa non è fredda burocrazia,  ma applicazione di un valore politico” ha sintetizzato Giuseppe De Mita, ex parlamentare ed esponete di punta dello Scudocrociato. “Solo concependo una politica che sceglie nella comprensione si possono combinare legalità e giustizia. E’ arrivato il momento di organizzare una forma cattolica della carità: noi cattolici popolari non possiamo arretrare”. La chiamata ai sindaci però non è indistinta, “ma solo per chi se la sente, perché la via non è quella dei programmi raffinati, ma bisogna partire dal basso seguendo gli insegnamenti di Papa Francesco che non è partito dalla dottrina ma dalla misericordia. Proviamo a insediare una posizione politica che parli a un elettorato che non sa dove guardare. Una parte della società consistente non si sente rappresentata. Senza insegne né bandiere, ma un riferimento di valori molto forte. C è un solo De Mita che farà la politica. Le basi che vogliamo gettare oggi non è quella di arrivare a fondare un nuovo partito, né reinventarne uno già esistente. Non so se arriveremo alla nascita di un nuovo partito recuperare uno esistente, ma è importante non lasciar morire momenti di dialogo e confronto”. Nelle conclusioni dei lavori l’ex parlamentare ha argomentato a Nusco le ragioni che dovranno spingere gli amministratori ad agire dal basso, per promuovere una inversione di tendenza di fronte alla crisi. Argomentazioni che traggono spunto dall’analisi formulata da Ciriaco de Mita, non solo oggi a Nusco, ma soprattutto nei mesi precedenti, e alla luce dell’esperienza al tavolo del progetto pilota con le fasce tricolori.

“Il vero sgomento dopo le elezioni non è stato l’esito, ma il fatto che di fronte alla crisi è stata organizzata la diserzione” ha sottolineato. “Non ci sono tentativi di cogliere le motivazioni delle scelte: oggi la politica è solo conquista del potere. Ce lo dimostrano le vicende quotidiane. Ad Ariano vince un sindaco di minoranza, e la maggioranza si organizza per valutare come sostenere l’ordine precostituito. Alle regionali invece il centro destra si allea per conquistare il palazzo cercando di catturare la Lega, e il presidente uscente anziché proporre temi di natura politica con cui organizzarsi, annuncia 13 liste a supporto. Affrontare così la crisi non è possibile. Lo squilibrio è tale che tutte le egemonie sono precarie. Il PD renziano ha soltanto sviluppato una mimesi e nessuno ha raccolto il senso di inquietudine”. La sola via indicata dall’ex parlamentare è quella di approfondire quali sono le ragioni di insicurezza che attanagliano le persone. “Di fronte al senso di inquietudine la sinistra non ha dato risposte, mentre dall’altra parte c’è chi enfatizza la paura come la Lega. Non possiamo arretrare, ma dobbiamo fare qualcosa, che non so se coincide con l’organizzazione di un partito”.

Rimettere l’uomo al centro e recuperare la rotta dell’Europa. “Basterebbe inserire nella costituzione europea la carta dei diritti sociali dell’uomo. La svolta è ripartire dalle comunità locali, non dallo stato nazionale e difendere quel presidio di valori all’interno della nostra comunità”.


LEGGI ANCHE:

La sfida di Ciriaco De Mita: nuovo Popolarismo dalle autonomie locali

 

 

ARTICOLI CORRELATI