Conza, i commercianti contro la chiusura dello Sprar

I titolari delle attività commerciali locali hanno chiesto e ottenuto un incontro con l'amministrazione comunale per avere la certezza che il centro resterà aperto. Il sindaco Luigi Ciccone si riserva di decidere in queste ore. "Confronto in corso nell'amministrazione". Intanto sulle vetrate campeggia lo striscione degli operatori #restiamoumani

Il 30 giugno scade il termine per la presentazione delle domande di rinnovo delle attività del centro Sprar di Conza della Campania, ma l’amministrazione comunale non ha ancora sciolto la riserva sul rinnovo della candidatura al Servizio Centrale del Ministero degli Interni. “Stiamo decidendo, e il 30 giugno è ancora lontano” ha spiegato il sindaco Luigi Ciccone, che ha confermato l’agitazione riscontrata in paese soprattutto da parte delle attività commerciali, ma si riserva la possibilità di un aggiornamento sulla questione. “C’è perplessità rispetto all’invio della domanda di rinnovo, e l’orientamento condiviso prevale per il no. La nostra è una scelta politica” continua.

Nato nel 2006, il centro Sprar- Sistema per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Conza della Campania è uno dei più radicati e rappresenta un riferimento per l’intero territorio regionale. Con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza che limita gli ingressi soltanto ai titolari di protezione internazionale, il centro ha subito un drastico svuotamento, così come quasi tutti i centri ad esclusione di quelli impegnati nell’ospitalità dei minori non accompagnati. Da 40 presenze, oggi Conza ne conta circa la metà, ma tutti godono dei servizi di accoglienza predisposti dalla cooperativa che gestisce il Centro.

Al mancato pronunciamento dell’amministrazione comunale, replicano gli operatori in forza al centro, ma soprattutto le attività commerciali del posto che in questi anni si sono rese funzionali alla politica di accoglienza, assumendone tutti gli ingranaggi dell’indotto. Dal fornaio alla macelleria, dal commerciante di intimo alla fioraia, ogni attività ha cercato di inserirsi nella catena produttiva, che ha alimentato l’intera economia del posto. L’ipotesi di chiusura del centro ha allarmato dunque non solo gli operatori, che ad oggi hanno all’attivo altre collaborazioni con altri centri del comprensorio, ma sopratutto i commercianti, che hanno richiesto e ottenuto un incontro con gli amministratori per sollecitare il rinnovo della richiesta di contributo per garantire il prosieguo delle attività.

Circa una decina di esercizi commerciali ha paventato l’ipotesi di chiudere battenti in assenza delle forniture richieste dallo Sprar. Non solo. Le ripercussioni saranno registrate anche dalle casse comunali, in quanto alcune di queste attività sono ubicate nei locali di proprietà dell’ente locale nella piazza centrale del paese, che prevede un tariffario (a seconda della capienza) fino a 400 euro al mese. Le gravi ricadute in termini economici e quindi sociali manifestate dai privati intanto, sono ancora al vaglio degli amministratori, che in queste ore sono chiamati ad esprimersi sulla sostenibilità del centro, destinatario di un contributo triennale.

Gli operatori intanto, hanno esposto uno striscione di protesta sui vetri all’ingresso della struttura, su cui campeggia l’hashtag “Restiamo umani” e “No alla chiusura”. Alla finestra dunque, restano anche gli stessi ospiti del centro, che attendono di conoscere il verdetto e nel caso.


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