La democrazia di Aldo Moro faro per l’Italia 46 anni dopo. Ricordo di Enzo De Luca

Riflessione sulla lezione dello statista nel giorno del 46esimo anniversario dall'uccisione il 9 maggio 1978

«La democrazia di Aldo Moro sopravvive a 46 anni dalla morte dello statista, rappresentando il faro nella notte di un’Italia che ha disperato bisogno di ritrovarsi intorno ai suoi valori costituzionali fondamentali, a cominciare dal senso dello Stato». Così Enzo De Luca, presidente dell’Osservatorio regionale sulla Gestione dei Rifiuti in Campania. Nel giorno in cui ricorre il 46esimo anniversario dall’uccisione dello statista, il cui corpo senza vita è stato ritrovato nel bagagliaio di un utilitaria parcheggiata in via Caetani a Roma il 9 maggio 1978, Enzo De Luca sottolinea che non è stato ancora colmato il vuoto lasciato nel Paese quasi mezzo secolo fa dalla scomparsa prematura di Aldo Moro ad opera di un manipolo di terroristi.
LA LEZIONE MOROTEA. «La lezione del costituente Aldo Moro, del filosofo politico e dello statista, del giurista e dell’insegnante, del marito e del padre, resiste al tempo, di cui tiene il passo anno per anno, decennio dopo decennio, unendo sensibilità umane di epoche diverse», afferma. «La sua incessante opera di rafforzamento delle istituzioni nel dinamismo sociale, ad esempio, lo portò negli anni ’70 a coinvolgere su fronti paralleli personalità che hanno avuto un peso storico importante nella vicenda repubblicana del ‘900, dal segretario comunista Enrico Berlinguer al cattolico Ciriaco De Mita, che partecipò alla elaborazione del disegno moroteo di rafforzamento del sistema democratico italiano. Nel contempo, allora con la sua riflessione gettò un ponte con i decenni a venire, anticipando la crisi della politica che noi oggi avvertiamo sempre più manifesta». L’attualità della sua analisi si ritrova nel pensiero illuminato di protagonisti odierni del dibattito non solo politico. Il concetto di democrazia nella partecipazione, con l’ascolto e il dialogo, ‘l’unità nella diversità’ del Paese, si riscontrano perfino negli scritti di Papa Francesco, quando il Pontefice sostiene che l’armonia universale tra l’individuo e il Creato sono l’unica prospettiva possibile per una Umanità che voglia sottrarsi al baratro. Questo concetto di fondo permea anche il cosiddetto pensiero della complessità, con cui Mauro Ceruti aggiorna con Edgardo Morin la condizione umana nella epoca attuale, descritta enucleando i motivi di fondo che la distinguono radicalmente da tutte quelle che l’hanno preceduta».
IL SENSO DELLO STATO E DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE. Per Enzo De Luca «il pensiero e l’attualità di Aldo Moro, strappato ai suoi affetti e alle sue responsabilità per essere ucciso dopo una crudele agonia durata 55 giorni, pertanto, costituiscono un generoso lascito intriso di speranza, per chi ha la pazienza di approfondirli e meditarli. Soprattutto, contengono e propongono un imperativo morale oltre che politico, che si dipana su due piani complementari di un impegno che per Moro deve tradursi concretamente nella quotidianità», spiega. «Chi svolge funzioni pubbliche, chi decide di dare il proprio contributo alle istituzioni attraverso la politica – quindi ogni cittadino, partito, associazione – in primo luogo deve riscoprire il senso dello Stato, che purtroppo le cronache di questi giorni ci restituiscono incrinato in molti casi, al netto della presunzione di innocenza doverosa per tutti, fino alle sentenze definitive. Parallelamente, ciascuno deve operare nel proprio ambito sempre e comunque per un bene collettivo che non ammette deroghe, contribuendo a liberare la politica da tutto ciò che ne ostacola o limita la funzione costituzionale sancita dall’articolo 49. Su questo, Moro responsabilizza tutti, a prescindere dalla funzione, dalla condizione sociale e culturale o dall’appartenenza politica». Nel merito, «il principio costituzionale in base al quale ‘tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale’ impegna tutti gli italiani ad adoperarsi per difendere le istituzioni democratiche, come proprio Aldo Moro ricordò all’alba degli anni di piombo, dopo l’uccisione a Genova del magistrato Francesco Coco, caduto sotto i colpi delle Brigate Rosse nel giugno del 1976». Per Moro, evidenzia De Luca, la risposta da parte dello Stato a chi attenta alla tenuta delle istituzioni «non è solo l’impegno delle autorità competenti nel chiarire la situazione e nel fare giustizia, ma anche l’unanime reazione morale e politica del Paese e la compostezza e fermezza con le quali il popolo italiano e le forze politiche sapranno vivere queste ore tristi e difficili della nostra vita nazionale». Oggi, conclude l’esponente del PD «le parole di Moro indicano a noi tutti la strada da seguire per evitare il baratro che oltre cinquant’anni fa, gettando lo sguardo oltre il suo tempo, ha avuto la capacità di vedere per il bene delle generazioni successive alla sua e a quella dei suoi stessi figli».


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Aldo Moro, Democrazia Cristiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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