Novolegno, Barzazi: “Chiudo lo stabilimento ma non vendo”. Avviata la dismissione dei primi macchinari

L'amministratore delegato del Gruppo Fantoni conferma la irrevocabile decisione di interrompere l'attività industriale e chiude ad ogni ipotesi di cessione del complesso realizzato nei primi anni '80 a Pianodardine. Il 9 aprile al Ministero per lo Sviluppo Economico si parlerà esclusivamente del futuro dei 117 lavoratori

La Novolegno non passerà di mano, ma non proseguirà la sua attività industriale. Semplicemente chiuderà i battenti. Lo spiega a Nuova Irpinia l’amministratore del Gruppo Fantini, Barzazi: “Chiudo lo stabilimento ma non vendo”, spiega, anticipando che è stata avviata la dismissione dei primi macchinari

Mentre la Cisl auspica l’apertura di una trattativa sulla Novolegno con il Gruppo Fantoni per riaprire i termini di un investimento a Pianodardine – o favorire la cessione dell’azienda ad altro imprenditore del legno – i vertici dell’azienda friulana hanno già disposto la smobilitazione del magazzino e avviato la messa in vendita degli impianti. L’incontro del prossimo 9 aprile a Roma al tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico non potrà ribaltare la decisione assunta da tempo dal Gruppo, che alla vigilia dell’incontro prende le distanze dalle notizie circolate in queste ore che vorrebbero l’individuazione di un nuovo imprenditore che possa subentrare.

“Per noi non è cambiato nulla e non ci sono stati altri incontri ad Avellino: tecnicamente il Mise è deputato ad intervenire nei primi 45 giorni della partita, poi interviene la Regione” spiega Giorgio Barzazi, amministratore delegato del Gruppo Fantoni. “Credo che all’incontro del 9 aprile verrà anche l’assessore regionale – o un suo delegato, ma la nostra linea è stata già ampiamente annunciata”.

Il segretario della Cisl Irpinia Sannio Mario Melchionna intanto, ha avanzato l’ipotesi di presentare richiesta ufficiale al Gruppo di individuare altro imprenditore in grado di risollevare l’azienda e mantenere i livelli occupazionali. “La disponibilità a favorire l’ingresso di un nuovo imprenditore a cui cedere la struttura ci sarebbe se l’operazione fosse possibile, ma nel nostro settore, con la nostra capacità impiantistica da industria pesante, non c’è mercato” sottolinea Barzazi. “Inoltre, al di là degli imprenditori, immaginare un’altra attività impegnerebbe un enorme lasso di tempo, che non sarebbe utile ai lavoratori, perchè le lungaggini necessarie non tutelerebbe in nessun modo la forza lavoro”.

La struttura però è di proprietà del Gruppo Fantoni e, una volta smantellata l’attività industriale, potrebbe restare anche semplicemente un contenitore chiuso, visto che per il Gruppo Fantoni non sarà ceduta in fitto o venduta.

“Non lo sappiamo cosa ne sarà della struttura da qui a 10 anni. Al momento abbiamo delle priorità diverse: la nostra è un’attività paragonabile a quella dell’industria pesante, e se avessimo un russo, un turco o un imprenditore iraniano con cui discutere potremmo parlarne, anche se comunque si tratta di un processo lungo. Se ci fosse, una soluzione, la staremmo praticando”, conclude.

La sede del Ministero dello Sviluppo Economico

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