Irpinia, 216 a.C.: Annibale parte da Canne, antica città della Puglia, per muovere alla volta di Compsa, l’attuale Conza della Campania, chiamato lì per farne suo presidio. Immaginate di essere tra antichi uomini mentre si spostano qua e là tra zone che oggi hanno lasciato spazio ai paesi della vostra infanzia. Durante la vostra marcia, il generale cartaginese probabilmente avrà attraversato anche Sant’Andrea di Conza e voi con lui, e avrete visto i monti che ancora oggi la avvolgono come delle grandi braccia.

O forse avrete camminato col suo seguito su quello che oggi è corso D’Annunzio e vi sarete fermati nel punto in cui oggi c’è la fontana di piazza Umberto I o tra i boschi della periferia, dove il torrente Arso continua a scorrere, solitario, da sempre. Il paese, allora, non esisteva. Servirà ancora molto tempo perché nasca e le sue origini si perdono in un passato di cui nessuno ha scritto.

E’ necessario aspettare il 1161 perché le fonti storiche facciano il suo nome, inserendo la chiesa del piccolo borgo e il territorio circostante in un atto di donazione alla chiesa di S. Maria dell’episcopato di Conza. Facendo un salto in avanti dai tempi di Annibale, vi sareste accorti che la presenza clericale, a Sant’Andrea, è sempre stata una componente fondamentale, avendo lasciato traccia di sé nei luoghi più affascinanti del centro storico: dall’Episcopio, antica residenza arcivescovile, con i suoi giardini che guardano a ovest, alle rovine dell’antico convento francescano, in silenziosa preghiera sulla parte alta del paese.

Sant’Andrea di Conza, i ruderi del convento

Quante persone avranno attraversato il borgo e le zone limitrofe sull’antica via Appia? La strada, lunga e serpentina, attraversava l’Italia meridionale tagliandola a metà e incrociando, proseguendo silenziosa e decisa, paesaggi collinari e cime delle più alte. Chiamata “regina viarum”, l’Appia tocca anche Sant’Andrea che, al confine con la Basilicata, è crocevia importante per la sua peculiare posizione geografica a cavallo tra la Campania, l’antica Lucania e, poco distante, la Puglia. Chi, all’epoca, si sarà incontrato lì? Cosa si saranno detti? Gli echi delle loro parole risuonano nelle tradizioni popolari del paese e le arricchiscono di suggestione e di magia.

Quale nonna del passato avrà raccontato a sua nipote della festa delle “maggiaiole”? Le avrà detto quello che, a sua volta, sua nonna avrà sentito raccontare, ossia di quando la Madonna scappò via da Sant’Andrea per rifugiarsi a Conza, chiedendo alle ragazze santandreane di recarsi da lei ogni anno, l’ultimo sabato di maggio. Le ragazze, col capo coperto da un velo su cui poggia una coroncina di acini d’uva, vanno in pellegrinaggio da Sant’Andrea fino a Conza, chiedendo alla Madonna la grazia di trovare marito. Le maggiaiole cantano in processione come un antico coro tragico e, grazie a questa visita, saldano l’antico patto stabilito tra lei e Sant’Andrea.

Presso l’Episcopio, la fontana Sant’Andrea di Conza

Il viaggio di ritorno al paese porta con sé nuove esperienze, nuove immagini e il corteo, oltrepassato l’arco della Terra, l’antica porta di accesso al centro storico, il cui nome sembra richiamare un arcaico passaggio verso un luogo mitologico, si ritira nelle proprie case. Ogni anno il pellegrinaggio si ripete anche oggi e Sant’Andrea rivive il viaggio nelle proprie tradizioni portando in vita luoghi e parole degli antichi: dalle rappresentazioni teatrali nel piccolo anfiteatro dell’Episcopio ai concerti e le rassegne nell’edificio della ex-fornace, vecchia fabbrica di mattoni che rappresenta, nella zona, un magnifico esempio di archeologia industriale. Per ogni partenza c’è un ritorno, per ogni personaggio storico che se ne va ce n’è un altro che viene, incontrandosi a metà strada tra i racconti e le rovine del passato e forse, camminando qua e là tra le strade in pietra del borgo, vi potrà capitare di incontrare qualcuno che conosca vecchie storie che parlano di loro e delle loro vite. Potreste sedervi e ascoltare e, infine, ripartirete anche voi, arricchiti dal vostro viaggio, con nuove leggende da raccontare e tramandare.


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