Ultima chiamata per i Sindaci soci dell’Alto Calore Servizi spa. L’amministratore unico Michelangelo Ciarcia ha convocato una doppia riunione per incontrare separatamente i Comuni di Benevento e di Avellino «presso la sede delle rispettive amministrazioni provinciali, al fine di sensibilizzare ulteriormente i rappresentanti istituzionali ad aderire all’aumento di capitale».

Sarà l’ultimo passaggio prima del definitivo avvio delle procedure di collocamento delle azioni sul mercato, secondo un iter già indicato dall’amministratore unico durante la sua audizione nella Commissione Ambiente della Camera.

Venerdì Michelangelo Ciarcia ha incontrato le organizzazioni sindacali ed ha illustrato la situazione, informandoli delle difficoltà incontrate sulla strada della ricapitalizzazione, il cui esito è al momento negativo. Ai lavori erano presenti Cgil, Cisl, Uil, Ugl e la Rsu.

«Come era ampiamente immaginabile, gli amministratori comunali sentiti, hanno manifestato enormi difficoltà ad aderire all’aumento di capitale richiesto, a causa delle mancanza di risorse disponibili, peraltro in concomitanza con la fine dell’anno finanziario», hanno riferito le organizzazioni in un documento.

IL NUOVO PERCORSO. Michelangelo Ciarcia è determinato a offrire ogni possibile chance di aderire alla ricapitalizzazione ai soci. Avendo preso atto della «indisponibilità, l’amministratore unico ha inteso rivedere la strategia aziendale, separando la necessaria approvazione dell’aumento di capitale, prevista entro il 15 dicembre, dall’effettiva sottoscrizione che verrebbe rimandata, all’esito delle necessarie modifiche statutarie, ad almeno 120 giorni dalla votazione dell’aumento».

PREAVVISO DI PRIVATIZZAZIONE. L’obiettivo dell’Amministratore Unico è rendere consapevoli fino in fondo che la gestione pubblica delle acque passa inevitabilmente per una ricapitalizzazione. «L’aumento di capitale è ormai indifferibile, spostando l’effettivo impegno economico, al bilancio del prossimo anno e sulla scorta di un preciso quadro certificato, delle partite compensatorie di debito e di credito, allo stato in via di redazione definitiva per tutti i comuni», hanno scritto nel documento congiunto le organizzazioni. «Se tale strategia dovesse malauguratamente fallire, il valore delle quote aziendali inoptate, nel frattempo già oggetto di valutazione da parte dello Studio Pozzoli, dovrà essere messo a gara, con una previsione temporale per l’espletamento delle relative procedure, di circa sei mesi».

Il sindacato ha preso atto che nel caso di una privatizzazione anche parziale «la normativa regionale di settore, propende per l’individuazione di un gestore unico, individuato tra quelli operanti nel distretto idrico o nascente da una loro futura aggregazione», tuttavia «non comprende l’atteggiamento della Regione Campania di subordinare l’assegnazione dei fondi all’aumento di capitale da parte dei comuni soci», circostanza che appare invece coerente di fronte ad un mutamento della natura dell’azionariato.

Tutto questo, come detto, solo dopo l’ultima chiamata negli incontri separati a Benevento e ad Avellino con i Sindaci.

LA POSIZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI. «I rappresentanti sindacali hanno espresso forti preoccupazioni per la mancata assunzione di responsabilità da parte dei sindaci soci, in un momento storico in cui si registra l’incapacità della politica di governare i processi», si legge nel documento. «La mancata sottoscrizione da parte dei soci dell’Alto Calore, dell’aumento di capitale necessario per far fronte al fabbisogno di liquidità impellente della società, pregiudica definitivamente la continuità aziendale della società da loro stessi posseduta e quindi il conseguimento dell’obiettivo di una gestione pubblica del Servizio Idrico Integrato, più volte sbandierata da tutti come fatto politico rilevante».

Le organizzazioni ritengono essenziale conservare l’attuale composizione azionaria pubblica, «poiché lo scenario del possibile ingresso di un soggetto terzo, benché società di diritto privato a capitale interamente pubblico, metterebbe a forte rischio la gestione del bene comune acqua alle attuali condizioni, essendo unico scopo del privato quello di conseguire utile anche su un bene che non è considerabile merce». Per le rappresentanze la circostanza della possibile privatizzazione lascia presagire scenari indicati come negativi.

Ci sarebbero, scrivono «sicure ricadute negative sul mantenimento dei livelli occupazionali». Ritenendo questo, «le sigle sindacali metteranno in essere tutte le azioni possibili per richiamare il senso di responsabilità dei soci di Alto Calore, affinché sottoscrivano l’aumento di capitale, oltre che informare le popolazioni servite, sulle conseguenze delle azioni delle loro Amministrazioni Comunali».

PRIVATIZZAZIONE, LA DECISIONE SARÀ SOLO DEI COMUNI. Saranno i sindaci a deciderlo alla fine del mese, ma l’Amministratore Unico dell’Alto Calore Servizi spa, Michelangelo Ciarcia è già pronto a collocare sul mercato circa un terzo del capitale sociale della società. Dal 2019 l’Alto Calore potrebbe diventare una società mista pubblico privata. Lo ha detto nell’audizione promossa dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, dove è intervenuto per pronunciarsi sui disegni di legge in itinere a proposito del riassetto normativo nazionale in materia idrica. La Commissione Ambiente sta ascoltando i gestori territoriali “nell’ambito dell’esame in sede referente delle proposte di legge, recanti “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrato delle acque”.

RICAPITALIZZAZIONE O PRIVATIZZAZIONE PARZIALE. Per rimettere in linea i conti dell’azienda i Comuni azionisti dovranno ripianare un debito calcolato in 50 milioni di euro. La strategia concordata con la Regione Campania, che ha assicurato un investimento di 60 milioni per rendere efficienti le reti e gli impianti nei suoi punti maggiormente critici, consentirà di abbattere le perdite idriche e ridurre i costosi interventi manutentivi, alleggerendo la spesa e migliorando la performance finanziaria della società idrica. In questo modo, i 50 milioni della ricapitalizzazione, il piano di contrasto alle morosità e all’evasione tariffaria, la riduzione sensibile dei costi manutentivi, riporteranno i conti in equilibrio permettendo di riassorbire l’esposizione debitoria. In questo quadro, i 50 milioni di apporti dei soci sono imprescindibili. Ciarcia capisce che ci sono Comuni non in grado di procedere. Quindi, la parte mancante dovrà essere reperita in un altro modo, ricorrendo al mercato. Ciarcia ha quindi annunciato che l’azienda già pronta a questa evenienza, con una gara pubblica per la vendita delle azioni.

UN TERZO DEL CAPITALE SUL MERCATO. Avendo incontrato tutti i 126 sindaci, come ha riferito alla Commissione, Ciarcia stima già in quanti potrebbero non sottoscrivere l’aumento di capitale. Per questo lo studio realizzato dallo Studio Pozzoli di Firenze calcola in un terzo del capitale la parte di azioni oggi collocabili sul mercato al miglior offerente. Lo stesso Studio sta già realizzando una valutazione patrimoniale, mettendo a disposizione della Azienda, quindi dei soci in sede di Assemblea, del mercato in sede di bando pubblico, un’offerta attendibile e verificabile dagli analisti indipendenti. Insomma, la macchina è già partita. Non sarà l’Alto Calore a decidere chi entrerà nella società, ma la gara pubblica ad evidenza europea a stabilirlo, premiando l’offerta globalmente più vantaggiosa. Ai Sindaci l’amministratore dell’Alto Calore illustrerà la situazione in questi termini. Una volta ricapitalizzata la società, ha spiegato Ciarcia ai commissari presenti, l’azienda sarà nelle condizioni di raccogliere la responsabilità dell’affidamento del servizio integrato, nelle forme e nella misura che verranno stabilite dall’Ente Idrico Campano, autorità che oggi ha la piena titolarità sulle sorgenti, sull’affidamento del SII e sulla pianificazione strategica in materia di tutela e valorizzazione della risorsa idrica.


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