Enzo De Luca: unire democratici, cattolici e progressisti contro la Destra

«PRIORITARIO CELEBRARE I CONGRESSI LOCALI E SBLOCCARE UN PARTITO CHE DEVE COSTRUIRE L'ALTERNATIVA DEMOCRATICA A PARTIRE DAI TERRITORI». Intervista al componente della Assemblea nazionale del Pd e Presidente dell'Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti, dopo il via libera del Senato al Decreto Sicurezza bis contestato duramente dai Democratici. Il suo allarme: «Rischiamo l'egemonia della Lega, occorre saldare un fronte costituzionale ad Avellino, a Napoli e nel Paese»

Enzo De Luca: unire democratici, cattolici e progressisti contro questa Destra estrema. L’esponente avellinese del Partito Democratico, componente nella Assemblea Nazionale, commenta indignato e amareggiato il via libera del Senato al decreto Sicurezza bis. «I Cinque Stelle non esistono più, questo è ormai il governo dell’estrema Destra, che oggi in Italia ha ampi spazi soprattutto grazie alle divisioni dell’area di Centrosinistra e ad un mondo cattolico che continua a non far sentire in maniera incisiva la propria voce», spiega Enzo De Luca. «L’unità del campo riformista e democratico in un progetto di governo a tutti i livelli dai quartieri e dalle periferie al Paese è una esigenza storica, di fronte alla quale differenze e distinguo si annullano», ha spiegato.

Enzo De Luca, sta suscitando preoccupazione negli ambienti politici cattolici, riformisti e progressisti, il sì al Decreto Sicurezza bis del Senato. Condivide i giudizi espressi in queste ore nel suo partito?
«Il voto su questo provvedimento rappresenta uno spartiacque tra ciò che questa Legislatura è stata fino a ieri e ciò che è diventata: ci troviamo di fronte ad un decreto in odore di incostituzionalità, ascrivibile ad una cultura di una Destra diversa da quella guidata da Forza Italia».

Il titolo0 dedicato da L’Avvenire all’approvazione al Senato del Decreto Sicurezza bis

Cioé? 
«Mai l’avrebbe proposto il Centrodestra guidato per vent’anni da Silvio Berlusconi, nemmeno ai tempi in cui al Viminale c’era un leghista come Roberto Maroni».

Una mano in qualche modo Forza Italia l’ha data, non partecipando al voto.
«Leggendo il comportamento delle diverse forze parlamentari abbiamo chiaro il quadro politico attuale nel Paese: i Cinque Stelle si sono auto annullati, terrorizzati dalla prospettiva di scomparire in caso di elezioni anticipate. Fratelli d’Italia si è astenuta per aiutare la Lega, che di questo provvedimento ha fatto una bandiera. Forza Italia, in linea con un atteggiamento debole dall’inizio della Legislatura, non ha votato, rinunciando ad avere un ruolo in un senso o nell’altro. In campo a difendere la Costituzione sono rimaste con il Pd le forze democratiche, progressiste e cattoliche».

Il Premier Giuseppe Conte (a destra) con il Sottosegretario Giancarlo Giorgetti

Si anticipano le prossime alleanze? 
«Per ora è tutto deciso solo per lo schieramento che fa capo alla Lega: il Carroccio punta ad assorbire tutto quello che resta di Forza Italia, alleandosi con Fratelli d’Italia, certa di non avere ostacoli perché considera tutte le altre forze irrimediabilmente divise. Qui c’è il punto vero».

L’alternativa può nascere tra chi? 
«Tra chi oggi non può più guardare a differenze impercettibili di fronte a quello che sta avvenendo in Italia. Dal Pd ai cattolici, dai progressisti alla componente centrista che fino a ieri veleggiava in alleanze regionali con il Centrodestra, occorre ripartire dai valori e i principi comuni, dalla Carta Costituzionale, per contendere nei prossimi mesi il governo alla Destra che non è più quella di Berlusconi, Bossi e Fini, come ho detto».

Lontano dalla Capitale, dalle istituzioni, si fa fatica a ragionare in termini nazionali, però… 
«Questo perché l’alleggerimento delle strutture di partito, tanti anni di elezioni parlamentari decise a tavolino con un sistema che svuotava il confronto locale, ha tolto peso alle rappresentanze territoriali. Dopo aver egemonizzato il Parlamento, la Lega costruisce sui territori il suo consenso per strapparlo a chi lo ha sempre raccolto con la serietà e la capacità amministrativa, il Centrosinistra. L’alternativa va costruita a partire da ogni quartiere periferico, da ogni piccolo Comune montano, fino alle grandi aree urbane. Dobbiamo tenere ciò che abbiamo e riprendere quello che abbiamo perso».

Enzo De Luca, Lei evoca una larga unità di forze un tempo antagoniste, perfino recentemente preda di dissidi interni come è accaduto nel suo partito. Come si mette in moto questo processo di riaggregazione?
«Questo disegno è al centro della visione che il nuovo Segretario Nicola Zingaretti sta portando avanti. Nell’ultima riunione la Direzione Nazionale ha condiviso la forte preoccupazione per la deriva che sta prendendo il Paese, stabilendo una agenda ed un percorso che hanno l’obiettivo di unire il partito nella prospettiva storica di saldare una alternativa democratica a beneficio del Paese e delle nuove generazioni. Il processo finale nasce dai territori».

Il Segretario Pd Nicola Zingaretti presenta la Costituente delle Idee

Si riferisce alla Costituente delle Idee? 
«Da molti anni, penso alla nascita dei Comitati Prodi e a L’Ulivo tra il 1995 e il 1996, non si metteva al centro la costruzione di una proposta politica anziché la nascita di nuove sigle, simboli e contenitori: a Bologna in autunno il Pd parlerà alla società italiana promuovendo un cambiamento fatto di contenuti, figlio del dibattito sui territori. Dopo il 10 novembre ci sarà un progetto su cui costruire uno schieramento di italiani in marcia per riprendersi l’Italia costruita nel solco del sogno europeo di Ventotene. Nelle prossime settimane a Cortona Area Democratica approfondirà questi temi rinnovando il massimo sostegno a Nicola Zingaretti e al progetto di rilancio messo in campo».

Dario Franceschini, Stefano Fassino e Graziano Delrio durante il, confronto a Cortona di Areadem, settembre 2018

Sarà il collante sufficiente per unire? Anche nel Pd 
«La portata della sfida che abbiamo di fronte è molto più grande del destino di un leader o di una classe dirigente: qui si gioca la sostanza democratica della Repubblica. Dopo la Seconda Guerra Mondiale le regole le scrissero insieme culture politiche e ideologiche diverse, che però avevano chiaro dove andare, perché sapevano dove non si doveva tornare. Il 4 marzo del 2018 rappresenta il momento in cui la storia italiana si è trovata ad un bivio. Nel 2020, il rischio è di perdere la strada alternativa e di infilarci in un senso unico pericoloso».

Enzo De Luca, esponente del Pd irpino e campano in un momento del suo intervento a Cortona, durante la tregiorni promossa dall’ex Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e dalla sua componente, Areadem

Cita il 2020 per le scadenze regionali o per eventuali elezioni anticipate? 
«In primo luogo perché penso al futuro dell’Italia, non solo del Mezzogiorno: nel 2020 si gioca innanzitutto la partita sull’Autonomia differenziata, che mina la tenuta dell’Unità nazionale. Bene fanno le organizzazioni sindacali a chiamare a raccolta le istituzioni locali per difendere il futuro di tutti gli italiani».

Continui. 
«E poi sì, tra dieci mesi si voterà in Regioni chiave, come Emilia Romagna e Toscana, oltre che in Campania. In questi territori il Pd si gioca tutto. A questo si aggiunge il rischio di un voto anticipato, che secondo me arriverà quando la Lega saprà di aver definitivamente distrutto l’attuale alleato di governo».

Ha parlato di alternativa da costruire sui territori. In Campania il Pd è ancora commissariato in diverse realtà tradizionalmente importanti, da Napoli ad Avellino. Questo può essere un problema per il Governatore uscente? 
«Vorrei rispondere a questa domanda partendo da una premessa».

Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca e la Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Rosetta D’Amelio

Prego. 
«Al voto i campani dovranno votare per scegliere il governo regionale tra il 2020 e il 2005. All’appuntamento il Governatore potrà presentarsi con risultati realizzati e una programmazione a medio e lungo termine di riforme strutturali».

Il suo giudizio è dunque positivo, quindi? 
«Nei quasi cinque anni della Legislatura, il governo regionale presieduto da Vincenzo De Luca ha realizzato un cambiamento che ora merita di essere proseguito e portato a termine nel prossimo quinquennio: dalla Sanità ai servizi pubblici locali con le riforme delle leggi 14 e 15 su rifiuti e acqua, dagli investimenti europei anche nelle Aree Interne al lavoro, con programmi di assunzione nel pubblico impiego senza precedenti negli ultimi trent’anni, senza parlare delle infrastrutture e del trasporto pubblico. Non sono solo misure ad alto impatto sociale, ma anche barriere contro gli interessi illegali, dai rifiuti all’ambiente».

Edilizia sanitaria in Campania, sbloccato un miliardo dalla Regione. De Luca: svolta dopo 18 anni

Sulla Sanità i Cinque Stelle premono ancora per mantenere il commissariamento… 
«Si rifiutano di prendere atto di quello che è stato realizzato: mantenendo i conti in ordine, si sono riportati i livelli essenziali di assistenza ben oltre la sufficienza, arrivando a riprogrammare investimenti corposi nell’edilizia sanitaria, nell’assunzione di nuovo personale medico e infermieristico, nei servizi. Certo, c’è ancora da fare. Ma in questi anni si sono costruite le condizioni per farlo. Oggi la Sanità di De Luca ha un piano ospedaliero espansivo e mezzi per attuarlo. Ha archiviato la parola d’ordine del 2012, tagli lineari…».

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti durante il briefing con i segretari regionali

Torniamo all’alternativa. Il Pd non appare in salute all’ombra del Vesuvio, come in Irpinia. 
«Presentando la Costituente delle Idee, Zingaretti ha spiegato che essa deve essere alimentata nella rete come nei territori. Il ripristino del processo democratico è essenziale nel Pd sui territori, a Napoli, ad Avellino come nelle zone periferiche».

Proprio ad Avellino questa prospettiva appare lontana, anche alla luce dell’esito elettorale, che nel Capoluogo ha scavato un solco nell’area del Centrosinistra. 
«Ad Avellino la segreteria nazionale ha inviato un commissario di alto profilo con un mandato chiaro: celebrare il congresso. Aldo Cennamo si è già mosso, ha riunito il partito nella sede di via Tagliamento, ha chiarito lo scopo del suo impegno, ora sta a tutti i Democratici e le Democratiche fornire la collaborazione necessaria per arrivare a celebrare l’assise nei tempi più rapidi».

Aldo Cennamo, commissario provinciale del Partito Democratico di Avellino

C’è chi parla di rinviare a dopo il voto delle regionali. 
«La realtà con cui il Pd ad Avellino e nel Paese si misura non attende la comodità di qualcuno. Abbiamo responsabilità a cui dobbiamo far fronte non solo al nostro interno, ma anche rispetto alle forze politiche, ai movimenti, alle associazioni. Tanti cittadini pagano ogni giorno il prezzo delle decisioni che arrivano calate dall’alto da Roma».

Ritiene, dunque, ci siano le condizioni? 
«L’unico discrimine per chi intende partecipare al congresso è l’appartenenza al progetto del Pd. Per settembre il Commissario Aldo Cennamo ha preannunciato un appuntamento ad Avellino in preparazione con la Costituente delle Idee, sarà l’occasione per dare il proprio contributo progettuale e programmatico, da sviluppare nelle fasi successive fino alla tappa conclusiva di Bologna».

Ingresso alla sede nazionale del Partito Democratico al Nazareno

E il tesseramento? 
«Ne abbiamo uno valido, con cui abbiamo eletto i segretari nazionale e regionale. Ci si può accordare su come ampliare quella base, l’alto prestigio e il rigore che caratterizzano il Commissario Cennamo garantisce tutti. Le regole ci sono e le farà rispettare».

Un’ultima domanda. Le ambizioni personali nella prospettiva elettorale delle regionali non potrebbe impedire al Pd irpino di uscire dai tatticismi? 
«Non lo credo affatto nel contesto in cui siamo. C’è lo spazio per tutti. Il problema non è candidarsi ma avere un consenso da mettere a disposizione del partito. Senza veti o pregiudiziali. Qui c’è da costruire l’Alternativa democratica».


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