Elezioni provinciali, Petracca: “No a divisioni di bandiera, sì a un candidato unico”

Il presidente della Commissione Agricoltura annuncia la pubblicazione di nuovi bandi Por Fesr e sollecita gli amministratori locali a lavorare su strategie di rete a interventi pubblici mirati

Maurizio Petracca

Il rinnovo del consiglio provinciale alle porte agita le segreterie politiche provinciali e anche i livelli regionali. Da Cairano, Maurizio Petracca, Presidente della Commissione Agricoltura e esponente di spicco dello Scudocrociato lancia un primo messaggio in vista della imminente competizione elettorale che coinvolgerà i consigli comunali della provincia.

“La Provincia è un ente declassato che dovrebbe fare da cerniera fra la Regione e gli Enti Locali: chiedo di arrivare senza divisioni di bandiera, perchè lo scontro non porta a nulla. Proviamo ad arrivare ad una candidatura unitaria che vada al di là dei partiti, e che possa soddisfare la rappresentanza di tutte le aree geografiche” ha sottolineato all’incontro di Cairano, invitato dal sindaco D’Angelis per la presentazione del polo formativo di eccellenza.

Da presidente della Commissione Agricoltura, Petracca plaude all’iniziativa cairanese ed evidenzia il ruolo di primaria importanza dell’agricoltura e della cultura nelle politiche di sviluppo delle aree interne. “I fondi comunitari sono stati spesi con maggiore responsabilità e rigore rispetto al passato, e l’accelerazione della spesa è un processo ancora lento della Regione. Nel passato si è speso male, e ritengo che oggi gli amministratori locali debbano lavorare per favorire strategie di rete su aree omogenee che guardino a investimenti mirati” ha spiegato. “E’ finita l’epoca delle piazze e dei marciapiedi. A breve la Regione pubblicherà i bandi Por Fesr, e ci attendiamo un riverbero effettivo sullo sviluppo delle aree interne, finalizzate al ripopolamento”.

Ma la posizione espressa da Petracca ha sul piano politico un significato che va oltre il perimetro di Palazzo Caracciolo e della Amministrazione provinciale. Sullo sfondo sembra diffusa la consapevolezza tra i dirigenti e le rappresentanze dei Popolari, così come nelle altre componenti moderate nel Centrodestra, della necessità di contenere l’espansione delle cosiddette forze sovraniste nelle istituzioni locali, soprattutto ora che il Movimento Cinque Stelle può ancora valersi di una propensione alla indignazione popolare, carburante che ha spinto alla vittoria le opposizioni ai governi di Renzi e Gentiloni.

Soprattutto si sente il peso degli errori commessi nella preparazione delle elezioni comunali nel Capoluogo, quando non si è saputo conservare al ballottaggio l’ampio consenso raccolto al primo turno.

Indicare una soluzione unitaria tra le forze europeiste rappresenterebbe il primo passo verso la realizzazione di collaborazioni programmatiche anche oltre il prossimo autunno, riprendendo una linea che lo stesso ex premier, Paolo Gentiloni, ha lanciato nei mesi scorsi (leggi: “Moderati contro euroscettici, la sfida di Gentiloni). Nel contesto attuale le forze di Centro come i Popolari sembrano voler farsi carico delle divisioni interne al partito di riferimento nell’area, il Pd, costruendo le condizioni per ricomporre anche tra le diverse componenti interne ai Democratici, di qui a breve chiamate a risolvere un conflitto durato anche troppo tempo.

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