Moderati contro euroscettici

Nel Paese potrebbe semplificarsi il quadro politico ad immagine e riflesso dei due poli contrapposti in Parlamento. La sfida di Gentiloni (e Tajani)

Moderati contro euroscettici potrebbe essere qualcosa di più del tema probabile della prossima campagna elettorale alle europee della primavera 2019. Potrebbe rappresentare le due posizioni prevalenti nel Paese, dal Parlamento agli schieramenti, che potrebbero ridurre la tripartizione conosciuta a partire dal 2013. Lo scontro sulle nomine al vertice della Rai, la maggiore agenzia culturale del Paese, sembra favorire una aggregazione delle attuali Opposizioni alla Maggioranza gialloverde destinata ad evolvere in una collaborazione più stretta. Con la leadership di Forza Italia delegata da Silvio Berlusconi al Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, mentre nel Pd Matteo Renzi sembra deciso a incarnare il ruolo del riferimento del Centrosinistra nella campagna per le Europee 2019, un’alleanza dei moderati contro i cosiddetti sovranisti-populisti, spiega Paolo Gentiloni in una intervista a La Repubblica in edicola domenica, apparirebbe naturale.


Il titolo dedicato dal quotidiano La Repubblica all’intervista rilasciata dall’ex Premier, Paolo Gentiloni

Gentiloni, già Presidente della Commissione di Vigilanza RAI, che Ministro delle Telecomunicazioni, non a caso propone il riassetto del servizio pubblico radiotelevisivo come principio di una sinergia, che non può prescindere dall’idea di democrazia in Italia e in Europa. Lo stesso esito delle elezioni politiche ha stabilito di fatto ruoli e alleanze il 4 marzo. In campo separati, Cinque Stelle e Lega oggi appaiono indissolubilmente legati da una visione critica dell’Europa, da una concezione del Parlamento co-protagonista al fianco di un Governo centrale e propulsivo, espressione della dialettica politica di forze che intendono egemonizzare il dibattito, marginalizzando il peso delle Opposizioni. Vanno lette in questo senso le schermaglie interne ad una Maggioranza, che esibisce all’esterno a proprio vantaggio, ora a favore di uno ora dell’altro alleato, un dissenso apparente che non mette in discussione il risultato finale, la scelta del Governo. Contro questa concezione di una democrazia diretta amministrata con la rete, ben diversa dal primato dell’esecutivo sulle assemblee elettive inseguito da Bettino Craxi, tirato in ballo da qualche commentatore, Pd e Moderati appaiono chiamati ad unirsi, salvo consegnarsi ad un declino prossimo alla irrilevanza.


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Questa nuova via al bipolarismo italiano potrebbe tracciare un solco anche nel Continente, dove l’antagonismo interno alle forze riformiste mette a rischio la tenuta del disegno europee nato dal Manifesto di Ventotene. A livello locale, nel Mezzogiorno con riferimento alle zone interne della Campania e ad Avellino, il laboratorio appare già nelle cose.

La sede dell’Europarlamento a Strasburgo

Il terreno sembra fertile anche in considerazione dei segnali che arrivano dai settori un tempo definiti di avanguardia critica, quelli degli intellettuali, chiamati dallo scrittore e giornalista Roberto Saviano. Sui temi della democrazia, dei diritti, dell’accoglienza, dell’Europa e della politica estera, ma anche del metodo con cui portare avanti nel confronto politico, sembra maturare la consapevolezza che il blocco gialloverde non potrà essere fronteggiato al di fuori di una logica di convergenza repubblicana.

Cari intellettuali, ora non ci sono più scuse

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