Sequestrati i depuratori Gesesa a Benevento: 33 persone indagate

SCATTATA L'OPERAZIONE CLORALIX PER L'INQUINAMENTO DEL CALORE E DEL SABATO NEL SANNIO. I Carabinieri del Gruppo Tutela Ambiente di Napoli hanno dato esecuzione al Decreto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, nell'ambito di una inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento

Sequestrati i depuratori Gesesa a Benevento, 12 impianti gestiti dalla società idrica nel Sannio. L’operazione, denominata dagli inquirenti “CLORALIX”, riguarda l’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento sul grave inquinamento dei fiumi Calore e Sabato nella provincia di Benevento. Sono 33 le persone indagate. Dalle prime ore della mattinata i Carabinieri del Gruppo Tutela Ambiente di Napoli hanno dato esecuzione al Decreto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento. Sequestrati i depuratori Gesesa a Benevento e in provincia è stato nominato un amministratore giudiziario ai fini della loro gestione. Sono stati emessi numerosi decreti di perquisizione emessi dal pubblico ministero a carico degli indagati.

Il Procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro

I reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Benevento nei confronti di 33 indagati sono: inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, truffa, favoreggiamento personale, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, abuso d’ufficio e falso. Secondo quanto riferisce una nota della Procura sannita, «Le indagini hanno documentato la compromissione dei corsi d’acqua dell’area beneventana dovuti agli scarichi dei depuratori di numerosi Comuni del territorio sannita ed il conseguente grave inquinamento ambientale». I carabinieri del Noe di Napoli sono coadiuvati dai Carabinieri del gruppo Forestale di Benevento – Nipaf e dai Carabinieri dell’Arma beneventana.


L'inchiesta

SEQUESTRATI I DEPURATORI GESESA A BENEVENTO, LE ACCUSE. La Procura della Repubblica di Benevento procede per i reati di inquinamento ambientale, frode nelle  pubbliche forniture, truffa aggravata, gestione illecita di rifiuti, scarichi di acque reflue senza autorizzazione, abuso d’ufficio e falsità  ideologico, ipotizzati, nella fase delle indagini a vario titolo, nei confronti dei soggetti gestori dei depuratori posti sotto sequestro, di pubblici amministratori e tecnici comunali che hanno rilasciato illegittime autorizzazioni agli scarichi,  di gestori di laboratori privati incaricati di effettuare le analisi sulle acque oggetto di deputazione, di pubblici ufficiali incaricati di effettuare attività ispettive sul funzionamento dei depuratori gestiti nella provincia di Benevento dalla società Ge.se.sa.

L’INDAGINE. I provvedimenti in questione traggono origine da una complessa e puntuale attività investigativa, convenzionalmente denominata “CLORALIX” e delegata dalla Procura della Repubblica di Benevento ai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli, effettuata in parte con la collaborazione con i militari del NIPAF del Gruppo Carabinieri Forestale di Benevento,  avente oggetto lo stato di salubrità dell’apparato fluviale della provincia di Benevento ed il relativo inquinamento persistente da diverse anni, senza purtroppo soluzione di continuità. Secondo quanto riferisce la Procura in un comunicato le indagini «allo stato e salvo ulteriori acquisizioni nel prosieguo delle attività, hanno consentito di riscontrare una presenza diffusa e massiva di scarichi diretti dalle fogne dei Comuni di Benevento città e della Provincia nei fiumi Calore e Sabato dovuta, in alcuni casi, all’assenza di depuratori, con immissione  di reflui inquinanti direttamente nei corsi d’acqua, in altri al non corretto funzionamento dei depuratori  esistenti.

I DATI RACCOLTI DALL’ARPA CAMPANIA. I dati tecnici, raccolti nel corso delle indagini, con l’efficace tempestivo ausilio dell’ARPAC Campania, in particolare dei tecnici di Napoli, hanno confermato il notevole  deterioramento dei fiumi, a causa degli scarichi dai depuratori di acque gravemente inquinate da solidi sospesi, alluminio e piombo, elevate concentrazioni di azoto ammoniacale e azoto nitrico  e perfino  di “Escherichia Coli” ben oltre i limiti previsti dalla normativa vigente e tali da determinare un inquinamento significabile e misurabile dei predetti corsi d’acqua. Il deterioramento è, «secondo la procura e allo stato degli atti, il risultato di una cattiva e fraudolenta  gestione operativa  degli impianti da parte degli indagati, personale della GE.SE.SA. s.p.a., società che ha in gestione i depuratori, con la corresponsabilità, in taluni casi, dei responsabili di un laboratorio privato utilizzato per far apparire solo documentalmente ‘conformi’ ai parametri di legge i campioni delle acque di scarico degli impianti a cui la predetta società affidava  le analisi, e così occultare le  gravi situazioni di ‘ecotossicità’, cagionate dalla cattiva gestione», si legge ancora nella nota diffusa dopo l’operazione eseguita dai Carabinieri.

I DEPURATORI SEQUESTRATI. Secondo quanto riferisce la Procura sannita, «le indagini hanno, al momento e salvo ulteriori sviluppi e acquisizioni, dunque evidenziato non soltanto il perdurare dell’inquinamento ma addirittura il complessivo peggioramento dello stesso, dovuto alle complessive carenze gestionali e impiantistiche dei seguenti depuratori, tutti sottoposti a sequestro: depuratore Benevento località Ponte delle Tavole; depuratore Benevento località Pontecorvo; depuratore Benevento località Capodimonte; depuratore Telese Terme, località San Biase; depuratore Telese terme località Scafa; depuratore Frasso Telesino, località Arbusti; depuratore Melizzano, località Lago; depuratore Forchia, località Cagni; depuratore Castelpoto, località Portelle; depuratore Ponte, Via dei Longobardi; depuratore Sant’Agata dei Goti, località Reullo, depuratore Morcone, zona industriale località Piana.

LE IPOTESI DI REATO. Dalle investigazioni è emerso che «gli indagati non solo, pur pienamente al corrente della grave situazione di generalizzato malfunzionamento della maggior parte degli impianti, non adottavano i dovuti provvedimenti ma, addirittura, adottavano fraudolenti espedienti finalizzati a mascherare le inefficienze degli impianti, che finivano per cagionare ulteriore inquinamento dei corsi d’acqua», spiegano dalla Procura, ricostruendo il quadro delle accuse. Secondo gli inquirenti con tale condotta «venivano, così, tutelati unicamente gli interessi privatistici di carattere economico dell’azienda a discapito del bene comune rappresentato dalla necessità di evitare che reflui inquinati o comunque non conformi a legge finissero nei corsi idrici, risorse vitali per il nostro paese».

IL RAPPORTO TRA I DIPENDENTI INDAGATI DI GESESA, PUBBLICI UFFICIALI E AMMINISTRATORI LOCALI. Inoltre, secondo la Procura «i dipendenti indagati della GE.SE.SA s.p.a. riuscivano, inoltre, anche ad influenzare in diversi casi pubblici ufficiali, in particolare alcuni Sindaci e responsabili di uffici comunali dei comuni della Provincia di Benevento che, al fine di evitare sanzioni alla stessa nella gestione dei depuratori, rilasciavano illegittime autorizzazioni, in violazione delle prescritte procedure, o addirittura ideologicamente false, così cagionando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale di notevole entità alla società Ge.Se.Sa. S.p.A., consistente nel risparmio dei costi dello smaltimento di rifiuti liquidi che avrebbero dovuto essere prelevati con autospurgo gommati ed avviati al trattamento in impianti terzi con consequenziali costi aggiuntivi, nonché nel prosieguo dell’esercizio dell’attività di depurazione con la percezione del relativo profitto, in assenza di presupposti di legge».

I CASI CITATI COME SIGNIFICATIVI. In particolare, si indica come «significativo» il caso «di uno dei comuni del beneventano, ove il Sindaco e il geometra impiegato presso l’UTC, per sanare l’assenza del titolo autorizzativo, redigevano una autorizzazione provvisoria allo scarico del depuratore comunale, retrodatandola di due mesi». In un’altra circostanza, «il personale incaricato della vigilanza, intervenuto su un depuratore per  verificarne la funzionalità e la capacità depurativa, redigeva una falsa relazione omettendo di indicare quanto effettivamente constatato all’atto del sopralluogo, ove era in atto, da parte di una ditta incaricata della manutenzione, l’interruzione dello scarico dei reflui nel depuratore e il conseguente scarico nel corpo idrico».

SOTTRATTA LA GESTIONE A GESESA, RITENUTA «CAUSA DEL MALFUNZIONAMENTO DEGLI IMPIANTI». In questo quadro, «il provvedimento ablativo che comporterà la sottrazione alla gestione della Ge.se.sa S.p.a. di n. 12 depuratori è finalizzato alla eliminazione della cause di malfunzionamento degli impianti ed al corretto funzionamento, attraverso l’opera dell’amministratore giudiziario, nominato per questa specifiche finalità per contribuire a ripristinare una situazione di tollerabilità del livello di inquinamento dei fiumi del beneventano».


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