«Una struttura residenziale per Covid-19 ad Ariano»

Il medico di base Nisco pazienti via dalle case per frenare i contagi. Accanto all'Unità Mobile Asl sul territorio chiede di attrezzare un luogo in cui i pazienti possano ricevere assistenza medica in sicurezza

“Una struttura residenziale per Covid-19 ad Ariano”. Il medico di base Claudio Nisco chiede all’autorità sanitaria di portar via i pazienti dalle case per frenare i contagi. In una città che ha generato in un mese 144 positivi, con centinaia e centinaia di contatti in sorveglianza domiciliare, il dottor Nisco ritiene necessario attrezzare un luogo dove consentire il decorso a chi non necessita di ospedalizzazione. Chiede una struttura residenziale per Covid-19, definendola altrimenti  “una struttura intermedia per allocare i pazienti”. Per Nisco “I pazienti Covid non possono essere curati in isolamento domiciliare: è arrivato il momento di immaginare una struttura residenziale per Covid-19 ad Ariano, via di mezzo tra ricovero ospedaliero e cure domiciliari”. Claudio Nisco, medico di base di Ariano irpino, espressione del ventaglio dei 15 medici di medicina generale, in questi giorni sta collaborando a filo diretto con l’Unità Mobile dell’Usca di Ariano Irpino. “L’attivazione dell’unità mobile si sta rivelando una esperienza positiva non solo per le decine di famiglie che attendevano da settimane una risposta, ma anche per noi medici impegnati in prima persona per il monitoraggio a distanza dei nostri assistiti” spiega il dottore. In pochi giorni di attività, l’Unità Mobile arianese è riuscita a soddisfare le richieste avanzate dai medici, che segnalano giornalmente i casi sospetti ma anche i pazienti Covid in isolamento domiciliare. A fine giornata l’Unità mobile compila un report delle indagini giornaliere esplicate sui casi segnalati e lo invia al medico di turno che ha fatto la segnalazione.

Unità Speciali Continuità Assistenziale dell’Asl, guardie mediche per il Covid-19. Nella foto: l’unità di Grottaminarda

“L’attività dell’unità medica che sta lavorando su territorio ha confermato i nostri sospetti. La mia lista di ipotetici contagiati è stata confermata con l’esito positivo del tampone, e ritengo che questo sia solo il primo passo utile all’azzeramento dei contagi. Non bisogna dimenticare che Ariano è zona rossa, e bisogna prestare la massima attenzione al territorio, che in questo momento ha più bisogno di aiuto. I numeri dei positivi reali non è ancora uscita allo scoperto e c’è ancora tanto da fare; suggerirei intanto un migliore raccordo fra ospedale e territorio” tuona Nisco. Il medico del Tricolle si riferisce in particolar modo alla necessità di immaginare una struttura intermedia per allocare i pazienti Covid-19 che non necessitano del ricovero in ospedale, ma che non possono affrontare la malattia a casa  rischiando di contagiare intere famiglie. “Bisogna trovare una soluzione alternativa a chi è positivo. Io stesso mi sto impegnando a chiedere i tamponi ai familiari di pazienti che sono ricoverati in ospedale e che temono di essere stati contagiati. Sarà necessario almeno un test rapido del sangue. Altro caso è quello delle dimissioni di pazienti che risultano ancora positivi e che sono stati dimessi per tornare a casa. E’ arrivato il momento di individuare una struttura terza dove allocare le persone positive e garantire loro la giusta assistenza, in attesa della verifica della guarigione” continua. L’indagine epidemiologica va avanti, ma i timori espressi dal medico riguardano anche il contagio di ritorno, che potrebbe indebolirsi con l’arrivo dell’estate, ma ripresentarsi ad ottobre.

Test immunologici nei Comuni irpini affidati ai medici di base

TEST RAPIDI, PRIME CRITICITÀ. Nella giornata di ieri intanto, sono arrivati i test rapidi sierologici per i medici di base. Sono stati inviati dall’Ordine dei medici della provincia di Avellino sulla scorta del protocollo d’intesa siglato con la Provincia di Avellino, ma anche qui si avvertono le prime criticità, segnalate peraltro già dal Governatore della Campania Vincenzo De Luca. “Sono arrivati i test rapidi in dotazione dei medici di base: 13 ciascuno, da effettuare in via prioritaria a noi medici e ai nostri familiari, ma non abbiamo i reagenti, che scarseggiano a livello mondiale. Riusciamo a fare al massimo 5 test ciascuno, e non potremmo allargare il perimetro fuori dai confini familiari” conclude.


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