“La maga delle spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni

"La maga delle spezie" di Chitra Banerjee Divakaruni

“La maga delle spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni. Attraverso le pagine di questo meraviglioso libro, l’autrice ci introduce nelle tradizioni di  una terra affascinante, l’india in una vicenda di magia, sofferenza e amore disperato, perché impossibile. Tilo, la protagonista, è una maga delle spezie, vive in una bottega e in ogni angolo sono ammonticchiati i desideri che si uniscono a quelli di quelli che entrano: lei ha portato in America, una terra in cui tutto sembra essere basato sulla razionalità, i riti legati all’utilizzo delle varie spezie per curare i dolori dell’anima.

“La maga delle spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni

Il suo nome originario era Nayan Tara, Stella Veggente, lei credeva che “il vero nome aveva un suo potere e quando lo si rivela, si consegna il proprio potere nelle mani di chi ascolta”. Lei aveva voluto cambiarlo, perché non vi si riconosceva, era pervasa da una profonda irrequietudine e aveva scelto di chiamarsi “Tilo”, come i semi di sesamo bruciati dal sole. Sin da piccola era consapevole di avere dei poteri speciali, di poter fornire il balsamo per i dolori. La casa dei suoi genitori era stata distrutta dal fuoco e lei, rapita dai pirati, fu costretta a vivere con loro e si rendeva conto che a volte i suoi pensieri provocavano tempeste o era capace di prevedere qualcosa di inafferrabile. L’incontro con l’Antica o Prima Madre che le aveva aperto una strada nuova e le aveva insegnato come entrare in contatto con un mondo magico, ma anche come questa scelta la ponesse di fronte ad un’enorme responsabilità, impedendole di avere una vita normale e soprattutto di amare un uomo, “siete disposte ad amare niente e nessuno se non le spezie?”. Lei era stata scelta, poiché lei ”era la sola nelle cui mani le spezie rispondevano al canto”, ma avrebbe dovuto combattere contro la propria vanità colpevole e le sarebbe servito un coltello per tagliare gli ormeggi col passato e con il futuro. Il richiamo delle spezie era come una legge non scritta e a volte accadeva che qualcuna, dotata di poteri particolari come maga,  divenuta ribelle potesse essere richiamata e anche punita perché aveva infranto delle regole. Una maga doveva “scavarsi via dal petto” ogni desiderio personale e riempire il vuoto rimasto con i bisogni di coloro che serviva, non ci si poteva confondere, desiderando qualcosa di impossibile, altrimenti le spezie non avrebbero più obbedito: ogni spezia aveva un proprio scopo, come il peperoncino che era la spezia più potente, oppure ricordava qualcosa, anche in riferimento alla propria infanzia. la bottega rappresentava il suo mondo, da cui le era impedito di uscire, ma anche un viaggio nella terra delle possibilità irrealizzate:  in essa ogni giorno aveva un colore, un profumo e, se si sa ascoltare, una melodia, vi sono varie persone che entrano e con cui lei entra in contatto, ognuno con un proprio problema da risolvere, le cui speranze e dolori “le si infilavano sotto la pelle come rasoi”. Gli eventi del mondo esterno non dovevano contare nulla per le maghe, tuttavia lei cerca di dirimere i contrasti tra padre e figlia,recitando incantesimi e riti, anche se si trova davanti a una sequenza di ingiustizie che lei vorrebbe cercare di risolvere.  Un incontro segnerà profondamente la vita di Tilo e scardinerà tutte le sue certezze: Raven, un  “americano solitario”, che la guarderà come nessuno aveva mai fatto e le darà l’illusione di avere una vita normale, come tutte le altre donne. Il suo corpo di vecchia diventa qualcosa che sembra non appartenerle più, comincia a sentirsi molto coinvolta nel suo desiderio. Raven le racconta la sua storia, mettendo a nudo il suo cuore, le parla dell’affetto profondo che provava per suo padre e il dolore per la sua morte, che non era riuscito mai ad esprimere, mentre il rapporto con sua madre era stato più complicato, la sentiva in qualche modo estranea, perché lei voleva apparire diversa e cancellare le sue origini attraverso “i polsi adorni di trine della sue camicie” e vi erano tante cose che teneva nascoste a tutti: le rivela anche che suo padre era la vera vittima della guerra silenziosa combattuta tra lui e sua madre. Tilo era cresciuta senza un abbraccio, era consapevole che l’amore per lui era impossibile, sapeva di doverlo perdere ma si sentiva incapace di rinunciare a lui: lo spazio che li separava si trasformava in una barriera invalicabile ed era come se si formassero in lei lacrime di ghiaccio, mentre il suo cuore, l’unico luogo che contava sul serio, era ferito. Tilo era distratta dai suoi desideri personali, era consapevole di aver infranto tante regole, concedendo il suo amore a un uomo, pensava che forse egli stava cercando in ogni donna la madre perduta e il suo cuore sanguinava, quando Raven affermava di sentirsi disperato, poiché ”non ricordava da adulto di aver mai reso nessuno davvero felice né di esserlo stato io stesso”. Tilo non poteva rinunciare a un momento d’amore con lui, conosceva le conseguenze del suo atto e le parole che rivolgeva alle spezie, che guidavano il suo cammino :”a lui darò una notte, a voi tutto il resto della mia vita e condannatemi” esprimeva tutta la forza della sua disperazione, perché sentiva di non aver nessun rimpianto per se stessa. Chiede perdono a Raven, perché il loro amore non poteva durare e crede che la punizione delle spezie sia condannarla a vivere da vecchia in un mondo spietato e abbandonata da tutti, ma il destino le offre una seconda possibilità, quella di trovare insieme il loro paradiso, dandole un altro nome, Maya che incarnava l’illusione, magia e l’incantesimo di una nuova esistenza.

A cura di Ilde Rampino


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