Reparto Covid-19 al Frangipane sale a 55 posti, ma non basta

INTERVISTA AL MEDICO CHIRURGO DEL FRANGIPANE CARMINE GRASSO. Alla luce del trasferimento dei casi del Centro Minerva, il quarto piano del nosocomio del Tricolle è saturo. "La tendostruttura dovrebbe lavorare in condizioni migliori, gli spazi sono insufficienti e manca il personale"

Reparto Covid-19 al Frangipane sale a 55 posti, ma non basta. C’è la coda al pre-triage. Dai 32 posti letto attivati per fronteggiare i ricoveri di pazienti affetti da Covid-19, i posti letto che l’ospedale Frangipane di Ariano Irpino ha impegnato sono arrivati a 55. Ma il reparto è saturo e il personale medico chiede con forza l’attivazione degli ulteriori posti letto di terapia intensiva e sub intensiva già previsti dal recente decreto regionale. Non solo. Gli operatori sanitari del Tricolle chiedono una maggiore collaborazione degli altri presidi, a partire dal Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi e della Sps di Bisaccia, fino alle cliniche convenzionate, così come ha già garantito Villa Maria a Mirabella Eclano; oltre ad una migliore concertazione di tutte le unità del servizio sanitario predisposte sul territorio, per frenare la corsa al pre-triage e al pronto soccorso.

L’esplosione dei numerosi casi al centro Minerva di Ariano ha saturato nuovamente non solo i posti letto, ma anche la disponibilità del personale, che in queste ore è stato dirottato sull’emergenza. Le code al pre-triage che filtra l’ingresso al pronto soccorso durano fino a tre ore e spesso mantengono impegnate le ambulanze del 118 con i pazienti a bordo che attendono il turno per una prima diagnosi degli operatori. Intanto sul territorio decine e decine di pazienti ingolfano i call center dell’Asl e del Servizio di Epidemiologia, oltre alle chiamate al 118 e a quelle ai medici di base. “C’è bisogno che altre strutture ci vengano in aiuto” chiede Carmine Grasso, medico chirurgo del Frangipane. “Dai presidi territoriali fino alle strutture convenzionate: siamo saturi. Abbiamo la urgente necessità che vengano allestiti i posti letto previsti per la terapia intensiva e sub intensiva, perchè qualcuno potrebbe aggravarsi e noi dovremmo poter rispondere” continua.

Lo stesso pre triage ubicato nei pressi del pronto soccorso ospedaliero dovrebbe lavorare in condizioni migliori. “La tendostruttura non ha lo spazio sufficiente per fronteggiare la domanda e non abbiamo personale a sufficienza per accelerare le diagnosi” tuona Grasso. All’emergenza fronteggiata all’intero dell’ospedale si aggiunge quella sul territorio, dove nonostante gli accorati e ripetuti appelli, i medici di base non riescono ad avere il controllo della situazione, e mancano le strutture intermedie che dovrebbero filtrare gli accessi all’ospedale. “Esistono delle regole precise che ognuno dovrebbe osservare, così come sono previsti degli anelli specifici dell’intera catena del servizio sanitario, ma in questo momento di grande confusione tutto è saltato” chiarisce il dottore. Dai medici di base a quelli di continuità assistenziale e guardie mediche, dai distretti sanitari fino al 118, e ancora dal pre triage all’ospedale, è venuto a mancare l’intero equilibrio sistemico che avrebbe dovuto garantire pazienti e operatori.

“I pazienti devono essere edotti sui numeri da contattare in caso vengano constatati specifici sintomi. Spetta in secondo luogo al medico di base fare la diagnosi telefonica e segnalare il paziente al Sep per richiedere un tampone, ma qui si incontrano i primi ostacoli. Molti medici si sono ammalati e i distretti non hanno comunicato il recapito dei sostituti, così si interpella direttamente il 118, che in realtà non andrebbe attivato in prima istanza. L’allestimento delle Unità Speciali di Assistenza Prolungata sono una necessità: ormai il 118 fa la fila davanti al pre triage con il paziente a bordo”. Altra questione sollevata da Grasso è la necessità di rendere autonome le Rsa, residenze private convenzionate, che “dovrebbero trattenere nelle proprie strutture i pazienti affetti da Coronavirus che non necessitano di particolari cure ospedaliere, adottando tutte le precauzioni del caso, per fare in modo che vengano garantiti ospiti e operatori” conclude.


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