Unità Speciali ad Ariano per i test rapidi, i medici di base chiedono misure ad hoc per la zona rossa: tamponi per tutti

INTERVISTA A CLAUDIO NISCO, MEDICO DI BASE DEL TRICOLLE. I dottori di famiglia pronti ad avere un ruolo da protagonisti nella città in quarantena. Appello al Governatore della Campania: servono screening a tappeto

Unità Speciali ad Ariano e in provincia di Avellino per i test rapidi

Unità Speciali ad Ariano per i test rapidi, i medici di base chiedono misure ad hoc per la zona rossa. Da parte dei medici impegnati sul territorio arriva la richiesta di allestire Unità Speciali di Accoglienza Prolungata (Usap). I medici di base lanciano un appello al Governatore De Luca per consentire l’allestimento di strutture intermedie utili a sedare i contagi nella zona rossa. “Dal mio osservatorio posso contare almeno una trentina di ipotetici contagiati dal Coronavirus che attendono il tampone, così come raccolgo ogni giorno le richieste di aiuto e sollecitazione da parte di assistiti che attendono lumi per accedere alle cure negli ospedali o per verificare la presunta influenza” spiega il dottor Claudio Nisco, medico di base del Tricolle, rappresentativo del fronte dei 15 medici di medicina generale che operano sul territorio ad Ariano Irpino. Alla luce dell’esplosione dell’ennesimo focolaio presso il Centro Minerva, la medicina territoriale chiede con forza l’adozione di misure stringenti e un provvedimento mirato da parte del Governatore della Campania Vincenzo De Luca, per la prescrizione dei test rapidi a tutta la popolazione residente. “Diversamente non riusciremo mai a spegnere il focolaio e nè il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione, nè i medici di base potranno intervenire opportunamente per azzerare i contagi”. Chi con febbri e altra sintomatologia propria del Coronavirus, e chi invece essendo un familiare stretto di chi in questo momento è ricoverato in reparto o in rianimazione, convive con la paura di avere contratto il virus.

Mascherine protettive dal coronavirus

“I medici di base devono essere muniti di protezioni individuali, e l’Azienda Sanitaria deve garantire presidi sul territorio che possano rispondere alla grave emergenza che sta vivendo in questo momento la popolazione. La paura è davvero tanta e io stesso mi ritrovo a vivere giorno per giorno, una condizione di grave incertezza ma anche una incapacità a dare risposte ai miei assistiti” spiega il medico. “Tutti i medici che operano sul territorio hanno il polso della situazione, e sappiamo bene che per ogni contagio si possono contare fino a 10 portatori sani. La fortuna è che non tutti sono asintomatici, e quando emerge un caso eclatante, si invita a comporre il 118 o a recarsi al pre triage dell’ospedale”. Nisco rileva di avere riscontrato febbri alte e tossi insistenti fra i suoi pazienti già alla fine di gennaio. “Ad Ariano si è parlato di contagi solo dopo i fatti dell’ospedale Frangipane, che pure avrebbero dovuto produrre misure di isolamento drastiche e immediate. La stessa connotazione di zona rossa ufficializzata dalla Regione deve produrre misure straordinarie anche dal punto di vista dell’indagine epidemiologica, per sedare al più presto l’epidemia” continua. Ad oggi i medici di base continuano a restare esclusi dalla cabina di regia di monitoraggio e contenimento dell’espansione del virus, e chiedono a gran voce di avere autorevolezza per dare risposte ai loro assistiti. “Segnaliamo al Sep i casi sospetti, ma l’unità arriva solo dopo diverse sollecitazioni, che spesso si traducono in chiamate al 118 e ricovero in ospedale. Il nostro ruolo di medici di base è annientato: siamo armi spuntate. Un mio collega ha almeno 7 casi sospetti, mentre una ragazza è arrivata al pronto soccorso del Moscati ma dopo 2 ore è stata rimandata a casa con la garanzia di un tampone domiciliare che non è mai arrivato. Personalmente ho avuto modo di raccogliere decine di segnalazioni e richieste di intervento per pazienti che hanno tutti i sintomi ma che non vengono considerati casi da accertare: è su questi che la medicina generale ha il dovere di fare la sua parte sul territorio. Le Unità Speciali ad Ariano per i test rapidi possono offrire risposte concrete e lenire il lavoro degli ospedali” suggerisce Nisco.

Soccorso Covid-19

Oltre alla chiamata al 118 considerata un gesto estremo dalla popolazione, molti si rivolgono al pre triage del Frangipane, dove medici e paramedici sono in grado di valutare il quadro clinico dei pazienti, e indirizzarli, dove necessario, alla radiografia o alla Tac; e dove viene misurata la saturazione dell’ossigeno. E’ possibile inoltre che in queste ore il presidio allestito nei pressi del pronto soccorso sia stato dotato di test rapidi per verificare la possibilità di contagio. “Ad Ariano la situazione è sfuggita di mano e risalire la china sarà complicato, per questo è opportuno che la Regione autorizzi e prescriva test rapidi su larga scala. In questo momento guardiamo con grande interesse ai bandi regionali per le aggregazioni su base volontaria dei medici di guardia medica e dell’emergenza per le visite domiciliari e i test rapidi del sangue. Le Unità Speciali ad Ariano per i test rapidi devono essere autorizzate da De Luca” conclude.


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