Renato Ciampa, ricercatore titolare del Centro Cdb

L’enciclica del Papa ‘Laudato sii’ si fa scienza per la rigenerazione dell’aria e del suolo. Questo è il messaggio venuto da Atripalda, dove la Famiglia Francescana di Atripalda ha proposto un focus dedicato all’approccio ecologico dell’economia sistematica, ascoltando la relazione del titolare di un Centro di Ricerca, il Cdb di Frigento, che affronta ogni giorno con i propri tecnici e laboratori la sfida su questi temi. L’esperto di sostenibilità ambientale Renato Ciampa è stato ospite ieri sera, domenica 23 febbraio, nel Convento di San Giovanni Battista ad Atripalda. È intervenuto nel dibattito curato da «La Famiglia Francescana» di Atripalda, nell’ambito degli «Incontri di Spiritualità Francescana» programmati nell’Anno Fraterno 2019-20 con il titolo «Ci vuole un Fiore». Si è trattato del secondo appuntamento sul tema: «Per Sora Nostra Madre Terra – Ecologia e Benessere nelle dinamiche quotidiane dell’economia sistematica». I lavori, introdotti da un momento di accoglienza e di preghiera, si sono sviluppati a partire dalla relazione di Renato Ciampa, titolare del Centro di Ricerche di Tecnologie Innovative CDB, con un successivo confronto sui contenuti proposti dall’esperto ambientale. Il merito affrontato rinvia sul terreno della ricerca scientifica al fondamento della Enciclica Laudato sii, laddove il Pontefice indica all’umanità la strada di una «ecologia integrale» per risolvere il conflitto in atto tra l’uomo e la natura. L’inquinamento dell’aria e dell’acqua, del suolo e delle relazioni economiche e sociali sono frutto dell’abuso delle risorse naturali, tra le quali c’è anche l’uomo. Questa è un’ecologia integrale, perché unisce l’esigenza di salvaguardare il Creato con i fondamenti della Dottrina Sociale della Chiesa. Ciampa è convinto che la mano dell’uomo, con il giusto approccio scientifico, può invertire la tendenza distruttiva delle attività industriali, dei cicli urbani, rigenerando l’aria e l’acqua, il suolo e la vita dei bambini nel contesto rurale e cittadino odierno, la Famiglia Francescana di Atripalda mira in primo luogo alla conservazione della vita umana, a vantaggio della continuità dell’uomo sul pianeta.


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Rigenerazione dell’aria e del suolo, l’enciclica del Papa si fa scienza

L’ECOLOGIA INTEGRALE (Fondamento dell’Enciclica di Francesco «Laudato si’») – La visione ecologica che viene fuori dalla enciclica papale di Francesco «Laudato sii» è profondamente scientifica. Il Pontefice indica in una imprescindibile relazione la natura e le attività che si sviluppano sulla terra: tutto è in relazione, è collegato e si tiene all’interno di un ecosistema frutto della interdipendenza. Come in una sinfonia, cambiare una nota, modificare anche solo un tono, cambia radicalmente l’armonia dell’insieme. Il paradigma concettuale e il cammino spirituale si incrociano indissolubilmente in questa visione che pone al centro della natura ancora una volta l’uomo. Bene lo chiarito Padre Thierry Magnin, segretario generale della Cef (i Vescovi francesi): «Siamo convinti che ci sono aspetti della vita pastorale che possono essere profondamente illuminati dalla visione della ecologia integrale», ha affermato nell’ottobre scorso, alla vigilia della Assemblea allargata per la prima volta anche a sacerdoti, religiosi, laici, uomini e donne, riuniti a Lourdes. «Per ecologia integrale si intende uno sguardo allargato alla natura ma anche alle relazioni sociali», rispettando «i poveri ma anche la qualità delle relazioni sociali». Ciò «presuppone che tutto è legato al tutto e che l’azione che si porta avanti in un ambito ha ripercussioni su un altro. Si tratta di una svolta culturale da secoli, spiega Padre Thierry Magnin: «Per troppo tempo abbiamo separato le cose: da una parte, abbiamo messo l’ecologia, la questione del clima e dell’ambiente, la protezione della natura. Dall’altra, le questioni sociali, la Dottrina sociale della Chiesa, le povertà. Tutto è rimasto per troppo tempo distante». Ora, «con l’ecologia integrale queste due prospettive si uniscono. Papa Francesco dice che lo sguardo che abbiamo sul povero è lo stesso che abbiamo sull’embrione umano, sulle relazioni sociali, sulla natura. Ci siamo quindi detti che lavorare sulla ecologia integrale ci permette di ampliare il nostro pensiero e, al tempo stesso, unificare le diverse visioni di vita che fino ad oggi sono rimaste separate».


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