Pd unito verso il governo. Ipotesi Roberto Fico premier

La Direzione nazionale ha approvato all'unanimità la relazione del segretario per la prima volta dopo sei anni, spianando la strada ad un patto di Legislatura con il Movimento Cinque Stelle, che ora al Quirinale hanno la possibilità di rilanciare il proprio ruolo di maggioranza relativa alle Camere. Dovranno risolvere i nodi interni (con Di Maio e Conte)

Rosetta D'Amelio,  Coordinatrice della Conferenza dei Consigli regionali accanto al Presidente della Camera, Roberto Fico, e al Vicepresidente della Camera, Ettore Rosato

Pd unito (dopo 6 anni) marcia verso il governo del Paese. La Direzione nazionale di questa mattina ha approvato la relazione del segretario all’unanimità. Era il segnale che attendeva il Quirinale, atteso da una parte del Movimento Cinque Stelle che per ora fa quadrato intorno al Vicepremier uscente e capo del movimento, Luigi Di Maio. Non è tra i cinque punti indicati per il governo i Democratici (che chiedono «appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del parlamento; sviluppo basto sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti»), ma la richiesta di discontinuità rispetto all’esecutivo uscente mette in moto una possibile soluzione lampo. Se il 26 agosto l’Italia è chiamata ad indicare il proprio rappresentante nella Commissione Europea, la posizione espressa dal Partito Democratico all’unanimità (per intendersi da Matteo Renzi a Nicola Zingaretti, a Maurizio Martina, ad Andrea Giachetti, a Dario Franceschini), sembra fornire una soluzione politica alla crisi. Il Presidente della Camera Roberto Fico, secondo indiscrezioni atteso domani all’incarico esplorativo al termine del primo giro di consultazioni, potrebbe rivelarsi il premier ideale di una maggioranza salda in Europa, responsabile sui conti pubblici, ma decisa a promuovere politiche di sostegno al lavoro, di ripresa dei redditi e di potenziamento del welfare. La mossa consentirebbe di mettere ordine nel Movimento, liberando il premier uscente per l’incarico a Bruxelles (forte del suo impegno per la elezione del Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen), ma soprattutto aprendo la strada per la Presidenza della Camera a Luigi Di Maio. In un quadro siffatto, i Democratici potrebbero rivendicare la vicepresidenza del Consiglio e probabilmente il dicastero chiave in questo momento in un’Europa, gli Esteri. In queste ore si parla anche dell’ipotesi di un incarico a Raffaele Cantone, non più all’Anac, appena rientrato in magistratura, ma l’opzione potrebbe veder frenare innanzitutto l’interessato. La scelta di un premier non espressione del Movimento, cioé della forza parlamentare di maggioranza relativa, renderebbe meno stabile e certamente meno politico il Contratto di governo. Al Pd non interessa un governo di un anno, al Movimento Cinque Stelle non conviene oggi il voto, alla stabilità dei conti con una recessione continentale all’orizzonte, non servirebbe rinviare le elezioni solo di qualche mese.


PD UNITO, LA SVOLTA DEL NAZARENO. IL TESTO DELL’ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DALLA DIREZIONE NAZIONALE ALL’UNANIMITÀ. Di seguito il testo dell’ordine del giorno approvato dalla Direzione democratica riunita a Roma.

Pd unito (dopo 6 anni) marcia verso il governo. Il segretario Nicola Zingaretti durante la sua relazione al gruppo dirigente del partito

L’odg riassuntivo della Relazione di Nicola Zingaretti approvato dalla Direzione Pd

La Direzione Nazionale del Partito Democratico: giudica la caduta del governo lo sbocco naturale e necessario del fallimento della maggioranza gialloverde responsabile di una paralisi dell’economia, di un impoverimento diffuso, un tessuto imprenditoriale ulteriormente provato e di un isolamento senza precedenti dell’Italia sulla scena europea e internazionale. Rivolge un appello alle organizzazioni territoriali affinché sviluppino il massimo della mobilitazione e della iniziativa democratica in un passaggio particolarmente delicato per il futuro del Paese. Ripone massima fiducia nell’azione del Presidente Mattarella che ringraziamo per l’opera incessante di tutela delle istituzioni e delle procedure democratiche. Ritiene che in assenza di una chiara e solida maggioranza espressione del Parlamento attuale lo sbocco naturale della crisi siano nuove elezioni.

Maria Elena Boschi ad Avellino nel novembre del 2016 per la campagna referendaria costituzionale

Nel pieno rispetto delle sue prerogative la delegazione del Pd indica al capo dello Stato i presupposti sui quali intende concentrare la propria iniziativa per l’avvio di una fase politica nuova e la verifica di un’altra possibile maggioranza parlamentare in questa legislatura:

    • L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione;
    • Il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento;
    • L’investimento su una diversa stagione della crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo;
    • Una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei;
    • Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. In tale logica affrontare le priorità sul fronte lavoro, salute, istruzione, ambiente, giustizia. Evitare l’inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell’IVA.
L’interno del Palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica

Se tali condizioni troveranno nei prossimi giorni un riscontro basato sulla necessaria discontinuità e su un’ampia base parlamentare siamo disponibili ad assumerci la responsabilità di dar vita a un governo di svolta per la legislatura. In caso contrario il Partito Democratico coinvolgerà le forze politiche disponibili a costruire un progetto di alternativa e rigenerazione dell’economia e della società italiana. Ci rivolgeremo alle energie più consapevoli della società, i giovani, le donne, movimenti, associazioni, la rete diffusa del civismo, dei sindaci e degli amministratori. In un passaggio così delicato l’unità e compattezza del Partito Democratico, pure nella ricchezza del suo pluralismo, è una garanzia di tenuta per l’intero sistema politico e istituzionale. La democrazia e i suoi canali di partecipazione sono un patrimonio prezioso che oggi tutte e tutti noi dobbiamo preservare in uno spirito di unità del più largo campo progressista. La Direzione del Pd ha approvato un ordine del giorno che ripercorre la relazione di Nicola Zingaretti dando il mandato a aprire una trattativa per verificare la possibilità di “un governo di svolta per la legislatura”, in “discontinuità” col precedente. Il documento è stato approvato per acclamazione all’unanimità.


«Governo di legislatura Pd-M5s», Franceschini e Martina: sì all’ipotesi Bettini

LA SVOLTA DI FRANCESCHINI, BETTINI E PRODI. La linea affermata dalla Direzione oggi, su cui il Pd unito si è ritrovato,  è in linea con le posizioni espresse da Dario Franceschini, Maurizio Martina e Goffredo Bettini nei giorni scorsi. «Governo di legislatura Pd-M5s», Franceschini e Martina dicono sì all’ipotesi di Goffredo Bettini. Sulla scia dell’ex Premier Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva proposto un governo per mettere a posto i conti pubblico evitando l’aumento già programmato delle tasse, nel Partito Democratico cresce il consenso attorno alla necessità di avviare un dialogo con il Movimento Cinque Stelle. La differenza sta nella durata dell’operazione. In queste ore la proposta di ‘un governo politico di legislatura’ costruita su un patto di maggioranza tra Pd e M5s, così come descritta da Goffredo Bettini, trova l’appoggio di Dario Franceschini e Maurizio Martina, ma anche di altri esponenti nel partito, al netto dei dubbi che continua a professare la vicesegretaria Paola De Micheli, che si riserva un giudizio finale dopo la conferenza stampa di Matteo Renzi attesa nel pomeriggio. Nicola Zingaretti, dopo un primo momento in cui si era dichiarato contrario ad ogni ipotesi di accordo in questo Parlamento, ora resta alla finestra. Per Zingaretti il Paese deve comprendere che l’artefice della fine del governo Conte è unicamente Matteo Salvini. Il resto verrà dopo l’apertura formale della crisi. Un Governo di legislatura Pd-M5s per Zingaretti potrà essere accettabile solo se le condizioni saranno costruite all’interno del percorso che il Capo dello Stato disegnerà con le sue consultazioni. Questi ed altri scenari che si affacciano all’orizzonte dipendono da ciò che accadrà dalle ore 18 in Senato, quando in aula si voterà il calendario della crisi di governo. Si deve decidere la data in cui il premier Giuseppe Conte dovrà pronunciare a Palazzo Madama le sue comunicazioni. Ma l’attenzione è anche sulla Conferenza dei Capigruppo convocata alle ore 19 alla Camera dei Deputati. Si deciderà quando discutere la proposta di legge sostenuta dai Cinque Stelle che prevede il taglio dei parlamentari. Si tratta di un argomento chiave, perché dall’esito di una eventuale approvazione della riforma si imporranno a cascata altri provvedimenti. Tra questi, il principale è la rielaborazione della legge elettorale.


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