Il Palazzo del Quirinale

«L’Autonomia differenziata minaccia l’Unità del Paese». Contro questo progetto di riforma Cgil, Cisl e Uil sottopongono un ordine del giorno ai Sindaci. Si tratta di un documento che le rappresentanze sindacali vorrebbero venisse approvato senza modifiche nei Consigli Comunali per «FERMARE il REGIONALISMO DIFFERENZIATO e ridare al SUD le risorse adeguate e dovute». Di seguito la lettera aperta ai Sindaci irpini e il testo integrale dell’ordine del giorno. L’iniziativa cade nella fase decisiva del confronto in corso tra Movimento Cinque Stelle e Lega all’interno del Consiglio dei Ministri, esteso ai Governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, promotori di norme con le quali puntano ad assumere il pieno controllo del proprio territorio, come non accadeva dalla realizzazione della Unità d’Italia.


Un ordine del giorno per difendere il Mezzogiorno e l’Unità Nazionale dell’Italia

Lettera aperta ai Sindaci della provincia di Avellino di Cgil Avellino, Cisl IrpiniaSannio Uil Avellino Benevento Franco Fiordellisi, Mario Melchionna, Luigi Simeone

Luigi Simeone della Uil, Mario Melchionna della Cisl e Franco Fiordellisi della Cgil nella sede di Confindustria

Cari Sindaci,

il mandato di rappresentanza che avete chiesto con coraggio e ottenuto dai Vostri concittadini Vi pone ogni giorno di più di fronte a vecchie e nuove emergenze che nonostante gli sforzi che molti di Voi operano quotidianamente, sono impossibili da riscontrare, imbrigliati come siamo da una “indifferenza istituzionale” che non conosce limiti ne confini. La crisi che ha travolto il Paese e l’intero continente, da Noi nel Mezzogiorno, in Campania e nelle Aree interne sta segnando definitivamente il futuro di intere comunità. Mentre il Paese è bloccato sulle insopportabili dispute sull’immigrazione, Noi tutti abbiamo il problema opposto dell’emigrazione con i nostri giovani “costretti” a lasciare il Sud per il Centro e il Nord del Paese o addirittura per l’estero. Ma anche gli immigrati non intendono restare in questa parte d’Italia che prima conoscono e ancor prima vogliono abbandonare. Nel Sud del nostro Paese risiede il 34% della popolazione ma la spesa a questi destinata ogni anno non raggiunge il 28%, circa 62miliardi € all’anno in meno che da anni sono destinati al centro nord che riceve il 72% della spesa pubblica con il 66% della popolazione. Questo flusso di spesa divaricato Nord-Sud combinato, in questi anni di crisi, con le politiche di austerity ha portato, ad una riduzione dei servizi pubblici Scuole, Sanità, Trasporti e blocco delle assunzioni, accentuato nelle Aree Interne e piccoli comuni di tutto il paese, per queste ragioni il trend va invertito. Ai cittadini del Sud, delle Aree Interne, va restituito il futuro e riscritto il presente. Serve un Piano Straordinario per il Sud che riporti almeno per un quinquennio il 40% della spesa, per fare ciò bisogna far fronte comune per FERMARE questa ipotesi di REGIONALISMO DIFFERENZIATO che, è opinione comune anche nel governo, in ogni caso aggraverebbe le condizioni attuali già insostenibili.

L’ingresso alla amministrazione provinciale

Cari Amministratori, cari Sindaci gli interessi che Vi sono stati affidati meritano una presa di posizione ben oltre gli schieramenti politici e gli interessi di partito o di movimento che siano, un Appello al Parlamento e al Governo per fermare il massacro del SUD sarebbe un segnale forte per i cittadini, i giovani e per i figli della nostra terra che non si vogliono arrendere, a questa DEPORTAZIONE SILENZIOSA. Bisogna bloccare, subito, il progetto dell’autonomia differenziata. L’Italia è un Paese già troppo diviso, non c’è bisogno di dividerlo ulteriormente. Il Mezzogiorno, come prima detto, deve avere un Piano straordinario, questo vuol dire avere un’idea di Paese unito, di un Paese che è in grado di agire con reale capacità in Europa, così da cambiare le politiche europee di austerity e non l’Autonomia Differenziata. Per questo si potrebbe partire con un o.d.g di tutti i Consigli Comunali del SUD che dall’ IRPINIA contamini tutti i Comuni della Campania, del SUD (1789), in Puglia alcuni l’hanno fatto, per costituire un primo elemento di riflessione per un’iniziativa di Governo che blocchi l’agonia del Mezzogiorno e che riparta da questo per far ripartire l’intera Italia. Cgil Cisl Uil sono impegnate in tal senso e dopo la manifestazione di Reggio Calabria hanno fatto e terranno altre iniziative territoriali. In Irpinia nella seconda decade di settembre, abbiamo previsto iniziative e in tal senso sarebbe importante se, in quella occasione, potremmo presentare il forte messaggio dei Consigli Comunali che avranno fatto l’Odg.

Firmato: i Segretari Generali Confederali


BOZZA ODG COMUNI. ORDINE DEL GIORNO CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Premesso che

    • le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato con il Governo le procedure per vedersi riconosciute ulteriori e particolari forme di autonomia, in applicazione dell’art. 116 terzo comma della Costituzione, in numerose materie;
    • che a ciascun trasferimento di competenza dovrà corrispondere il trasferimento di risorse necessario ad esercitarle e che, ad oggi, le bozze indicano che detto trasferimento avverrà in prima istanza in base alla spesa storica, con l’impegno a determinare entro un anno i relativi fabbisogni standard;
    • che la determinazione dei fabbisogni standard necessita prioritarimente quella dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, in funzione del soddisfacimento dei quali detti fabbisogni devono essere individuati;
    • che l’approvazione di tali accordi sull’autonomia differenziata rimetterebbe in discussione il rapporto tra Stato e Regioni, tra Regioni che si vedranno riconosciute maggiore autonomia e le altre ordinarie, e tra le Regioni stesse e gli enti locali;
    • che l’Italia è caratterizzata già oggi da inaccettabili divari territoriali e che una simile procedura li alimenterebbe;
    • che materie come la sanità, l’istruzione, il lavoro, le prestazioni sociali, la tutela dell’ambiente devono essere garantiti in tutte le Regioni, attraverso una legislazione nazionale e con un’adeguata copertura finanziaria, con investimenti straordinari volti a colmare le diseguaglianze che già oggi esistono nella fruizione dei servizi pubblici;
    • che ad oggi, dal 2001, nessun Governo ha definito compiutamente i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, e le leggi di principio, tali da garantire in misura omogenea, a tutti i cittadini, uguali servizi pubblici e la piena esigibilità dei diritti fondamentali, cui ancorare l’entità dei trasferimenti statali necessari ad assicurarli, anche attraverso la perequazione;
    • che molte richieste delle Regioni derivano da esigenze che riguardano tutti territori e che esiste una interconnessione naturale in un sistema Paese in cui i territori integrati e interdipendenti crescono o arretrano insieme;
    • che questa procedura inevitabilmente avrà ricadute sui rapporti tra le amministrazioni regionali e il sistema delle autonomie locali;
    • che il processo di riordino di cui ha bisongo il Paese non riguarda tanto l’autonomia differenziata, quanto il rafforzamento del sistema delle autonomie locali che negli ultimi anni è stato colpito da riforme e tagli alle risorse che hanno fortemente compromesso la garanzia dei servizi.

Questa Amministrazione chiede al Governo:

    1. che l’assegnazione di maggiori competenze alle Regioni richiedenti, avvenga nel rispetto dei principi solidaristici e perequativi di unità nazionale e non vengano cristallizzate condizioni di divario tra territori con gravi ricadute anche sull’agire delle amministrazioni locali in termini di risorse e di servizi necessari per dare risposte ai cittadini;
    2. di garantire maggiori risorse nei territori in cui permane un gap infrastrutturale, di sostenere uno sviluppo economico e sociale che renda i territori più attrattivi, di creare nuova occupazione e accrescere qualità e quantità dei servizi pubblici per i cittadini, a cominciare dal Mezzogiorno, creando così opportunità di crescita per tutto il territorio nazionale;
    3. che vengano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni nel rispetto dell’art. 117, secondo comma, lettera m), e i relativi fabbisogni standard, e le leggi di principio a garanzia della coesione nazionale;
    4. che il trasferimento delle risorse sia ancorato agli oggettivi fabbisogni dei territori senza alcuna discriminazione o premialità rispetto ai redditi dei cittadini residenti;
    5. che sia garantita la centralità del Contratto collettivo nazionale evitando la pericolosa rincorsa a contratti di carattere regionale;
    6. che il processo di attuazione dell’art. 116, terzo comma, avvenga nel rispetto, anche da parte delle Regioni, del principio di sussidiarietà nell’esercizio delle funzioni amministrative a livello territoriale e non si traduca in un potenziato accentramento regionale;
    7. che ci sia un reale coinvolgimento del Parlamento e del sistema delle autonomie locali nel procedimento in corso e si tenga conto della pari dignità dei livelli istituzionali nell’ordinamento della Repubblica.

Il presente atto è trasmesso al Presidente del consiglio dei Ministri, al ministro per gli Affari regionali e per opportuna conoscenza alla Conferenza Stato-Regione e al Presidente della Regione Campania.


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