A Solofra 133 siti potenzialmente contaminati sono nel mirino della Regione. Per l’Assessore all’Ambiente al Comune di Avellino Augusto Penna, Presidente dell’Osservatorio sull’Ambiente, si tratta di una “bomba ecologica da disinnescare”.

I 172 i siti irpini ‘potenzialmente contaminati” sono censiti dal Piano Regionale di Bonifica licenziato dalla giunta regionale della Campania lo scorso gennaio, che nel delineare un quadro allarmante della salubrità ambientale della provincia di Avellino, evidenzia un trend positivo nel paragone complessivo con il territorio regionale. Di questi siti, ben 167 sono censiti nell’area fra Forino, Montoro e Solofra, e fanno riferimento ad una intensiva attività industriale legata al distretto conciario, ma le discariche comunali di Bisaccia, Montecalvo, Senerchia, Montella e Villanova del Battista destano altrettanta attenzione.

La tabella relativa alla classificazione dei siti inquinati da bonificare

I siti censiti nel Piano hanno differenti utilizzi, attuali o passati, natura e tipologia. In provincia di Avellino le categorie individuate sono per lo più ‘attività produttive’, ovvero aree interessate da attività produttive con cicli di produzione che generano rifiuti pericolosi o che utilizzano materie prime pericolose; ‘Attività dismessa’: che comprende sia quelle aree attualmente non più utilizzate, che spesso versano in condizioni di estremo degrado, sia quelle aree che sono state già in parte o in toto riconvertite ad altri usi diversi da quelli industriali, e sulle quali quasi mai risultano essere stati eseguiti interventi di caratterizzazione e risanamento. ‘Punti vendita carburante’, in cui sono frequenti i fenomeni di perdite di idrocarburi dai serbatoi e dalle tubature e spesso, l’iter di bonifica viene attivato e/o concluso in un arco temporale più breve. Infine troviamo l’Attività gestione rifiuti, che include autodemolitori, depositi giudiziari, impianti TMB, impianti trattamento rifiuti, siti di stoccaggio balle, siti di stoccaggio provvisorio di rifiuti.

Sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori, ambientalisti e studiosi della materia sono al vaglio non solo i siti su cui sono in corso le procedure di bonifica relative alle analisi di rischio, indagini preliminari, piano della caratterizzazione e messa in sicurezza permanente, quanto l’elenco dei siti potenzialmente contaminati.

L’elenco recante il Censimento dei Siti Potenzialmente Contaminati include un’area di 3mila metri quadri a Bisaccia, ovvero una discarica comunale sita in Località Piano dell’Aglio, dove sono stati riscontrati Metalli e Metalloidi, Idrocarburi e  Composti Inorganici; una discarica comunale di 5mila e 500 metri quadrati in Località Costa Caranzi a Montecalvo Irpino; a Montella in località Mortale, ma anche discariche comunali a Senerchia e a Villanova del Battista. E’ presente nell’elenco anche l’area di 9mila metri quadrati della ex Rifometal di Nusco (oggetto di interventi di bonifica della Alluminio Italia, ndr).

L’ingegnere Augusto Penna

“Le ex discariche comunali sono le tipologie più frequenti in provincia di Avellino, in quanto prima del procedimento di riorganizzazione della gestione dei rifiuti, ogni comune era dotato di una sia discarica, come prevedeva la norma dell’epoca” spiega Augusto Penna, docente di ingegneria dell’Unisannio e promotore dell’Osservatorio Irpinia Amianto di Avellino. “Quest discariche erano dei siti di sversamento incontrollato, e che oggi sono oggetto -o sono state- di bonifica, ad eccezione di quelle discariche come Difesa Grande, che con l’emergenza rifiuti è stata assorbita al nuovo scopo.

Se alla luce di questi dati ci stiamo chiedendo a quanto ammonta il danno prodotto sull’ambiente, possiamo confermare che durante questo lungo lasso di tempo le percolazioni di rifiuti prodotta è stata abbondantemente assorbita dal terreno e dalle falde acquifere. La dose inquinante però risulta distribuita in maniera tale da non provocare accumuli e quindi innalzamenti degli indici di pericolosità per l’uomo” continua.

A catturare l’attenzione degli addetti ai lavori, è la concentrazione dei siti che insiste su Solofra. Il censimento dei siti potenzialmente contaminati nel Bacino Idrografico del Fiume Sarno infatti, registra una presenza massiccia del Montorese Solofrano. Soltanto nel Comune di Forino sono segnalati 10 siti, di cui un solo risulta pubblico, ovvero il Centro di Raccolta Raee di Valle Ficucella mentre i restanti risultano privati. 24 siti sono segnalati invece nel Comune di Montoro, fra punti vendita carburanti e attività produttive e dismesse, ovvero tutti privati. E’ il Comune di Solofra a raggiungere il primato con un elenco di 133 siti ‘potenzialamente contaminati’, relativi principalmente ad attività produttive e dismesse. Oltre alla discarica comunale di 5mila e 800 metri quadrati in Località Scorza, e al depuratore Codiso Spa di trattamento di rifiuti di Via Carpisani, il Piano indica un fitto elenco di concerie dismesse e attività produttive.

“Si tratta di attività che insistono nel distretto conciario da decenni e che molto probabilmente sono nate negli anni ’60 quando le norme vigenti in materia di salvaguardia ambientale erano molto differenti” commenta Penna- “Oggi ci ritroviamo a constatare gli esiti di 70 anni di sversamenti e l’inquinamento dei pozzi derivanti dalla massiccia attività industriale. Siamo di fronte ad una bomba ecologica, ben nota però da tempo a tutti gli addetti ai lavori” continua.

A detta dell’ingegnere Penna, ex assessore all’ambiente al Comune di Avellino, il “ricatto” a cui è sottoposto il Mezzogiorno “O il lavoro o la salute” è divenuto ormai inaccettabile in quelle società evolute dal punto di vista culturale come quella irpina. “Con la complicità dei sindacati e delle forze politiche, anche quelle di sinistra, è stato alimentato questo equivoco di fondo: il fine dell’azione politica da perseguire non è il lavoro, ma la possibilità di riconoscere a tutti gli individui di vivere con dignità la propria vita; e il lavoro è solo uno strumento e non può essere barattato con la salute. Chi fa politica oggi deve preoccuparsi principalmente di questi temi” suggerisce.

La tabella indica lo stato di contaminazione per provincia

Il mito della incontaminata “verde Irpinia” resta un tiepido ricordo, sbiadito dal tempo. La vera politica di salvaguardia ambientale dovrà tendere dunque a proteggere dall’inquinamento la ‘parte sana’ della provincia e mettere in campo un maxi processo di bonifica per quelle aree considerate a rischio. “La vera azione di tutela e di mitigazione del rischio ora necessita una grande concentrazione di forze da far convergere sulla Piana del Dragone, la valle deputata a filtrare le acque piovane che penetrano le rocce calcaree e danno vita nei meandri del Terminio Cervialto alle acque che sgorgano dalle principali sorgenti irpine. Se interveniamo oggi a bonificare il sito, riusciremmo ad impedire che il bene più prezioso che abbiamo possa un giorno venire meno. Quando non potremo attingere acqua il problema non potrà più essere risolto” conclude.


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