IIA. Bus negli stabilimenti di Flumeri

Alla IIA da Bologna a Flumeri gli addetti chiedono garanzie sulla produzione, mentre in Valle Ufita negli ambienti ci si chiede che destino avrà l’area un decennio fa assegnata alla Edison per la centrale elettrica poi cancellata.

Il manager Saverio Lopes, Responsabile del Personale alla Industria Italiana Autobus

Mentre a Flumeri le organizzazioni sindacali attendono lumi dal nuovo Capo dello personale, a Bologna i lavoratori hanno presidiato l’esterno degli uffici della Regione Emilia Romagna la scorsa settimana. Il messaggio degli operai bolognesi alle istituzioni locali e all’azienda è chiaro: non ci basta la cassa integrazione, vogliamo produrre. Dopo una prima assemblea dei lavoratori, mercoledì 20 marzo gli addetti della ex Bredamenarinibus si riuniranno di nuovo. In Valle Ufita si chiede chiarezza su tempi e modalità di rilancio dello stabilimento e della ripresa stabile della produzione. Le rsa ufitane hanno inviato lettera scritta al nuovo designato alla gestione del personale Saverio Lopes. La necessità è quella di capire se si produrra ancora dopo le forniture per Genova (commessa in corso di realizzazione), soprattutto se ci sarà un dopo. Poi come sarà gestita la rotazione dei lavoratori, l’organigramma aziendale e se tra IIA e Regione ci si sta adoperando per avviare la formazione. Fiato sul collo dunque su Enti e azionisti. La faccenda è complessa e riportarla in produzione non è sicuramente impresa da poco. Il sindaco di Flumeri Angelo Lanza, nel frattempo, crede nel piano aziendale e ha fiducia in Antonio Bene. In lui crede anche il Governo pentastellato, direttamente coinvolto nella vicenda. Gli operai seguono senza pregiudizi lo sviluppo della situazione, ma vogliono i fatti.

IIA Valle Ufita – Antonio Bene in uscita dallo stabilimento

RISTRUTTURAZIONE E RICONVERSIONE DELLO STABILIMENTO DI FLUMERI, GIALLO SUL FUTURO DELL’EX LOTTO EDISON. In Valle Ufita, in attesa che la società trovi il suo definitivo assetto, tiene banco il discorso legato al frazionamento e messa a bando dei terreni inutilizzati dall’IIA. Agli atti, da sito web dell’ASI, il lotto 59 risulta “insediato” dalla Edison SpA per 81mila metri quadri circa, che è “parte del lotto IIA”. Leggiamo da pagina internet. Il riferimento è alla concessione che fu data anni fa al colosso energetico oggi parte del gruppo francese EDF, Electicité de France. Si tratta della maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia. Quel lotto fu motivo di grande agitazione popolare e amministrativa nel 2009, esattamente dieci anni fa, quando la società per azioni energetica voleva realizzare in Valle Ufita una centrale termoelettrica. Contro quella ipotesi, allora progetto concreto, si schierò e si batté l’allora sindaco di Flumeri, Rocco Antonio Giacobbe. Il primo cittadino di allora si definì contrario alla centrale termoelettrica, perché assertore “di ogni programma di sviluppo nei limiti della sostenibilità”. E la possibilità della centrale fu recepita come una minaccia alla risorsa ambiente, quindi all’agricoltura e alle potenzialità enogastronomiche dell’area. La lotta fu ferma e condivisa dai vari attori politici nonché dai cittadini, al punto che alla fine Edison mollò la presa.

L’ingresso ai vecchi uffici avellinesi del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Avellino, l’Asi

DECIDERÀ L’ASI. Si presume che il lotto 59, poiché non utilizzato, ritorni all’ASI. Tuttavia tutto è da capire. Soprattutto si attende di conoscere in che modo sarà ripartita l’area che è ZES (Zona Economica Speciale), la messa a bando e l’arrivo di investitori. Bene dovrà comunicare cosa e quanto serve all’Industria Italiana Autobus, definire un confine e lasciare vita agli altri. C’è apprensione per quello che sarà deciso, a questo proposito. C’è chi teme un ridimensionamento dello stabilimento che, in passato, all’apice della presenza della FIAT in Valle Ufita, era utilizzato per intero dalle attività industriali. Ma le cose sono cambiate. E di molto. I vertici societari sono attesi a Flumeri per definire quanto necessario per l’avvio della ristrutturazione aziendale. Ad oggi, Bene non ha reso noto (almeno pubblicamente) nulla in merito. Questo non significa che non tornerà in Valle Ufita, ma la partita va ai supplementari. I tempi procedono lentamente rispetto alla volontà dei lavoratori di capire se davvero ci sarà una ripresa della produzione. Perché i più scettici non credono agli esiti dell’incontro al Mise di fine febbraio. Vorrebbero toccare per credere.

Lo stabilimento ex Irisbus oggi della IIA, Industria Italiana Autobus

IL NUOVO “ACCORDO DI PROGRAMMA”. Lo stabilimento di Flumeri dovrà essere profondamente ripensato per essere il cuore della produzione di bus elettrici e ibridi nel prossimo triennio in Valle Ufita. Le forze lavoro attualmente contrattualizzate dovranno essere formate per poter operare all’interno di uno stabilimento che sarà adeguato a questa innovazione, con l’obiettivo di conquistare quote in un mercato oggi soltanto agli inizi, vista la corsa dei costruttori di automobili e mezzi pesanti alle tecnologie elettriche e a basso impatto ambientale. Per tutto questo sarà rivisto l’Accordo di Programma già siglato tra il Ministero dello sviluppo economico e la Regione Campania finalizzato al sostegno di un contratto di sviluppo presentato dalla società Industria Italiana Autobus S.p.A. In questo accordo Invitalia avrà un impegno ancora maggiore. Sono in corso i primi passi per l’attuazione del Contratto di Programma nell’ambito del Piano industriale 2019-21, in conseguenza del recente incontro di Roma al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico presieduto dal Vice Capo Gabinetto Giorgio Sorial, tra Mise, Regioni Campania ed Emilia Romagna, Invitalia, rappresentanze sindacali e Azienda. La sottoscrizione di nuovo contratto di sviluppo con Invitalia e la Regione Campania dovrà «rafforzare gli strumenti per il sito Flumeri», integrando nel nuovo assetto gli stessi lavoratori, per i quali «nel piano industriale sono inoltre previsti specifici programmi di formazione dei lavoratori, anche a sostegno della produzione di nuovi mezzi elettrici», fanno sapere fonti del Ministero. Agli impegni già assunti, che prevedevano 18 milioni di investimento per «il progressivo riassorbimento dalla CIGS, di circa 300 unità impiegate presso il sito di Flumeri e la conservazione, da parte della Industria Italiana Autobus S.p.A., di uno stratificato e localizzato know how nella produzione di autobus», come ha recentemente ricordato la Regione Campania, si aggiunge una parziale riconversione di mezzi e personale alla industria della mobilità elettrica.


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