Il Presidente della Provincia, Domenico Biancardi

«Tutela dell’ambiente e promozione del lavoro sono due priorità delle amministrazioni locali, che richiedono un attento rispetto degli equilibri e delle norme». E’ quanto affermato dal presidente della Provincia, Domenico Biancardi.

La Novolegno ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Arcella ed i 117 lavoratori hanno dichiarato lo stato di agitazione. Si apre una nuova e delicata vertenza occupazionale in Irpinia. (Leggi l’articolo)

«E’ sicuramente una cattiva notizia, che richiede un immediato intervento delle istituzioni del territorio. La Provincia non ha competenze dirette sulla materia, ma siamo vicini ai lavoratori e pronti a spenderci, per sollecitare un intervento del governo».

Lo stabilimento Fantoni della Novolegno di Pianodardine

Alla base della decisione del gruppo Fantoni non ci sarebbero ragioni di ordine ambientale o collegate alle misure di controllo delle emissioni, ma problemi di redditività dell’impresa. Resta però di attualità la sofferenza ecologica della Valle del Sabato.

«Il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini, a cominciare da quella degli stessi lavoratori, sono questioni fondamentali. Ma dobbiamo stare attenti a non creare inutili allarmi. Di ogni attività produttiva va valutato l’impatto sul territorio, però non possiamo scoraggiare gli investimenti, che portano lavoro e opportunità per le comunità locali, rispettando regole e parametri. Esistono delle norme a tutela dei territori e dell’ambiente che vanno rispettate. Spetta alle autorità preposte il compito di effettuare i controlli necessari».

Da parte degli abitanti della zona c’è il timore che non venga garantito un alto livello di vigilanza e che nella Valle si concentrino sempre più attività insalubri. Che ne pensa?

«Sono tranquillo perché le istituzioni effettuano tutti i controlli necessari. Se dovessero essere riscontrate irregolarità scatterebbero immediatamente le contromisure. Voglio essere chiaro: se un’azienda pensa di venire in Irpinia per aprire attività inquinanti respingeremmo con fermezza una simile ipotesi. Non possiamo però creare ostacoli a chi vuole lavorare con correttezza. La nostra provincia ha bisogno di insediamenti in grado di creare occupazione».

Proprio in questi giorni è stata sollevata la questione dell’opportunità di ubicare a Pianodardine un impianto per il trattamento e la trasformazione dei pallini di piombo e di altri materiali, la cosiddetta “fonderia”.

«Non disponiamo di notizie precise sulla vicenda. Dovrà essere il Comune di Avellino ad entrare nel merito, insieme all’Asi, per verificare tutti gli aspetti. Prima di prendere posizione bisogna approfondire. Mi sembra, invece, che bisognerebbe porre più attenzione su un altro punto».

Dica pure…

«La conversione degli impianti delle aziende chiuse, che abbiano effettuato lavorazioni di un certo tipo, oltre all’eventuale bonifica dei siti, ma anche la destinazione urbanistica dei suoli».

In alcuni casi è emersa una legittima preoccupazione sulla vicinanza tra impianti e coltivazioni agricole, soprattutto in aree dove si realizzano produzioni tipiche e di qualità, da cui dipende la valorizzazione del territorio. Non crede?

«Gli insediamenti produttivi però vengono previsti dai piani urbanistici. Si suppone, quindi, che tutte le valutazioni siano compiute preventivamente. Ma quando ci sono fondate preoccupazioni, i sindaci fanno bene ad intervenire».

Non è facile mantenere in equilibrio le esigenze occupazionali ed industriali, con quelle ambientali. E’ vero?

«Sì, indubbiamente. Occorrono lucidità, senso critico e responsabilità. Ma non siamo affatto all’anno zero».

Nel mirino spesso finiscono anche le strutture di trattamento dei rifiuti.

«Non stiamo parlando di strutture ad alto impatto. E soltanto creando una efficiente rete di impianti, si può gestire adeguatamente la raccolta differenziata ed avere un servizio efficiente e più economico».

L’Ato dovrà sciogliere il nodo sul futuro della società pubblica Irpiniambiente. A che punto siamo?

«Siamo ancora in una fase di ascolto del territorio da parte dell’ente d’ambito. Quando arriverà il momento del confronto, la Provincia difenderà il ruolo di Irpiniambiente. Un sistema industriale efficace non può che portare benefici alla riorganizzazione del ciclo integrato. C’è poi la questione occupazionale, che riguarda 600 dipendenti. Tutte professionalità a cui non si può rinunciare in una filiera moderna ed avanzata».


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