Ciriaco De Mita. È stato presidente del Consiglio, ministro e segretario della Democrazia Cristiana

Sindaco di Nusco e presidente dell’assemblea dei sindaci al tavolo della Strategia Nazionale per le Aree Interne, Ciriaco De Mita spiega la sfida che il progetto pilota rappresenta per l’entroterra della Campania con riferimento all’Alta Irpinia. Lo fa all’interno di una pubblicazione “La voce dei sindaci delle aree interne” pubblicato nel 2018 da Rubettino Editore. Scritto da Sabrina Lucatelli del Comitato tecnico aree interne e da Francesco Monaco responsabile Area politiche di coesione dell’ANCI è stato presentato a Roma alla presenza del ministro per il Mezzogiorno Barbara Lezzi. Oggetto della intervista le ragioni dell’impegno amministrativo a Nusco per un ex premier, già segretario della Democrazia Cristiana, dal 2014 al servizio della comunità locale anche e soprattutto come referente per la Strategia nazionale aree interne in Alta Irpinia.

La copertina del volume: “La voce dei Sindaci delle aree interne”, a cura di Sabrina Lucatelli e Francesco Monaco

«IL MIO ATTACCAMENTO ALL’ALTA IRPINIA…». Il prologo dell’intervista inquadra efficacemente lo spirito con cui De Mita ha conservato intatto il suo rapporto con il territorio anche quando ha assunto le maggiori responsabilità politiche e istituzionali nazionali. «Sono nato e cresciuto in questo pezzo di territorio, e quando ho accettato la candidatura a sindaco avevo l’illusione di farlo crescere ancora. L’attaccamento all’Alta Irpinia è stata una fortuna: questo mi ha permesso di non perdere mai la consapevolezza della realtà quotidiana dei più, in questa terra e dovunque nel Paese».

PROGETTO PILOTA, VISIONE CHE VIENE DA LONTANO. Quanto alla scelta di diventare Sindaco di Nusco, De Mita chiarisce che lo ha spinto prevalentemente “la prospettiva di avviare la Strategia nazionale aree interne”. E spiega: Questo argomento nasce con l’ultimo ministro per il Mezzogiorno, Carlo Trigilia, che era molto bravo, e con lui c’erano Fabrizio Barca e mio nipote (Giuseppe De Mita, deputato eletto nel 2013). Mi stimolava l’idea ipotizzata di una forma d’intervento analoga a quella che noi avevamo immaginato da ragazzi, ovvero rendendo i Comuni protagonisti”.

«EMANCIPARE E SVILUPPARE LE AREE INTERNE, SOGNO ACCAREZZATO DAGLI ANNI ’50». De Mita ricorda la spinta che motivava le classi dirigenti negli anni ’50, quando c’erano le idee ma non le risorse. Quella spinta è rimasta, così come il desiderio di emancipare una comunità che al di là dei decenni passati sconta forme di isolamento. “Voglio contribuire a migliorare ancora la condizioni di chi vive qua: capisco che i più giovani avvertano le cose che mancano, ma io so dove eravamo e dove siamo arrivati. Qua non c’era luce, non c’era l’acqua, non c’erano strade, non c’erano medici, forse c’era qualche farmacia. E vogliamo parlare della rete dei trasporti? In un’area come questa, dove la popolazione vive in campagna, è ‘rarefatta’. Oggi i collegamenti non sono adeguati, e il disagio è evidente. Ho
voluto dedicarmi a questo. E a chi si meraviglia che io alla mia età parli ancora di politica, ricordo che ho iniziato a farlo quando avevo 9 o 10 anni. Seguendo un
mio metodo: conoscere il problema e ipotizzare le soluzioni, anche quando non
c’erano le condizioni per realizzarle immediatamente”.

Ciriaco De Mita giovanissimo in un comizio della Democrazia Cristiana

L’AZIENDA FORESTALE E I SERVIZI INTERCOMUNALI PRIORITARI. Nel merito della Strategia Nazionale delle Aree Interne, il Sindaco di Avellino spiega le ragioni della lunga fase preliminare. Dice di aver faticato a far comprendere che l’obiettivo del programma era superare il particolare dei singoli Comuni, in luogo di un interesse maggiore per il territorio, “ma alla fine il programma è stato approvato all’unanimità”, spiega. La logica ha prevalso: concentrare le risorse su azioni di ordine generale, sulla soluzione di problemi non perseguibili dai singoli Comuni. “Il primo è, pertanto, di fare l’azienda forestale, che andrà a interessare un terzo del territorio della provincia di Avellino. È interessante vederla, la foresta, perché oggi non c’è manutenzione, nessuna intelligenza applicata alla conservazione, assistiamo al taglio indiscriminato. Vogliamo conservare il territorio, e migliorare la produzione. Da qui arrivano, ad esempio, le migliori castagne d’Europa”.

L’ex Ministro Fabrizio Barca a Calitri nell’agosto del 2015 durante i lavori del finalizzati alla elaborazione della Strategia delle Aree Interne dell’Alta Irpinia

L’AMICIZIA E LA STIMA CON FABRIZIO BARCA. De Mita parla del suo rapporto con Fabrizio Barca, con cui “è maturata una simpatia umana, la stessa che mi legava al padre Luciano, anche se era comunista”, eletto per la prima volta lo stesso anno del Sindaco di Nusco. E non nasconde una certa amarezza per la distanza con molti amministratori locali. “Personalmente, non ho mai immaginato di fare una cosa che si identificasse con il mio comune o con la mia figura, ma di aiutare gli altri a fare insieme, perché sono convinto che le cose che si fanno insieme riescono, e le cose che si fanno da soli non riescono, tranne il pensiero, perché ha altre radici”.

«MANTENERE I CITTADINI SUL TERRITORIO». De Mita svela il vero obiettivo del programma, citando ad esempio la cultura con la creazione del distretto museale: “La garanzia dell’accesso ai servizi essenziali rappresenta uno degli ambiti centrali per mantenere i cittadini sul territorio”. Capitolo chiave è la sanità. “Realizzare un ospedale a 100 chilometri di distanza da alcuni centri non sarebbe stato giusto. Di fatto, così, l’ospedale esistente – quello di Sant’Angelo dei Lombardi – è salvaguardato dalla legge, e grazie alla Strategia faremo in modo che operi al meglio, potenziando il pronto intervento e realizzando una collaborazione con l’ospedale di Avellino per gli interventi di maggior rilievo”. Il problema sono i medici. “Una soluzione possibile e immaginata è quella di reclutare il personale medico tra i medici potenziali, cioè i giovani specializzandi. È un esperimento già realizzato anni fa, ad Ariano Irpino”. Altra questione fondamentale è la scuola. “Abbiamo in mente un plesso baricentrico, che non funzioni solo per l’insegnamento. Ci saranno palestre, cinema, biblioteche: la ragione della presenza sarà sollecitata alla persona, non imposta. Per realizzare tutto questo, dobbiamo rivedere la struttura degli enti locali, che è quella nata con il terremoto, semplice. Per questo abbiamo sottoscritto una convenzione tra i comuni”.

Uno scorcio del Centro direzionale di Napoli

«L’ACCENTRAMENTO DELLA POPOLAZIONE è UN PROBLEMA». Il tema di fondo della Strategia Nazionale delle Aree Interne è la ridefinizione oggi del rapporto tra le città e le zone rurali, tra aree costiere ed interne. “L’accentramento della popolazione crea grandi problemi, non risolvibili. È un tema che sollevammo già alla fine degli anni Cinquanta: quand’ho iniziato a far politica, il mio gruppo e io siamo nati come ‘chi difende le aree interne’, contro Napoli. Non perché eravamo contrari alla grande città, ma perché ritenevamo che fosse giusto un equilibrio. Adesso questo riequilibrio diventa necessario, ma non riesco a individuare un’iniziativa dei governi caratterizzata da grande impegno. La Strategia è l’inizio di un riequlibrio naturale. È come mettere un ragazzo in biblioteca: vede i libri, e allora inizia a leggerli, e scopre che leggendo di più va meglio. Ma non viene obbligato a leggere”.

LE AREE INTERNE COME CULTURA. Al di là del riequilibrio della popolazione, in definitiva, è più forte degli stessi risultati immediati del progetto. “Il tempo che abbiamo consumato nell’elaborazione della Strategia ha fatto crescere una forte curiosità che vede nella Strategia una cosa utile: il riequilibrio della popolazione sul territorio non può però avvenire per decreti, avviene
per convenienza”.

IL LIBRO. La voce dei Sindaci delle aree interne – A cura di Sabrina Lucatelli e Francesco Monaco. Il libro racconta una storia con la voce dei protagonisti. E’ la storia della “Strategia nazionale per le aree interne”, un esperimento di politica territoriale che coinvolge 1.077 Sindaci, in rappresentanza di 2 milioni di abitanti che vivono su circa 51 mila km2 di territorio. Sono Sindaci di comuni «interni», distanti dai poli in cui si erogano i servizi di cittadinanza (salute, istruzione, mobilità ecc.). Una storia di luoghi aspri, incontaminati, puliti, ricchi di biodiversità, collocati dalle Alpi agli Appennini e nelle Isole, tutti in via di spopolamento, che però hanno trovato la forza di reagire e risollevarsi. La prefazione è di Corina Crețu, Commissaria UE. All’interno un commento di Fabrizio Barca e una postfazione del Presidente IFEL, Guido Castelli. In copertina i messaggi alle “aree interne” del Presidente ANCI, Antonio Decaro e del Ministro Barbara Lezzi.


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