Il candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti, Governatore del Lazio

Nonostante il vistoso calo delle iscrizioni al partito, rispetto al 2017, le immancabili polemiche, i tatticismi e qualche inciampo, le consultazioni interne al Pd irpino, segnano una precisa linea di confine rispetto al passato. Starà ovviamente agli attori in campo dare seguito al percorso. (Leggi l’articolo)

La vittoria di Zingaretti, in linea con le tendenze nazionali, che vede in Areadem, guidata dall’ex senatore Enzo De Luca, il principale protagonista, insieme ad alcune voci critiche dei Democratici, riapre la prospettiva di un confronto interno, che è stato il costante richiamo in questi anni dell’esponente franceschiniano, e verso l’esterno, per la ricostituzione di una coalizione di centrosinistra.

Una condizione che viene rafforzata dall’affermazione di Leo Annunziata, sindaco di Poggiomarino, in corsa per la segreteria regionale, che ha visto la compartecipazione anche della presidente del consiglio regionale, Rosetta D’Amelio.

Il congresso nazionale e l’esito delle convenzioni locali riapre, dunque, l’ipotesi di un riassetto della segreteria provinciale di Giuseppe Di Guglielmo, dirigente che ha avuto nel riferimento dell’area riformista il proprio principale supporter.

La vera partita però si gioca soprattutto alle prossime amministrative, che coinvolgono la città capoluogo e centri importanti come Ariano Irpino e Montoro.

Il Pd dovrà decidere quale strategia adottare, se quella del basso profilo, puntando su un progetto civico, o quella della lista di partito, investendo sulla visibilità che le primarie potranno dare e scommettendo sull’orgoglio di una comunità politica, che sta vivendo una fase di incertezza e di profondo travaglio, ma sta anche cercando di ritrovare motivazioni, recuperando un retroterra progressista.

Per i sostenitori di Zingaretti, ma non solo, l’opzione di partito appare una scelta ineludibile, pur ritenendo utile, se non addirittura auspicabile, l’avvio di una collaborazione con l’associazionismo politico di centrosinistra e con la cosiddetta società civile. Una decisione che dovrà superare diversi ostacoli, a cominciare dall’opposizione di chi ha già allungato il passo per proprio conto.

Ma i rischi di uno strappo tra le fila del Pd in Irpinia, si moltiplicheranno con l’avvicinarsi della scadenza del 3 marzo. Alle tensioni locali, infatti, potrebbero aggiungersi ragioni di quadro politico nazionale e di convivenza interna al Nazareno.

E’ ormai sempre più evidente che nel partito vi siano spinte separatiste, per mettere in campo un nuovo e diverso progetto, che poi in qualche modo guarda al passato. L’idea di costruire un soggetto politico centrista che aggreghi pezzi del cattolicesimo  e del moderatismo di centrosinistra e di centrodestra si fa sempre più avanti, soprattutto dopo l’accentuarsi della crisi nei rapporti tra Forza Italia e Lega ed il drastico calo di consensi della formazione berlusconiana, nei sondaggi demoscopici, che fa il paio con le difficoltà del Pd.

Una soluzione ben vista anche da Matteo Renzi, che in questo modo cercherebbe nuovi spazi di visibilità.

Sarà, però, comunque necessario trovare un’intesa tra il nuovo partito centrista ed il Pd, per determinare una mutazione negli equilibri politici del Paese e realizzare un’alternativa al governo e al disegno della Lega e più in generale alle spinte dell’antipolitica.

La tentazione di alimentare una frattura, dunque, potrebbe trovare, anche da subito, adesioni in città e in alcune componenti del partito.

 

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