Progetto Pilota Alta Irpinia, la Regione lancia le cooperative di comunità

«RIGENERAZIONE DEI BORGHI E DEI LUOGHI ABBANDONATI, PROTAGONISTI I CITTADINI». L'Assessore regionale Antonio Marchiello è intervenuto all'assemblea del settore promossa da Legacoop a Napoli. La sfida: «Creare lavoro ripopolando territori preziosi che hanno bisogno di tornare a crescere»

Coinvolgere le comunità locali dell’Alta Irpinia e delle Aree Interne campane in progetti di «gestione di servizi e nella valorizzazione e rigenerazione dei territori» con le cooperative di comunità. Mettere a disposizione dei cittadini uniti in cooperative di comunità «beni abbandonati, inutilizzati, sottoutilizzati» dando impulso «a progetti culturali che hanno come obiettivo il riutilizzo sociale di beni confiscati alla criminalità organizzata». La rigenerazione urbana. la qualificazione dei beni comuni, il recupero dei centri storici è la nuova frontiera da esplorare. La Regione Campania, attraverso l’Assessore alle Attività Produttive Antonio Marchiello, ha lanciato una nuova sfida contro lo spopolamento nelle quattro aree interne sottoposte a strategia nazionale, il Progetto Pilota. Partecipando alla assemblea regionale di questo settore che fa capo a Legacoop, Marchiello estende la portata dei programma, ribadendone la dotazione finanziaria. In base ai protocolli firmati a Nusco nel 2016 sono disponibili 200 milioni per l’Alta Irpinia e i progetti dei suoi 25 Comuni associati nella Città dell’Alta Irpinia. A queste misure possono aggiungersi programma di rigenerazione e riqualificazione urbana nel contesto rurale delle Aree interne. In questo senso il riferimento può essere il modello di Cairano, dove da anni l’Associazione 7x porta avanti la rigenerazione del borgo, utilizzando la cultura, i servizi e il recupero degli spazi comuni come strumento di rilancio economico.

La piazza rigenerata del teatro a Cairano

IL CONVEGNO, PRELUDIO DEL SALONE DI GENOVA A FEBBRAIO. A Napoli, presso la sala Assoli di Casa del Contemporaneo, l’Assessore Antonio Marchiello era presente alla prima Assemblea congressuale in Campania di CulTurMedia, Settore di Legacoop che associa le imprese cooperative della Cultura, del Turismo e della Comunicazione, in vista dell’appuntamento nazionale di Genova previsto per il prossimo 7 e 8 febbraio. «Tema centrale dell’incontro è stata la Cooperazione e la rigenerazione culturale: luoghi aperti dell’innovazione economica e sociale, come sfida per promuovere processi di partecipazione e di co-progettazione di modelli integrati di sviluppo territoriale, in una nuova ottica di collaborazione tra pubblico e privato».

Quaglietta | L’architettura

LA NUOVA SFIDA SULLA RIGENERAZIONE URBANA. Il documento congressuale ha evidenziato, tra l’altro, che «la sfida della rigenerazione urbana, culturale e sociale dei beni comuni non è più procrastinabile e la presenza in Campania di numerosi beni abbandonati, inutilizzati, sottoutilizzati apre la possibilità di sviluppare percorsi inediti e innovativi», si legge in una nota diffusa dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Campania. In particolare, «la rigenerazione di un bene inutilizzato crea un ecosistema favorevole in cui è possibile rafforzare la solidarietà e la cooperazione, sviluppando progetti insieme alla comunità». In questa logica «CulTurMedia e Legacoop si propongono di continuare a creare condizioni favorevoli per la costruzione di connessioni tra le cooperative che intendono intraprendere percorsi di messa in rete di competenze e idee». In questo contesto, «risulta di particolare interesse l’idea di utilizzare lo strumento delle cooperative di comunità per dare impulso a progetti culturali che hanno come obiettivo il riutilizzo sociale di beni confiscati alla criminalità organizzata».

La immagine tipica di Cairano in distanza

AREE INTERNE PRIORITÀ PER LA REGIONE CAMPANIA. L’assessore alle Attività Produttive della Regione Campania, intervenuto in rappresentanza del Presidente Vincenzo De Luca, ha sottolineato che questa Amministrazione ha dedicato una particolare attenzione alle ‘Aree interne’. Infatti nell’ambito del P.O.R. Campania 2014 -2020 sono state individuate 4 aree: Alta Irpinia, CilentoInterno, Tammaro-Titerno e Vallo di Diano per le quali sono state stanziante importanti risorse finanziarie. «In questo scenario di crisi di spopolamento e di impoverimento delle Aree Interne può diventare strategica la diffusione delle Cooperative di Comunità», ha spiegato Marchiello, intervenendo. L’obiettivo «favorire il protagonismo dei cittadini nella gestione di servizi e nella valorizzazione e rigenerazione dei territori in ossequio al principio di sussidiarietà regolato dall’articolo 118 della Costituzione italiana il quale prevede che Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale».


Scaffale. L’approfondimento

LA COOPERATIVA DI COMUNITÀ. La cooperativa di comunità è un modello di innovazione sociale dove i cittadini sono produttori e fruitori di beni e servizi, è un modello che crea sinergia e coesione in una comunità, mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e istituzioni rispondendo così ad esigenze plurime di mutualità. La cooperativa di comunità, per essere considerata tale, deve avere come esplicito obiettivo, quello di produrre vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci promotori appartengono o che eleggono come propria. Questo obiettivo deve essere perseguito attraverso la produzione di beni e servizi che incidano in modo stabile e duraturo sulla qualità della vita sociale ed economica della comunità. Non contano dunque la tipologia della cooperativa (di lavoro, di utenza, sociale, mista, ecc) o la tipologia delle attività svolte, quanto piuttosto la finalità di valorizzare la comunità di riferimento. E’ chiaro che le cooperative di comunità valorizzano la centralità del capitale umano, il che significa impostare modelli organizzativi e gestionali che favoriscano la partecipazione e coinvolgimento. Si tratta di esperienze che coniugano le tematiche e valori della cittadinanza attiva, della sussidiarietà, della gestione dei beni comuni e la solidarietà. Ogni cooperativa è unica e inimitabile nel suo genere, per dimensioni, obiettivi e attività, perché diverse e uniche sono le peculiarità della comunità, diversi i bisogni e le modalità di risposta che affondando le proprie radici nella storia e nei modi di essere di quella specifica comunità. Non esiste una tipologia specifica di “cooperativa di comunità” e come tale non è ancora riconosciuta giuridicamente.  Manca un quadro normativo nazionale mentre alcune Regioni hanno già disciplinato la cooperazione di comunità.

APPROFONDIMENTO | Il progetto Legacoop

I RIFERIMENTI NORMATIVI La legislazione italiana non è ancora intervenuta a livello centrale per normare le cooperative di comunità. Gli unici riferimenti legislativi sono quelli alle leggi regionali e alle norme del codice civile relative alle imprese cooperative.


LEGGI ANCHE (ARCHIVIO):

Alta Irpinia, si progettano i borghi del futuro

Il borgo biologico di Cairano alla Biennale di Architettura di Venezia

Borghi abbandonati, Verderosa: progetti per Lioni, Quaglietta e Conza

 

 

ARTICOLI CORRELATI