La fusione della Camera di Commercio di Avellino con quella di Benevento va trasformato in una formidabile opportunità, a patto di un approccio che superi anacronistici quanto vacui arroccamenti sui campanili. La CISL IrpiniaSannio non si renderà disponibile ad alcun gioco al massacro. La nostra prioritaria attenzione è stata e sarà sempre focalizzata al mantenimento dei livelli occupazionali delle due tecnostrutture che, a guardar bene, possono addirittura risultare sottodimensionate, a differenza di altre – anche in Campania – che hanno la condizione opposta.  Come Irpinia e come Sannio dobbiamo essere pronti a capire le ragioni, ineludibili, del cambiamento e guidarne i processi dal nostro territorio. L’alternativa sarebbe l’eterodirezione e i commissariamenti.

Decidere da soli ed in sintonia tra i territori ci consentirà anche di evitare accuratamente ogni qualsivoglia mortificazione di un pezzo rispetto all’altro delle nostre aree interne. Siamo per intervenire sporcandoci le mani ed assumendo, come classe dirigente delle due provincie, la responsabilità di stabilire criteri paritetici e proporzionali in ciascuno degli aspetti della vicenda: sui modelli organizzativi, della rappresentanza, della operatività ed efficientamento, a partire dal mantenimento dei presidi operativi di sede a Benevento come ad Avellino. Il patrimonio che le due Camere porteranno in dote alla nuova casa comune non dovrà essere utilizzato per compensare i bilanci in rosso di altre Camere in Campania o altrove, così come non possiamo correre il rischio di fusioni eterogenee tra territori diversi per tradizioni culturali e vocazioni economico-sociali. Se tale assunto viene adottato come obiettivo comune e condiviso la strada non può essere quella della difesa demagogica dello status quo o tantomeno quella delle reciproche furbizie. Come CISL IrpiniaSannio abbiamo sperimentato, sul campo, che l’area vasta (ma chiamiamola pure in qualunque altro modo!) dell’Appennino centrale campano quando si associa, con intelligenza, con lungimiranza, con realismo e con trasparenza, può solo fortificare il potere contrattuale e l’incidenza sulle aree tradizionalmente più forti e popolate della nostra Regione.

A breve il numero complessivo delle Camere di commercio dovrà essere ridotto in Italia dalle attuali 105 a non più di 60. Lo ha stabilito il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri alla fine di agosto. Considerati i vincoli stabiliti dalla norma (almeno una Camera di commercio per Regione e l’accorpamento delle sedi con meno di 75mila imprese iscritte), la Cisl ritiene fondamentale definire un piano che consenta di governare un processo avviato e, allo stato, irreversibile.

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