“In Campania soldi a chi non licenzia o chiude”. Bonavita (Cisl): norme anti infiltrazioni e per il lavoro

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CAMPANIA CHIEDE UN MAGGIORE RACCORDO NEL FRONTEGGIARE LE EMERGENZA SANITARIA ED ECONOMICA: CONTROLLI SUI FONDI ALLE IMPRESE, CHI PRENDE I SOLDI NON PUÒ CHIUDERE. In Irpinia auspica una unità di crisi ampia e condivisa fra azienda sanitaria e città ospedaliera per monitorare il territorio

Doriana Buonavita

“In Campania soldi a chi non licenzia”: ci sono già 220 mila lavoratori senza ammortizzatori”. Il segretario della Cisl Campania Doriana Bonavita lancia l’allarme. Redigere un piano di rafforzamento delle unità lavorative negli ospedali, riaprire tutte le strutture che sono state chiuse differenziando le attività Covid da quelle ordinarie e allestire una unità di crisi territoriale condivisa che prevede la presenza dei manager di Azienda ospedaliera e Asl per occuparsi finalmente della medicina territoriale. Doriana Buonavita intravede l’apertura di una “fase 2” del distanziamento sociale connotata da prudenza ma anche da un profondo rinnovamento della governance locale e politica, fondata su collaborazione e condivisione delle scelte. Mettere in sicurezza la salute pubblica è la priorità indicata dalla leader campana della Cisl, che chiede una unità di crisi corale per aprire lo sguardo al territorio più che sui percorsi del singola azienda sanitaria. Ma senza trascurare la tenuta socio economica del contesto regionale, con 220mila ex lavoratori che oggi rappresentano gli invisibili della società.

LA PANDEMIA HA MESSO ALLE CORDE LA SANITÀ ITALIANA. La pandemia ha messo a dura prova “quello che da anni è stato considerato il nervo scoperto della Campania”, osserva. “La nostra sanità- e non solo in Campania- non era pronta ad affrontare questa grave emergenza, con risorse contingentate e personale poco qualificato: ha retto soltanto il Cotugno, che è stato un esempio per tantissime strutture ospedaliere. Nelle ultime settimane la Regione ha dovuto finanziare le rianimazioni e riaprire quei posti letto che erano stati precedentemente tagliati. Quel disimpegno frutto delle precedenti politiche ha determinato la nostra grande difficoltà, e a questo si è aggiunta l’inesperienza nella gestione dell’emergenza, le misure che i manager hanno messo in campo, la mancanza di dispositivi di protezione” commenta la segretaria.

Un momento dell’intervista alla Segretaria Generale della Cisl Campania

La falla del sistema sistema sanitario evidenziata da Bonavita è soprattutto l’assoluta mancanza delle attività di rete territoriale, fra medici di base, specialisti ambulatoriali, distretti sanitari e tutto ciò che gli ospedali potrebbero delegare ai territori. “E’ fallito il modello sanitario che premiava le eccellenze e le cure per singole patologie, lo ha dimostrato la grande sanità lombarda, che al pari delle altre regioni non è riuscita a fronteggiare l’emergenza per la mancanza di investimenti sulla medicina territoriale” spiega. Oggi per affrontare al meglio la “fase 2” sarà necessario ampliare l’indagine epidemiologica, e monitorare le professioni e gli ambienti di lavoro dei contagiati. “Abbiamo bisogno di saperne di più su chi è contagiato, per alzare le misure di sicurezza e individuare i luoghi più sensibili. La fase 2 non può essere la riapertura delle imprese: la logica dell’economia non può prevalere rispetto alla salute pubblica e per riprendere gradualmente la nostra vita c’è bisogno di maggiore informazione e conoscenza dei rischi. Da pandemia si trasformerà in epidemia, ma fino alla somministrazione del vaccino ci vorranno parecchi mesi”. L’aspetto positivo evidenziato dalla esponente Cisl è il recupero del rapporto con i contesti sociali e la capacità dell’azione corale di incidere maggiormente sulle prescrizioni.

L’IMPATTO SOCIALE DELL’EMERGENZA: DUBBI SULLA RESILIENZA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. Sul piano economico “cambierà tutto, e con il Cura Italia prima e con le misure di sostegno introdotte dalla Regione poi – ci saranno fondi in circolo per il sostegno ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese, ma alla lunga non sono certa che le piccole aziende resisteranno alle crisi. Prevedo che molte di queste chiuderanno battenti: penso agli alberghi e tutto ciò che genera il turismo, ma sono fortemente preoccupata per i lavoratori della Whirlpool, che hanno solo congelato la vertenza. A questo bisogna aggiungere che cambierà il mercato globale e i rapporti di forza fra le grandi potenze, e che ci sarà una esplosione delle industrie farmaceutiche con lobby per gli esami sierologici, cure e vaccino”. La tenuta sociale dipende dai 220mila ex lavoratori che hanno concluso i cicli degli ammortizzatori sociali e che oggi lavorano in nero. “Si tratta di un esercito di invisibili a cui bisogna necessariamente dare una risposta. Resto critica e scettica anche rispetto al bonus di 600 euro una tantum alle partite Iva, che però avranno bisogno di lavorare” sottolinea.

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IN CAMPANIA SOLDI A CHI NON LICENZIA: VIGILANZA SUI COMUNI E SULLE IMPRESE”. L’economia deve ripartire, “ma in Campania soldi a chi non licenzia o chiude deve essere una pregiudiziale fissata con paletti giuridici invalicabili”. Per Bonavita “i fondi alle imprese e le risorse affidate ai Comuni necessitano di un monitoraggio, se non di una autorità di vigilanza, per evitare infiltrazioni, come ha sottolineato Cantone ma anche Cafiero De Raho in queste ore”, premette. “Chiederò che venga imposto un vincolo per impedire alle imprese beneficiarie del contributo di chiudere. Gli aiuti vanno sempre controllati, anche per evitare l’infiltrazione della criminalità. Ho chiesto ai Prefetti di tutte le province campane un osservatorio sui prezzi, così come chiedo di cambiare le regole sui finanziamenti a fondo perduto. Ai Comuni sono arrivati 4 miliardi e mezzo, in aggiunta ai 400 milioni della Regione derivanti dall’avanzo dei fondi comunitari 2014-2020, ma si tratta di fondi già precedentemente destinati agli enti locali. Dove sono invece le fragilità diffuse? Chi se ne occupa?” conclude.


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