«Soldi alle imprese subito per ripartire», Bruno (Confindustria): fattore tempo decisivo

«DALL'EMERGENZA SI SVILUPPERANNO NUOVI MODELLI ECONOMICI, OCCORRE LUNGIMIRANZA». Il presidente di Confindustria Avellino lancia l'allarme sulle procedure per garantire liquidità e suggerisce soluzioni alternative guardando agli esempi tedesco e svizzero. Appello al dialogo tra le parti sociali: «Serve cooperazione contro l'unico vero nemico invisibile, il virus»

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«Servono liquidità e soldi alle imprese subito per ripartire», ammonisce il Presidente di Confindustria Avellino, Giuseppe Bruno, preoccupato per i troppi vincoli burocratici. Non basta stanziare i fondi, se la palude burocratica vanifica una programmazione emergenziale che, per questo, deve essere tempestiva. Ma quello della burocrazia non è l’unico problema che il rappresentante dell’industria irpina vede all’orizzonte. In premessa avverte che «i sussidi e i trasferimenti annunciati dal Governo prevedono ancora tempi troppo lunghi per poter concretamente aiutare le imprese italiane, mentre il debito pubblico non fa altro che appesantire la pressione fiscale. Di questo passo si potrebbe prevedere la battuta d’arresto definitiva per le piccole e medie imprese», mentre alcune soluzioni individuate in Europa, per esempio in Germania, potrebbero garantire una ripresa immediata della capacità produttiva provinciale e del Mezzogiorno, spiega, citando altri esempi. La richiesta di allentare le maglie della burocrazia arriva anche da Bolzano, e in particolare dalla Camera di Commercio, dove il presidente Milch Ebner scrive ai vertici di Unioncamere per sottolineare che la Federazione Svizzera ha erogato un prestito a tasso zero per 60 mesi di 500mila franchi ad un’azienda in sole due settimane, relegando la burocrazia ad una sola pagina del modulo. «I provvedimenti annunciati dal Governo non saranno fruibili subito, perchè l’Italia è già indebolita dal debito pubblico ed è agganciata all’Europa: quando ripartiremo avremo il piombo alle gambe. Oggi le piccole imprese hanno una condizione di debito di partenza: devono sanarlo per non rischiare di indebitarsi ulteriormente». Il Presidente Bruno cita il caso di un artigiano: «Con 140mila euro di debito se riuscirà a fatturare 100mila euro, la sua esposizione anzichè estinguersi aumenterà. Diverso sarebbe se il debito potesse essere relegato ad una percentuale del guadagno, come accade invece in Germania». Per questo, occorre garantire soldi alle imprese subito per ripartire in maniera competitiva, superando i problemi che l’emergenza sanitaria ha creato.

La Sala Agnelli nella sede di Confindustria Avellino

«SERVONO SEMPLIFICAZIONI». Di qui la proposta di azzerare la burocrazia e i costi connessi. «Per prima cosa sarà necessario poter godere di finanziamenti che siano fruibili in modo semplice, promuovendo sgravi per i contributi ai dipendenti anzichè destinare risorse a fondo perduto». Ma soprattutto, «occorre avere persone in grado di attivare il meccanismo in modo semplice. Il problema è che abbiamo rappresentanze di modesta caratura a livello nazionale e locale», sottolinea Bruno.

Arrivo del Pemier Conte alla Ema di Morra De Sanctis (14 ottobre 2019)

«PER ORA RIPARTONO SOLO FABBRICHE INSERITE NEL DPCM». In Irpinia alcune industrie considerate “strategiche” hanno avuto disco verde per riaprire i cancelli e garantire la continuità produttiva, a differenza del commercio, che viene ancora considerato «veicolo ad alto rischio di contagio». La Ema di Morra De Sanctis, così come altre aziende impegnate nei settori dell’energia e dell’agroalimentare riapre i battenti a partire da martedì 14 aprile. Tuttavia il Presidente di Confindustria invita a considerare il quadro normativo, non ci sono cambiamenti di scenario in corso. «Le aziende che hanno degli impegni produttivi per le loro attività strategiche non faranno altro che chiedere l’applicazione della legge nazionale», osserva. «Il Dpcm del 22 marzo contiene degli allegati in cui sono stati elencati i codici delle attività produttive che non sono soggette ad autorizzazione. A questo dobbiamo aggiungere la ratifica del protocollo sulla sicurezza firmato da tutti i portatori di interesse». Giuseppe Bruno evidenzia che altra questione è il commercio, settore che prevede la vendita del prodotto finito al dettaglio, cioé attraverso un rapporto tra esercente e cliente – utente finale.

La sede dell’Asl ad Avellino

RIPRENDERE IL DIALOGO TRA LE PARTI SOCIALI. «In questo momento è necessario un richiamo alla responsabilità reciproca e trasversale all’interno delle parti sociali e sul territorio», avverte il Presidente di Confindustria Avellino: «Combattiamo contro un nemico invisibile, che possiamo sconfiggere solo con il distanziamento sociale. La guerra fra sindacati e imprenditori non ha nessuna ragione di esistere. Ho grande stima per il lavoro che sta portando avanti la classe dirigente, l’Asl prima di tutti, che ha fatto un lavoro straordinario combattendo a mani nude. Ci auguriamo che alla fine di questa brutta parentesi possano emergere competenze, meritocrazia, cuore e spirito di servizio». Per Giuseppe Bruno da questa crisi può scaturire un nuovo modello economico, improntato a maggiore efficienza con una spinta alla modernità. «Nulla sarà più come prima e bisogna riservare maggiore attenzione all’ambiente. Auspico che chi abbia le competenze non venga escluso e chi ha indipendenza intellettuale sia considerato una risorsa e non un ostacolo», conclude. Oltre ai soldi alle imprese subito per ripartire, serve quindi una visione di ciò che l’economia post Covid-19 sarà nel nuovo decennio aperto da un’emergenza sanitaria senza precedenti in epoca moderna per le sue conseguenze sociali.


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