La Gvs di Manocalzati assume 90 operai, ma la Uil invoca le autorità per vigilare

Luigi Simeone e Ciro Taccone della Uiltec di Benevento temono le modalità di applicazione del protocollo anti contagio e chiedono la sorveglianza diu Prefettura, Guardia di Finanza, Comando provinciale dei Carabinieri, Asl di Avellino e sindaci di Avellino e Manocalzati

Già impegnata nella produzione di filtri medicali, la Gvs di Manocalzati assume 90 operai annunciando l’avvio della produzione di mascherine di protezione per l’emergenza legata al Coronavirus e quindi l’assunzione di 90 nuovi operai, che si aggiungeranno ai 70 già in organico. Un annuncio dato al termine di una videoconferenza tra responsabili aziendali, Rsu e organizzazioni sindacali di categoria. Per il sindacato si è trattato di una mera informativa, in quanto gli imprenditori non avrebbero risposto in maniera esaustiva sulle misure di distanziamento sociale previste dal protocollo, mentre avrebbero già completato le assunzioni del nuovo personale. I due segretari della Uil di Avellino e Uiltec Benevento Luigi Simeone e Ciro Taccone hanno scritto una informativa alla Guardia di Finanza, al Prefetto di Avellino, all’Asl, alla Protezione Civile e al Comando dei Carabinieri, oltre che ai due sindaci di Avellino e Manocalzati, per chiedere di vigilare sulla nuova attività produttiva.

Il Palazzo di Governo, la sede della Prefettura di Avellino

LA GVS DI MANOCALZATI ASSUME, MA IL SINDACATO CJIEDE GARANZIE SUL DISTANZIAMENTO SOCIALE. «Durante la videoconferenza ci è stato riferito che per la nuova produzione sono previste circa 80/90 nuove assunzioni, mediante contratto somministrato settimanale/quindicinale, eventualmente da prorogare più volte, e che il nuovo processo produttivo è di imminente avvio», scrive la Uil Irpinia Sannio in una nota firmata dai due segretari generali Luigi Simeone e Ciro Taccone. «A fronte di tale considerevole aumento dei lavoratori (oltre il raddoppio dell’esistente) non ci è stato riferito con altrettanta chiarezza quali siano le misure previste a seguito della ipotizzata intensificazione del personale che, ricordiamo, utilizzerà la medesima mensa, la medesima area spogliatoi, i medesimi spazi comuni, i medesimi bagni», si legge nella nota. «La società, anche su nostre reiterate insistenze circa le precauzioni anti-contagio da prevedere, è rimasta sul generico con la sola precisazione che, a seguito della  concentrazione  prevista  non  era  più  possibile garantire  il  rispetto  della  distanza  minima  interpersonale  e,  dunque,  tutti  gli  operatori  sarebbero  stati obbligati all’utilizzo sistematico delle mascherine di protezione». In pratica, «in aggiunta al protocollo anti-contagio già varato per il personale preesistente, un unico supplemento previsto: il perenne obbligo delle mascherine durante i turni di produzione, negli spogliatoi, nei bagni, nella mensa e negli spazi comuni». Ora, «non essendo convinti di quanto ci rappresentavano abbiamo insistentemente chiesto di ricevere una nota di cosa effettivamente avessero ipotizzato sia in termini di dislocazione delle aggiuntive postazioni di lavoro e sia in termini di gestione e utilizzo degli spazi comuni (mensa, bagni, spogliatoi, ingressi del personale, ingresso dei terzi e dei fornitori) e ciò in considerazione della massiva concentrazione prevista. Abbiamo  suggerito, per  quanto ci  è  stato  possibile, di scaglionare gli ingressi in azienda, evitare le concentrazioni in sala  mensa, di prevedere orari sfalsati delle turnazioni, il contingentamento negli spogliatoi, di recuperare altri spazi anche mediante strutture provvisorie, insomma tutto ciò che è praticabile per la rarefazione degli accentramenti». In sintesi, «l’incontro si è chiuso con un ‘vi faremo sapere’. Per tutto quanto sopra, chiediamo un urgente intervento in quanto riteniamo non esserci le condizioni minime di sicurezza anti-contagio previste con grave ripercussione e esposizione per i lavoratori, per i cittadini e per l’intero territorio interessato», si conclude la nota.


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