Ato Rifiuti, Zoina: sindaci e comunità locali protagonisti delle scelte

Il vicesindaco di Montemiletto e membro del consiglio d'ambito traccia il percorso dell'ente. Preoccupazione per il clima di emergenza, determinato dai roghi appiccati negli impianti.

Ermando (Nando) Zoina

«Gli amministratori locali e le comunità debbono diventare protagonisti delle scelte che riguardano la gestione dei rifiuti». E’ l’auspicio di Nando Zoina, vicesindaco di Montemiletto e componente il consiglio dell’Ato rifiuti di Avellino.

Zoina, è trascorso oltre un anno e mezzo dall’insediamento del consiglio. A che punto è la fase organizzativa dell’Ato rifiuti?

«Stiamo compiendo tutti i passi necessari per diventare operativi il prima possibile. E’ stato nominato il direttore generale Annarosa Barbati, con il quale stiamo procedendo alla formalizzazione del contratto. Non appena disporremo degli strumenti previsti dalla legge, sarà convocata l’assemblea dei sindaci».

All’ente spetterà predisporre il Piano d’ambito. Quale dovrebbe essere la strategia complessiva?

«Saranno i Comuni a definire la linea. Ciò che conta però è che le comunità finalmente si riapproprieranno del potere decisionale sul ciclo integrato dei rifiuti. L’obiettivo generale è sicuramente l’autosufficienza. Chiudere il ciclo sul nostro territorio. Non credo che vi sia una visione strategica condivisa. Ci sarà bisogno di un approfondito confronto, non solo tecnico, ma anche politico».

L’altro nodo da sciogliere è la gestione della raccolta dei rifiuti, oggi in mano alla società provinciale IrpiniAmbiente.

«Sì, certamente. I sindaci stabiliranno in quale direzione muoversi. Se il soggetto affidatario dovrà essere pubblico, privato o misto. L’esigenza di fondo è realizzare un servizio efficiente ed economico, superando la logica dell’emergenza. Le modalità andranno chiarite, tenendo conto delle criticità registrate sino ad oggi, ed in funzione degli obiettivi fissati dal Piano d’ambito».

Qualunque dovesse essere la scelta, sarà garantito il livello occupazionale. Non è così?

«Non c’è dubbio. Premesso che in questa partita entreranno anche le rappresentanze sindacali, che diranno la loro, è evidente che la nuova soluzione non potrà creare problemi di lavoro. Non si tratta soltanto di una nostra volontà, ma di una garanzia prevista dalla norma di riferimento. La limitazione dei costi di servizio dovrà tener conto dei livelli occupazionali».

Con gli attacchi incendiari contro gli impianti, torna il clima da emergenza. La malavita sta cercando di riconquistare terreno nell’affare rifiuti?

«Se guardiamo al passato, ci rendiamo conto che dopo una lunga emergenza, siamo riusciti ad ottenere con grandi sforzi un periodo di tregua e di apparente normalizzazione. Ma in realtà i problemi non sono stati definitivamente risolti. La presenza della criminalità nel settore non è stata debellata e adesso cerca di condizionare le scelte compiute dalle istituzioni e dalle comunità locali. Ma ci sono anche una serie di fragilità strutturali, che andranno affrontate su tutto il territorio nazionale, a cominciare dalla questione dell’impiantistica».

Quale tipo di risposta è auspicabile?

«Non dobbiamo farci intimidire, ma gestire i problemi con lucidità, efficacia e alla luce del sole, attraverso un percorso partecipato, basato sul confronto. Bisogna sapere però che alla fine va assunta una decisione, chiara e responsabile. E’ il nostro compito istituzionale».

L’amministratore unico di IrpiniAmbiente, Nicola Boccalone, ha chiesto l’intervento dell’esercito anche in Irpinia. Che ne pensa?

«Lo Stato, in tutte le sue articolazioni, deve sicuramente reagire. Qualsiasi intervento che possa garantire la sicurezza degli operatori e delle comunità è opportuna. Siamo tutti chiamati in causa e non staremo a guardare. La capacità dei sindaci di controllare i territori, l’attenzione della Regione sul tema, l’azione delle forze dell’ordine che hanno affinato i sistemi di investigazione, saranno in grado di tutelare gli interessi collettivi».

 

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