«Classi divise per rendimento ad Avellino», Cgil contro il V Circolo

Il segretario provinciale Fiordellisi: «Sbagliato dividere le classi in due gruppi in base al rendimento omogeneo degli alunni: rischio omologazione»

«Classi divise per rendimento ad Avellino come in qualunque altra parte d’Italia non sono accettabili». Lo afferma con una presa di posizione rigorosa la Cgil, che contesta «un provvedimento voluto dal dirigente scolastico e inopinatamente avallato dal consiglio d’Istituto presso la scuola elementare Palatucci», si legge in una nota.

Il segretario provinciale della Cgil, Franco Fiordellisi

«Una scuola pubblica ha un valore assoluto che è quello di essere eterogenea e non omogenea, per questo ritengo del tutto sbagliata l’impostazione della dirigente scolastica del V Circolo didattico di Avellino che, per esigenze dettate dalle norme anti-covid, ha deciso di dividere le classi in due gruppi in base al rendimento omogeneo degli alunni», scrive nel comunicato Franco Fiordellisi, segretario generale della Cgil di Avellino. «La delibera dell’istituto, condivisa dai rappresentanti dei genitori, lascia allibiti. Quanto accaduto è stato segnalato dalla Cgil da una parte dei genitori degli alunni che sono sconcertati e si sentono lesi dal provvedimento, seppur lo stesso è controfirmato dal presidente del Consiglio d’Istituto  che è un genitore», si legge.

Banchi scuola

Come sindacato «che ritiene la scuola  la fucina di cultura, integrazione e formazione civile», argomenta Fiordellisi, «non possiamo pensare che seppur nella giustezza di mettere in sicurezza gli alunni, la discriminante ovvero il criterio sia l’omogeneità dei voti, proprio il concetto di omogeneità è pericoloso, per questo pensiamo di chiedere una verifica dei criteri, se costituzionalmente validi,  all’Ufficio scolastico regionale (Usr) e provinciale (Usp) una verifica non solo in questo Istituto ma sull’impostazione degli atti che autonomamente si fanno negli Istituti». Bocciando le «classi divise per rendimento ad Avellino» sul piano del metodo, la Cgil rileva i rischi di questa scelta. «Nella gestione delle scuole bisogna fare attenzione anche e sopratutto all’uso delle parole sempre anche quando sono in una delibera di istituto. E nel caso specifico oltre all’uso improprio di un termine, preoccupano pure le conseguenze di un provvedimento che va verso l’omologazione delle classi e diventa divisivo, non è questo che la società, i ragazzi e i genitori devono riscontrate o avallare».


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