Laboratori BioGem pronti per l’esperimento spaziale ReADI di Regione Campania e BCC Napoli

MISSIONE LANCIATA IN ORBITA A FINE GENNAIO. Il programma di ricerca, denominato ReADI è incentrato su uno studio relativo all’osteoporosi, curato dal professore Geppino Falco, del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’ e coordinatore scientifico nel centro arianese

I Laboratori BioGem sono pronti a ricevere dal mini-laboratorio attivato sulla Stazione Spaziale Internazionale le cellule dell’esperimento, che saranno trasportate fino ad Ariano Irpino per le analisi molecolari con tecnologie e metodologie avanzate.

Il programma di ricerca, denominato ReADI (REducing Arthritis Dependent Inflammation) Second Phase)

Il 29 gennaio è stato lanciato in un’orbita attorno alla Terra il mini-lab contenente ReADI Second Phase, seconda fase dell’esperimento lanciato nel 2021 e curato dal professor Geppino Falco, del dipartimento di Biologia dell’università degli Studi di Napoli “Federico II” sulla prevenzione dell’osteoporosi nei voli spaziali. L’esperimento ReADI First Phase è stato finanziato dalla Regione Campania e da BCC Napoli. Una volta completato il volo spaziale, le cellule dell’esperimento nello spazio in condizioni microgravitazionali saranno recapitate ai laboratori del Centro BioGeM, che è impegnato all’interno della filiera scientifica con la società Erbagil. Il programma è supportato dalla società sportiva Napoli Basket, interessata ai risultati dell’esperimento per una futura applicazione in ambito sportivo.

Campania protagonista nello spazio con il Gruppo Space Factory e della società ALI, ma anche della filiera, con la controllata Marscenter, l’Università di Napoli Federico II, il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, il CIRA, quindi con il network di imprese associate al Distretto aerospaziale della Campania

LA CAMPANIA PROTAGONISTA NELLO SPAZIO. Queste attività consacrano il comparto spaziale della Campania quale riferimento scientifico e tecnologico nella progettazione e realizzazione di sistemi innovativi di rientro dallo spazio, ma anche nella ricerca in condizioni di microgravità. Ad agosto 2024 sarà lanciato Space Slime, un esperimento finanziato dall’ASI – Agenzia Spaziale Italiana per studiare gli effetti dell’ambiente spaziale in condizioni di microgravità sul comportamento e la crescita di un fungo. L’esperimento sarà realizzato nel mini laboratorio mini-lab 2.0, evoluzione del modello attuale. I mini laboratori della missione sub orbitale del micro satellite Mife concretizzano una feconda ed elaborata attività industriale del Gruppo Space Factory e della società ALI, ma anche della filiera, con la controllata Marscenter, l’Università di Napoli Federico II, il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, il CIRA, quindi con il network di imprese associate al Distretto aerospaziale della Campania.

LA RICERCA SCIENTIFICA IRPINA AL CENTRO DELLA FILIERA. Il programma di ricerca, denominato ReADI (REducing Arthritis Dependent Inflammation) Second Phase, è incentrato su uno studio relativo all’osteoporosi, curato dal professore Geppino Falco, del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e coordinatore scientifico del Laboratorio di Staminalità e Rigenerazione Tissutale di Biogem. La ricerca focalizza l’attenzione sui meccanismi molecolari dell’osteoporosi associata a condizioni estreme, come quelle dello spazio extra-terrestre, caratterizzato da microgravità ed irraggiamento cosmico. Dalla base NASA di Cape Canaveral, in Florida, ha raggiunto e stabilito un’orbita di parcheggio intorno alla Stazione Spaziale Internazionale per consegnare un mini-laboratorio, ideato e progettato dalla società ALI S.p.A. del gruppo Space Factory. All’interno del MiniLab 1.0 sono studiati, in particolare, gli effetti prodotti su tale patologia da composti naturali selezionati nell’ambito della collaborazione tra il Dipartimento di Biologia della ‘Federico II’ e l’azienda sannita Erbagil S.R.L, altro partner della missione. Il Centro BioGem descrive le attività.

Il Centro di ricerca Biogem di Ariano Irpino

«Utilizzeremo cellule mesenchimali esposte alla microgravità e agli irraggiamenti cosmici per un periodo di rotazione di circa due settimane intorno al nostro pianeta», spiega il professore Falco, al lavoro alla NASA con il suo gruppo di ricerca, chiarendo le ragioni di un esperimento ai limiti esterni della atmosfera terrestre. «Lo spazio è un ambiente estremo, difficilmente replicabile sul nostro pianeta e causa unaccelerazione del processo di invecchiamento cellulare», peculiarità che «rappresenta un’opportunità per comprendere i meccanismi molecolari alla base dell’osteoporosi e per valutare l’efficacia di trattamenti incentrati su sostanze naturali con proprietà antiossidanti ed antiinfiammatorie». Una volta a terra, l’analisi molecolare delle cellule nei laboratori di Biogem, con tecnologie e metodologie avanzate offre una «grande speranza» ai ricercatori dell’Istituto irpino e dei loro colleghi dell’Università ‘Federico II’, «accrescere la conoscenza dei meccanismi generali alla base dell’invecchiamento, per meglio fronteggiarne le conseguenze sulla Terra», spiega il professor Falco. In ogni caso, «si spera almeno di poter attenuare, mitigare o rallentare gli effetti dell’invecchiamento accelerato in orbita, a vantaggio degli stessi astronauti, sempre più coinvolti in missioni di lunga permanenza nello spazio e destinati a viaggi nel cosmo di durata crescente». Queste verifiche che «ci potrebbero consentire di fare un po’ più di luce sui misteriosi meccanismi dell’invecchiamento cellulare, fino a farci capire perché, a parità di età, invecchiamo in maniera diversa, sperando di migliorare tutti, almeno un poco, le nostre performances».


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