Infrastrutture digitali per spingere il ricambio generazionale nelle aziende agricole

AREE INTERNE E PNRR, LA CONFEDERAZIONE AGRICOLTORI INDICA LA ROTTA. Nello scenario di Villa Ravaschieri a Roccapiemonte, la Cia fa il punto sulle politiche e strategie di sviluppo delle aree marginali con Giuseppe De Mita, Franco Picarone, Nicola Caputo e Mimmo Gambacorta. Il PNRR impone una spesa di 380Mln al giorno fino al 2026, Scanavino: non c’e’ spazio per la programmazione

Infrastrutture digitali per spingere il ricambio generazionale nelle aziende agricole. Le aree interne rappresentano una importante occasione di riscatto per la marginalità e per l’esercizio dei diritti di cittadinanza oltre che per un innalzamento della qualita’ della vita. Ma per ribaltare la piramide e’ necessario offrire occasioni ai giovani agricoltori di esprimersi attraverso infrastrutture digitali, innovazione tecnologica e sperimentazioni. La partita sul PNRR rischia di rivelarsi improduttiva senza una visione d’insieme, e che come ha citato il presidente della Confederazione Agricoltori Dino Scanavino, necessita di recupero della capacita’ di ascolto dei territori. Un metodo e una analisi insieme che Cia adotta da tempo attraverso i suoi associati e che oggi pone l’organizzazione come interlocutore diretto del Ministero della Transizione Ecologica per tradurre le declinazioni del comparto agricolo in energia pulita. 

La partita del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza offre opportunita’ mai aperte prima, ma per poterle sfruttare al meglio e’ necessario modificare la visione e programmare gli interventi in modo efficace. Su questo Mittelpunkt si sono concentrati gli interventi degli autorevoli relatori invitati dalla Confederazione Agricoltori nella magnifica cornice di Villa Ravaschieri a Roccapiemonte nel salernitano. Il confronto di Cia nazionale sulle “Politiche di sviluppo e strategie per le aree interne” e’ stato inaugurato dal presidente di Cia Salerno Gaetano Pascariello, che ha avuto l’onere di moderare gli interventi, commemorando con un minuto di silenzio la tragedia del 23 novembre 1980. Sull’eco degli effetti prodotti dal sisma, Pascariello ha sottolineato i disagi che vivono le aziende agricole delle aree interne, esortando le istituzioni a “fare presto”. Dopo i saluti del sindaco di Roccapiemonte Carmine Pagano, che ha espresso un chiaro riferimento al recupero di un ruolo primario dell’agricoltura, la platea ha ascoltato la relazione di Giuseppe De Mita, responsabile nucleo per la valutazione e la verifica degli investimenti pubblici della Regione Campania. 

Infrastrutture digitali per spingere il ricambio generazionale nelle aziende agricole

“Le aree interne segnano una disparita’ di carattere geografico e territoriale. La strategia nata ad hoc non ha ancora chiarito se si annovera come opportunità o come visione. Oggi l’amministrazione regionale infatti deve compiere scelte su come declinare le strategie territoriali rilevanti. Una condizione che deriva da un primo resoconto degli ultimi 8 anni, che conserva gli obiettivi originari rispetto alla riorganizzazione dei servizi e la produzione della ricchezza. La vera novita’ risiede nel metodo di applicazione della strategia, che non dovra’ essere trasversale, ma cucita su misura su ogni territorio. Bisogna esaltare l’autonomia dei territori e custodire la dimensione sperimentale, in quanto non abbiamo ancora trovato una formula definita che possa corrispondere alle leggi del costo dei servizi. Non chiudiamo i modelli dentro una gabbia, ma negoziamo con la realta’: se riuscissimo a far convergere strategie territoriali e finanziamenti, offriremmo opportunita’ vere all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, in una dimensione armonica”.   

Sul Pnrr insiste una grande mole di risorse da spendere in tempi brevi, con linee di intervento verticali che non prevedono mediazione. De Mita chiede di affidare un ruolo di razionalizzazione alla Regione, per supportare i territori nella infrastrutturazione telematica, nel rafforzamento della sanita’ e delle scuole. Un paradigma che trova riscontro nelle parole del presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque, che traguarda al rilancio e all’ammodernamento dell’agricoltura. “E’ arrivato il momento di dare attenzione ai giovani, ai nativi digitali che chiedono una agricoltura moderna, e le nostre aree interne spesso non sono coperte da banda larga” ha spiegato alla platea. “Il nostro ruolo e’ fondamentale anche alla luce dei cambiamenti climatici, e intendiamo governare i processi in maniera sistemica. L’indebolimento degli enti locali nel ruolo di definizione di una strategia comune ci ha sovraesposto come portatori di interesse impegnati a incrementare il valore aggiunto che ruota intorno alle aziende e al comparto”. Per Mastrocinque l’agricoltura e’ l’impalcatura della sostenibilita’. “Lo spopolamento e’ un tema centrale, che comporta indebolimento dei servizi essenziali come gli ospedali. L’agricoltura non puo’ essere marginale, ma vuole tornare a essere perno centrale su cui fondare la strategia futura. L’abbandono dei territori e’ un elemento che vorremmo contrastare, con il ricambio generazionale e aperture alle nuove generazioni: la legge di bilancio lavora per abbassare il costo del lavoro, vorremmo una fiscalita’ di vantaggio per rendere le aree interne piu’ appetibili e altri interventi. C’e’ una mole di opportunità economiche da considerare. Questo e’ il momento della responsabilità”.

Annuncia un lavoro sullo snellimento delle procedure e sulla semplificazione della bozza di strategia per arrivare velocemente all’Accordo di Programma Quadro per le aree interne, il presidente della Commissione Bilancio della Regione Campania Franco Picarone. “Sulla scorta di questa accelerazione dei tempi della spesa, si potranno individuare altre aree interne in Campania. Ad oggi le candidature sono quattro. I servizi sono al centro delle strategie, cosi’ come le filiere esistenti, agricole, boschive, zootecniche e pastorali, nel quadro di strumenti semplificati e sburocratizzati. Oggi all’ITI e agli strumenti di SLOP si aggiungono strumenti nazionali e obiettivi di policy che consentono di potenziare gli interventi in una logica di plurifondo. Possono essere migliorati e implementati i servizi che possono rendere attrattive tali aree: sanita’, farmacie e telemedicina formazione e infrastrutture telematiche in primis. Bisogna alzare la qualita’ del lavoro degli attori coinvolti”. 

Accoglie la tesi di Mastrocinque l’assessore regionale all’agricoltura Nicola Caputo, che conferma la volontà politica del governo regionale di istruire una maxi progettazione per le aree interne. Il Pnrr però non e’ la panacea, sottolinea. “I fondi del Psr non bastano e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci impone di spendere 380 milioni al giorno fino al 2026. Il problema e’ che non abbiamo un progetto pilota da perseguire. “Per le aree interne abbiamo bisogno di una mission definita, non solo luoghi del sussidio, ma incubatori di rilancio di interi territori. La nostra intuizione sul Pnrr e’ quella di far fare piccoli interventi di rilancio dei territori e consentire uno sviluppo radicale, con una visione chiara e d’insieme, che guarda alle diverse agricolture”.

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Illustra lo scenario nazionale sulla espansione delle aree interne Domenico Gambacorta, consigliere per la Strategia Nazionale Aree Interne del MInistro per il Sud. “Le aree interne ufficializzate in Italia oggi sono 72, con 4mila comuni che soffrono l’assenza dei servizi essenziali, e il progressivo allontanamento geografico dalle aree metropolitane. Dal 2013 al 2016 sono stati approvati appena 48 Apq e l’obiettivo e’ arrivare all’approvazione totale entro il 31 dicembre. “E’ stato annunciato un forte investimento di oltre 100milioni di euro per le farmacie rurali, con modifica rispetto al bando. Completiamo la sottoscrizione del bando con Federfarma e diventeranno qualcosa di più di erogatori di farmaci, ovvero piccoli presidi sanitari con servizi minimi. La possibilità è quella che ha dichiarato il Ministro Carfagna a tutte le regioni, per invitarle a discutere delle opportunita’, alla luce dello stanziamento di 725 milioni alle strategie esistenti e a quelle che vorrebbero aggiungersi, con fondi che arrivano anche dalla legge di stabilita’. Ci sono 350 milioni dal fondo complementare che riguardano strade provinciali da ristrutturare, 100 milioni per la prevenzione incendi in fase di ripartizione fra le 72 aree, e le risorse del Pnrr e del 2021-27 che possono determinare una maggiore copertura delle esigenze delle aree interne i comuni campani periferici e ultrperiferici”.

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Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia Agricoltori Italiani, in chiusura dei lavori ha sancito la rotta della Confederazione rispetto alle attese del PNRR indicando non pochi elementi di criticita’. “Le relazioni che si costruiscono all’interno delle comunita’ si enfatizzano nei momenti di difficoltà. In questo momento in cui una serie di strategie e politiche finanziarie si concentrano sulla programmazione non bisogna farsi prendere dalla frenesia di spendere perché scadono i termini. Sarebbe drammatico se spendessimo in emergenza senza programmare” ha argomentato. “La programmazione deve recuperare capacita’ di recuperare dal basso, per ascoltare i protagonisti dei territori. La politica agricola comunitaria e’ stata definitivamente approvata al parlamento europeo, l’agricoltura biologica sara’ finanziata direttamente, e la strategia farm to fork e’  direttamente collegata alla strategia per le aree interne. Ma e’ necessario un unico progetto, per non depotenziare l’effetto. Bisogna partire dai diritti di essere connessi ai sistemi telematici, ma anche di raggiungere tribunali e ospedali, e di raggiungere luoghi di svago, di cultura”.

La nuova visione di strategia delle aree interne deve considerare i sistemi territoriali economici, per portare la caratterizzazione di cio’ che sta attorno a un prodotto anche in termini di servizi. Bisogna costruire industrie nelle campagne di dimensioni adeguate a quel distretto territoriale. Questo sistema alimenta anche un turismo buono, fatto di esperienze che tende a diventare stanziale. Cia ha giocato e gioca oggi un ruolo determinante per la transizione ecologica. E intende incassare il riconoscimento dei crediti di carbonio, l’addizionalita’; senza trascurare un riconoscimento al valore dei castanicoltori per la ‘cattura’ dell’anidride carbonica. Vogliamo trasformare i problemi sui liquami della zootecnia in opportunita’ di generare energia, considerato che molti hanno problemi di fertilita’ dei suoli per mancanza di sostanza organica. Possaimo produrre energia elettrica per la collettivita’ ad impatto zero, ma abbiamo bisogno di investimenti pubblici sul digestato. La gestione dei boschi, delle foreste, olivicoltura e zootecnia ci consentono di produrre energia senza disseminare le nostre montagne di pannelli fotovoltaici. La terra e’ fatta per produrre alimenti e dare sostentamento agli animali, non a pezzi di vetro che producono energia. Chiedo a chi ha responsabilita’ politiche di dire all’Unione Europea che abbiamo bisogno di serenita’ sulla spesa. Ragioniamo per velocizzare si, ma senza rinunciare all’ascolto e alla progettualita’” conclude. 


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