La violenza di genere non è un fatto privato. I limiti della narrazione

La riflessione di Italia D'Acierno della segreteria Cgil Avellino dopo il femminicidio di San Paolo Belsito. «Accade spesso che si indugia più sulla vittima che sul suo artefice»

La violenza di genere non è un fatto privato, scrive Italia D’Acierno, componente della segreteria Cgil di Avellino. Commentando l’ennesimo tragico ed efferato femminicidio commesso nei giorni scorsi tra le province di Avellino e Napoli, Italia D’Acierno segnala anche squilibri nella narrazione di un fatto di sangue che riguarda la donna. «Accade spesso che si indugia più sulla vittima che sul suo artefice», osserva. Di seguito la sua riflessione.


La violenza di genere non è un fatto privato. L’amore è una pratica

di Italia D’Acierno | Segreteria Cgil Avellino

Una panchina rossa contro la violenza di genere

Quando accade una tragedia come quella di giovedì scorso, la brutale morte di Ilenia Lombardo uccisa e bruciata, restiamo atterriti interrogandoci, seppur in un modo retorico, innanzitutto come comunità e poi in quanto persone attive sul nostro essere proattivi e partecipativi. È forse cambiato qualcosa, ed è nel cercare la risposta che la rabbia ci assale perché nonostante la formazione e l’informazione di genere questa violenza inaudita  continua a ripetersi, necessariamente dobbiamo essere consapevoli tutti  che essa é una violenza strutturale! Non siamo tenuti a sapere, comprendere, capire tutto o quanto meno a prevedere tutto poiché a stento riusciamo a rispondere alle domande semplici del quotidiano e ad agire senza eludere noi stessi nelle nostre scelte possiamo solo prendere atto che le relazioni sono complicate, pur essendo esse lo strumento per imparare a conoscere se stessi, non in qualità di giudici ma con l’obiettivo di acuire la capacità di osservarci e riconoscerci anche nei comportamenti più scomodi.

Violenza di genere

È difficile comprendere ed accettare la diversità nelle relazioni di qualunque tipo esse siano al di la dell’età, l’etnia, la religione, il sesso, il ceto sociale delle persone che le compongono ma eppur vero che chi agisce la violenza sceglie, che sia uomo o donna, anche se é complicato  prenderne atto: sceglie di superare una frustrazione annullando l’altro! La violenza di genere ha tanti volti anche quando essa viene raccontata attraverso i media nella narrazione di un evento di cronaca, sembra influenzata da preconcetti nell’uso del linguaggio attraverso omissioni lessicali anche attraverso la rappresentazione della donna ed il rischio forte che si corre è che una donna venga sottoposta più volte a vittimizzazione tre volte. È ricorrente la tendenza di descrivere la violenza di genere come un fatto privato, ed episodico. Accade spesso che si indugia più sulla vittima che sul suo artefice. Ma é fondamentale ribadire che la violenza contro le donne riguarda tutti noi, i femminicidi sempre più frequenti, il riconoscimento che il patriarcato ha trasmesso di generazione in generazione a uomini e donne modelli considerati “naturali” e quindi fuori da ogni possibile scelta (stereotipi di genere)sono un vero processo di differenziazione una spaccatura tra femminilità e virilità, gerarchie di potere, di sfruttamento. Le leggi ci sono ed anche le pene in alcuni casi, manca un’educazione che affronti il sessismo alla radice fin dai primi anni di vita poiché siamo di fronte ad una cultura millenaria, radicata che interessa uomini e donne.


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