De Vizia: patto per l’Irpinia tra imprese, cittadini, lavoratori e una nuova politica

«FINITO IL TEMPO DELLA POLITICA CHE NON SA GUARDARE AL TERRITORIO». Il Presidente designato di Confindustria Avellino Emilio De Vizia ha presentato il suo programma nell’assemblea riunita (in collegamento) per il rinnovo delle cariche

Il Presidente designato Emilio De Vizia ha presentato il suo programma nell’assemblea di Confindustria Avellino, riunita per il rinnovo delle cariche in seduta privata e con modalità a distanza, a causa della pandemia in atto. Il nuovo presidente ha scelto anche la sua squadra, composta da Mario De Maio, Carlo Matarazzo, Angelo Petitto e Carmen Verderosa. Nel suo intervento introduttivo ha voluto mettere in chiaro subito che con la sua guida l’Unione degli Industriali sarà più esigente nei confronti della politica e delle componenti sociali, rimarcando un impegno attivo di Confindustria Avellino nel contesto provinciale. D’accordo con il suo predecessore Giuseppe Bruno, il primo obiettivo è «una cultura antindustriale da sconfiggere», ha detto testualmente. «Dobbiamo ricominciare a correre e lo dobbiamo fare non lesinando, ciascuno di noi, il proprio impegno». Annuncia una stagione dell’impegno per «Confindustria Avellino a beneficio degli interessi degli imprenditori, dei giovani e dei cittadini irpini», sottolineando che l’Irpinia deve difendere la sua vocazione industriale favorita «ben prima del 1980» e del terremoto dalla sua posizione geografica «tra la Campania, la Basilicata e la Puglia», in «uno snodo cruciale di collegamento e di scambio». Nuove relazioni industriali, digitalizzazione, scuola e formazione, ma soprattutto il credito, sono tra i temi affrontati.

Assemblea di Confindustria Avellino per il rinnovo delle cariche (15 dicembre 2020). Nella foto, da sinistra: Emilio De Vizia, Giuseppe Bruno, Crescenzo Ventre e Giacinto Maioli

«L’IMPRESA MOTORE DI CRESCITA: AIUTARLA MIGLIORANDO L’EFFICIENZA DEI SERVIZI». La Pandemia ha messo in crisi l’economia, ma ora offre con i fondi stanziati dall’Unione Europea (209 miliardi di euro) l’opportunità di superare il deficit strutturale che ha minato lo sviluppo in questi anni, ha premesso. Occorre «utilizzare nella giusta direzione le somme disponibili, superando in questo modo le numerose criticità strutturali (eccessiva burocrazia, mancanza di infrastrutture, giustizia troppo lenta, eccessiva tassazione), che in questi anni hanno influito negativamente e pesantemente sullo sviluppo del Paese». In questo contesto di potenziale svolta, Confindustria «è chiamata a farsi portavoce delle istanze delle imprese italiane» per «orientare le scelte dell’Esecutivo, indicando i settori nei quali è necessario investire maggiormente e denunciando ritardi ed inefficienze». Il Presidente di Confindustria Avellino ha posto la necessità di «interventi concreti in termini di efficacia ed efficienza», che «incrementino i servizi pubblici (trasporto, sanità, acqua, energia, rifiuti), soprattutto quelli locali».

INFRASTRUTTURE DECISIVE, MA NON RISOLUTIVE. A questo proposito, ha sottolineato la portata della sfida lanciata con «il rinnovato interesse infrastrutturale per la nostra Provincia, luogo di incontro tra Est ed Ovest del Mediterraneo ed Europa, punto di contatto tra differenti realtà economiche, culturali e sociali». Il programma di investimenti statali in corso «merita di essere colto come occasione di implementazione di un nuovo sistema urbano di natura sovracomunale, che tenga conto delle aspettative e degli interessi, ma anche delle vocazioni produttive dei diversi comparti territoriali di cui si compone la Provincia di Avellino». Tuttavia, «la linea ferroviaria Napoli-Bari e la strada Lioni- Grottaminarda, da sole non bastano». Occorre «un nuovo Patto tra Imprenditoria, Cittadini, Lavoratori e Politica». In questo quadro, Confindustria dovrà assumere responsabilità precise. «Come imprenditori, ma anche come donne ed uomini appartenenti a questa Provincia, abbiamo il dovere di immaginare e contribuire a realizzare non solo il progresso economico irpino ma anche un modello di relazioni sociali che possa costituire elemento portante di una nuova coscienza civica fondata sui valori del lavoro, del merito, della prosperità e della solidarietà», ha affermato. Con la crescita competitiva si realizzeranno le condizioni per una adeguata stagione di solidarietà sociale, è il messaggio del Presidente.

Emilio De Vizia interviene nell’assemblea di Confindustria Avellino. Sullo sfondo Giuseppe Bruno

«FINITO IL TEMPO DELLA POLITICA CHE NON SA GUARDARE AL TERRITORIO». L’orizzonte del futuro impone un cambiamento politico e della politica, ha avvertito De Vizia: «Non è più il tempo per una Politica che non sa guardare alle esigenze del Territorio, al bisogno di servizi pubblici, anche locali (trasporto, sanità, rifiuti) efficienti, efficaci ed economici, che alimenta, in molti casi, sacche di disvalore sociale e culturale che reprimono le aspettative di affermazione sociale ed economica delle migliori intelligenze anche economiche della Provincia», ma è «il tempo nell’impegno, dell’iniziativa, dell’intelligenza, del lavoro».

«LA MIA ELEZIONE ATTO DI STIMA PER QUELLO CHE LA FAMIGLIA DE VIZIA HA RAPPRESENTATO PER MEZZO SECOLO». Concludendo, il Presidente di Confindustria ha dedicato un pensiero alla sua famiglia, in particolare a suo padre. «La fiducia che mi state accordando è, in gran parte, un atto di stima verso la Mia Famiglia, per quello che ha rappresentato in oltre cinquanta anni di attività imprenditoriale per questo territorio», ha affermato. «Mi ha spinto ad accettare la vostra designazione» perché è «un giusto riconoscimento verso Mio Padre, per quanto da Lui fatto fino ad ora».

Giuseppe Bruno

BRUNO: «L’ITALIA SOFFRE DI UNA CULTURA ANTINDUSTRIALE, CON UN IMBARAZZANTE PREGIUDIZIO PER IL SUD». Nella sua relazione, il Presidente uscente Giuseppe Bruno ha espresso profonde riserve sulle linee di politiche industriali perseguite dal Governo. «Purtroppo il Paese soffre di una diffusa cultura antindustriale, nonostante siamo la seconda manifattura d’Europa, al Sud, soffriamo un imbarazzante pregiudizio», ha affermato. «Anziché svolgere il ruolo di agenzia per l’attrazione e supporto degli investimenti, anche con operazioni di finanza strutturata finalizzata alla crescita ed alla internazionalizzazione delle Imprese», Invitalia, CdP ed altri «sono orientati a svolgere la funzione di contenitori di entità fortemente contaminanti, cito a mero titolo esemplificativo Alitalia ed ILVA». Bruno ha citato a titolo esemplificativo il caso dell’ILVA di Taranto, parlando di «un imbarazzante processo di statalizzazione», mentre per il Presidente uscente di Confindustria Avellino lo Stato avrebbe dovuto «creare le condizioni per attrarre un investitore di adeguata caratura ed elevato standing». Per Bruno vanno alleggeriti i carichi fiscali sulle imprese per far ripartire l’iniziativa imprenditoriale privata: «Alle crisi straordinarie si risponde con azioni straordinarie: sgravi fiscali, flessibilità, normative transitorie per adeguare gli impianti e non sprecando risorse». Nel passare il testimone al suo successore, Giuseppe Bruno ha voluto ricordare Pino Scognamiglio e Michele De Maio «che hanno lasciato un vuoto incolmabile per la loro prematura scomparsa», ringraziando Giacinto Maioli, che «dopo 42 anni di servizio di cui 25 da dirigente, potrà godersi una meritata pensione». Gratitudine ha espresso per lo staff di Confindustria Avellino coordinato dal Direttore Crescenzo Ventre ed un saluto alle rappresentanze istituzionali locali, con le quali in questi quattro anni l’Associazione degli imprenditori ha dialogato sui problemi e le prospettive industriali di una provincia nella quale il Presidente uscente ha ribadito fiducia.


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