Il terremoto in Campania e Basilicata 40 anni fa, Mattarella: la Repubblica ricorda i suoi morti

L'UNITÀ DEL PAESE DOPO LA CATASTROFE NEL MEZZOGIORNO, ESEMPIO OGGI ALLA VIGILIA DI SCELTE DECISIVE OLTRE L'EMERGENZA SANITARIA. Il messaggio del Capo dello Stato: città allora colpite e paesi allora distrutti hanno ripreso vita, con insediamenti divenuti parte di una rete economica e sociale di rilevante importanza per il Mezzogiorno e l'intero Paese. Ora analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia. Ieri il messaggio del Papa all'Angelus

Il terremoto in Campania e Basilicata 40 anni fa. Il 23 novembre 1980 alle 19,34 un movimento tellurico di magnitudo 6,9 con ipocentro a 10 chilometri di profondità, scandito da tre rotture di faglia in rapida successione, scavò in 90 secondi una frattura lunga 35 chilometri nell’area dell’epicentro, compresa tra Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania. Alla sera di una calda assolata domenica di fine novembre tra l’Irpinia e le province di Potenza e Salerno 20mila alloggi in 36 paesi collegati all’epicentro crollarono, mentre centinaia di migliaia furono danneggiate nella fascia esterna. Le macerie di quel costruito uccisero quasi tremila tra uomini e donne, anziani e bambini. È a loro che va il pensiero della Repubblica oggi. Questo è il giorno dedicato al ricordo delle vittime, dei feriti, degli sfollati, di allora. Quel dolore indicibile alberga tuttora nel cuore e nelle menti dei sopravvissuti, dei loro discendenti, dei bambini che nacquero tra i prefabbricati nei mesi che seguirono il 23 novembre 1980. Nel frattempo sono diventati donne e uomini maturi, italiani in un’Italia che in queste ore li abbraccia. Da quella tragedia scaturì uno dei momenti più alti di coesione e solidarietà nazionale, che funge da monito alla classe dirigente attuale. La Repubblica Italiana ricorda i suoi morti, tutti. Ci vollero 48 giorni per recuperare le quasi tremila salme, l’ultima delle quali rinvenuta dai Vigili del Fuoco il 5 gennaio 1981. Nel 40° anniversario del terremoto che devastò Irpinia, Basilicata e parte della Puglia, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione, interpretando il sentimento di un intero Popolo. Le sue parole contengono tutti gli aspetti di questo doloroso capitolo della storia repubblicana, ma gettano lo sguardo al futuro, oltre l’ostacolo della tragedia attuale che con il mondo anche l’Italia vive, la pandemia.


Nel 40° anniversario del terremoto che devastò Irpinia, Basilicata e parte della Puglia

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha rilasciato la seguente dichiarazione.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

«Sono trascorsi quarant’anni dall’immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l’Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia. Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici. Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi. Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione. Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza. Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile. Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire. La Repubblica venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli.​ Le istituzioni democratiche trassero lezione dalle fragilità emerse: dopo quel 23 novembre 1980 nacque la Protezione civile italiana, divenuta nel tempo struttura preziosa in un Paese così esposto al rischio sismico e vanto per professionalità e capacità organizzative. Oggi città allora colpite, e paesi allora distrutti, hanno ripreso vita. L’opera di ricostruzione ha mobilitato energie, in un percorso non privo di problemi e contraddizioni, con insediamenti divenuti parte di una rete economica e sociale di rilevante importanza per il Mezzogiorno e l’intero Paese. Permangono irrisolte antiche questioni, come il deficit occupazionale e l’emigrazione, le insuperate sofferenze delle aree interne. Lo sviluppo sostenibile, sfida accentuata dalla attuale crisi sanitaria, quarant’anni dopo il sisma, richiama la necessità di un analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia».

Il Papa Francesco, Vescovo di Roma

IL MESSAGGIO DEL PONTEFICE, FRANCESCO.  Dopo l’Angelus in Piazza San Pietro, il Santo Padre ha rivolto ieri il suo messaggio nel quantennale del Il terremoto in Campania e Basilicata. “Desidero inviare un pensiero speciale alle popolazioni della Campania e della Basilicata, a quarant’anni dal disastroso terremoto, che ebbe il suo epicentro in Irpinia e seminò morte e distruzione. Quarant’anni già! Quell’evento drammatico, le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate, ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra i paesi terremotati e quelli del nord e del centro, i cui legami ancora sussistono. Queste iniziative hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione e, soprattutto, la fraternità tra le diverse comunità della Penisola”, ha affermato il Pontefice, Francesco.


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