In 200 in fila per il tampone a Villamaina. Con coraggio

Una piccola ma coesa comunità mobilitata contro l'epidemia di coronavirus, nel racconto del regista Federico Di Cicilia

In 200 in fila per il tampone a Villamaina. Il coraggio dell’unità di una piccola ma coesa comunità nel racconto del regista Federico Di Cicilia. La sua testimonianza restituisce uno spaccato di civiltà, solidarietà e rispetto per l’altro in un lembo dell’Irpinia, in un angolo d’Italia. Di fronte al pericolo della epidemia, non esitano a disporsi in 200 in fila per il tampone a Villamaina, come in milioni nel Paese, nel continente, nel mondo ogni giorno fanno, consapevoli che per proteggersi occorre proteggere. Di seguito la riflessione di Federico Di Cicilia.


In 200 in fila per il tampone a Villamaina: il coraggio di rimanere uniti

di Federico Di Cicilia | Regista cinematografico, sceneggiatore

Federico Di Cicilia

È stato un sabato diverso dal solito, quello passato a Villamaina. La piccola comunità si è ritrovata in fila per il tampone naso-faringeo per eliminare i sospetti di Sars-Cov2. Fino al giorno prima, infatti, Villamaina era uno dei pochi comuni irpini a non essere stato colpito da casi di Covid-19. Era solo questione di tempo. Nessuno è immune a questa terribile pandemia. Eppure, in paese, cominciava a diffondersi la teoria o la fede dell’appartenere alla categoria degli estranei, degli intoccabili, dei fuori da ogni possibile inclusione in questo impiccio mondiale che molti guardavano con la stessa attenzione di una serie tv. Alla notizia della positività della madre del Sindaco (mia madre), si è immediatamente messo in moto un meccanismo di autodifesa che ha portato, in pochissimo tempo, circa 200 persone ad effettuare lo screening per la verifica di eventuali ulteriori casi di positività. Naturalmente la prima scelta effettuata è stata una decisione politica. Testare tutti! Una scelta condivisa e soprattutto messa in pratica da molti altri comuni irpini. Una scelta assolutamente accettabile e di sicuro una delle poche armi a disposizione della Sanità per contrastare l’effetto di questo temibile Virus. Al di là di tutte le misure di prevenzione, che oramai conosciamo: mascherina, distanziamento sociale, lavaggio frequente delle mani, evitare assembramenti; le esigenze della vita, soprattutto sociale e familiare, ci hanno portato un po’ tutti ad avere qualche distrazione. Questo non dovrebbe succedere e si spera non succederà più. Ma come abbiamo visto in altri periodi e in altri territori, succederà di nuovo. Fermare e isolare subito i potenziali focolai è l’arma di secondo livello a disposizione della Sanità e che abbiamo visto egregiamente applicata a Villamaina. Purtroppo, in passato, soprattutto in alcuni periodi e territori, abbiamo sentito racconti di persone morte in casa in attesa del tampone. Questo non è successo nel mio paese. Questo spero non succederà più in nessun paese irpino, campano o italiano. L’impossibilità di un nuovo lockdown, la necessità di vedere i propri figli salire sul pulmino per andare a scuola, le esigenze lavorative, la volontà imperativa di vivere, ci costringerà a convivere in questo stato e con questo virus per tutto l’inverno. E qui arriviamo alla scelta individuale e sociale.
Ogni cittadino ha la potenziale responsabilità di diffusione di questo virus. Un virus che non cammina con le proprie gambe ma si trasmette parlando, tossendo, ridendo, in poche parole vivendo. Questo non significa che bisogna colpevolizzare chi lo incontrerà sulla sua strada (mia madre compresa). Per dirla con Papa Francesco: “Non è una punizione divina!”. Tutti possono infettarsi. Tutti possono infettare qualcun altro. Nessuno è fuori da questa catena che possiamo chiamare società. La scelta di condivisione del problema, tipico delle nostre piccole comunità, è la scelta più sensata in questo momento per non lasciare solo ed abbandonare a se stesso il cittadino che suo malgrado potrebbe trovarsi a manifestare i sintomi della malattia. Una scelta che dobbiamo ritenerci fortunati se potrà continuare ad essere applicata in ogni singola situazione. Una scelta che ho definito: il coraggio dell’unità. La comunità di Villamaina, che domenica scorsa si è riunita in chiesa per celebrare, in sicurezza, le comunioni per i propri figli, si è ritrovata unita, coraggiosamente ad affrontare la fila per il tampone per il Sars-Cov2 il sabato successivo. Una scelta volontaria. Una scelta matura e consapevole. Una scelta coraggiosa che solo pochissimi non hanno condiviso con il resto della propria comunità. Eppure, anch’io in fila, quel giorno, ho visto facce impaurite ma al tempo stesso decise a lottare ed affrontare questa situazione insieme. Il tampone poi, è come quando ti entra un po’ di pepe nel naso. Niente di più. La paura che naturalmente abbiamo tutti, aumentata dalle false notizie e dai racconti esagerati di qualche sciacallo, non corrispondono alla realtà. Ho visto bambini, donne ed uomini adulti, persone anziane, tutti muniti di mascherina, nella propria auto, e con la propria fede, prendere parte a quello che fino ad allora sembrava solo un’immagine televisiva, frutto di un racconto, tragico sì, ma distante. Sabato scorso Villamaina è entrata nella statistica del Covid-19 e la sua comunità è entrata nella storia, per la dimostrazione di unità che l’ha portata a condividere la paura e ad affrontarla nell’unico modo possibile: con la scienza. Le fonti ufficiali parlano di tutti i tamponi con esito negativo. Una fortuna per noi. Uno stato che naturalmente non è definitivo. E questa è la prima cosa che dobbiamo ricordare di questa esperienza. Non è finita. Un’altra cosa che ora sicuramente abbiamo imparato è:
il virus esiste, arriva anche nei piccoli paesini come Villamaina e non è nascondendosi o facendo finta di niente che si vince questa battaglia con un nemico invisibile eppure ancora forte.


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