Il Moscati raccoglie plasma iperimmune al Covid-19 per la cura. Pizzuti: primi in Campania a disporre di scorte

APPELLO AI DONATORI, ECCO I REQUISITI RICHIESTI. L'Annuncio dell'Azienda Ospedaliera di Avellino: «Grazie alla spontanea generosità di ex pazienti guariti dall’infezione, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (Simt) ha inviato una scorta al Policlinico 'San Matteo' di Pavia»

Il Moscati raccoglie plasma iperimmune al Covid-19 per la cura. E il Direttore Generale Renato Pizzuti annuncia che la sua Azienda Ospedaliera è la prima in Campania ad avere avviato la raccolta e a disporre già di alcune sacche. È stato raccolto ed è disponibile dal Moscati il plasma iperimmune per curare il Covid-19.

Renato Pizzuti, Direttore Generale dell’Azienda San Giuseppe Moscati

PLASMA IPERIMMUNE PRELEVATO DA SOGGETTI CONVALESCENTI. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione alla sperimentazione del plasma iperimmune da parte del Comitato Etico, «l’Azienda San Giuseppe Moscati di Avellino è la prima struttura sanitaria in Campania a essere partita con il prelievo da soggetti convalescenti da infezione SARS-Cov2 e a disporre già di alcune sacche di quella che, al momento, sembra essere la più promettente risorsa terapeutica per il trattamento delle forme severe del nuovo Coronavirus», fa sapere il manager Pizzuti. «Grazie alla spontanea generosità di ex pazienti guariti dall’infezione, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (Simt) dell’Azienda ‘Moscati’ ha infatti provveduto all’invio del plasma presso il Policlinico ‘San Matteo’ di Pavia per la rilevazione della quantità di anticorpi neutralizzanti e al momento già ha la disponibilità di una piccola scorta, pronta per un eventuale utilizzo», si legge nella nota.

Il reparto Covid-19 nel padiglione Alpi, all’interno della Città Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino

DAL MOSCATI RACCOGLIE PLASMA IPERIMMUNE, IN ALLESTIMENTO UNA BANCA DI RACCOLTA. «Il prossimo obiettivo è coinvolgere molti soggetti per poter realizzare una sorta di banca del plasma iperimmune», spiega Silvestro Volpe, Direttore del Simt dell’Azienda ‘Moscati’ e del Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale Campania Nord. «Poiché la provincia di Avellino ha fatto registrare la più alta incidenza di casi di positività al Covid-19, con l’importante cluster di Ariano Irpino, il numero dei potenziali donatori potrebbe essere rilevante».

I REQUISITI RICHIESTI AI DONATORI DI PLASMA IPERIMMUNE. L’Azienda Moscati specifica i requisiti necessari per la donazione. «Non basta essere guariti per risultare idonei». Per la donazione occorre avere: una età compresa fra 18 e 65 anni; una diagnosi accertata con positività del tampone naso-faringeo e successiva negatività (esito negativo di due tamponi eseguiti a 24 ore di distanza); non aver ricevuto trasfusioni di sangue; non essere affetti da patologie croniche significative e, nel caso di donatori di genere femminile, non avere avuto gravidanze o aborti.

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APPELLO AI DONATORI. L’Azienda Ospedaliera lancia un appello ai potenziali donatori. «Coloro che rientrano nei suddetti criteri e desiderano donare, possono contattare il Servizio Trasfusionale dell’Azienda ‘Moscati’ telefonicamente al numero 0825.203873 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 12), oppure inviare una e-mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Verrà concordata una data per l’esecuzione di un controllo preliminare per la valutazione dell’idoneità alla donazione, subordinata anche al riscontro di un livello sufficientemente elevato di anticorpi neutralizzanti il virus», si legge nel comunicato.

A NAPOLI FEDERICO II E COTUGNO LAVORANO AL PROGETTO IPERCOVID. La notizia arriva a pochi giorni dall’annuncio del progetto Ipercovid, lanciato dall’Ateneo di Napoli con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, in sinergia con l’Ospedale Cotugno – AO dei Colli, e il Centro Regionale di Competenza Bioteknet. In attesa di un vaccino a Napoli si valuta l’efficacia di una cura a base di immunoglobuline iperimmuni contro il SARS-CoV2, in grado di salvare la vita ai pazienti critici, fornendo nel contempo una barriera preventiva per chi è esposto al rischio di infezione.


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