Aree industriali irpine pronte al reshoring, Famiglietti: un contratto di sviluppo

INTERVISTA A LUIGI FAMIGLIETTI, DIRIGENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO. La provincia di Avellino ha la possibilità di trasformare la crisi in opportunità e ribaltare la sua posizione: da isolata a baricentrica e cuore pulsante della maxi progettazione da candidare all'Unione Europea

Aree industriali irpine pronte al reshoring, Famiglietti: un contratto di sviluppo istituzionale. Nel Mezzogiorno d’Italia il Coronavirus ha aggravato un quadro socio economico già compromesso, ma in questa crisi è necessario individuare delle opportunità e trasformare le debolezze in motori del cambiamento. Mentre la popolazione attende gli interventi assistenziali a pioggia garantiti dal Governo e dalla Regione per correre ai ripari e sfamare nell’immediato il Paese, è tempo per la politica di concertare misure e strategie di lungo periodo, che esulano dalle contingenze. “Paradossalmente la crisi apre scenari interessanti per il Paese e quindi anche per il Meridione e l’Irpinia: superata la fase dell’austerità in Europa si mettono in campo politiche espansive, ma per ottenere le risorse l’Italia dovrà dimostrare di avere piani concreti di sviluppo che saranno finanziati solo a fronte di una dimostrata credibilità” argomenta Luigi Famiglietti dirigente del Partito Democratico. “Ad oggi il Mezzogiorno è ancora inserito nell’Obiettivo 1 dell’Unione Europea e ha dimostrato di non saper spendere le risorse, nè di far crescere il prodotto interno lordo per essere competitivo sui mercati esteri. A questo bisogna aggiungere che questi fondi sono stati considerati dei sostituti dei fondi ordinari: solo adesso grazie al Ministro Provenzano è stata garantita la quota del 34% dei fondi statali al Sud, tale da consentire che i fondi europei possano divenire aggiuntivi a quelli ordinari” continua.

Maurizio Gentile e Luigi Famiglietti

Con l’inizio del nuovo settennato 2021-2027 e le risorse aggiuntive previste dall’Europa come il Ricovery Found, il fondo Sure annunciato da Gentiloni per la spesa legata agli ammortizzatori sociali e infine il Mes per la sanità (su cui incombe lo scetticismo di alcune forze politiche), si intravede un nuovo margine di manovra per il Mezzogiorno e per la Campania interna. Dato che l’Europa chiede progetti forti e sostenibili economicamente è arrivato il momento di giocare la partita in maniera ambiziosa, come suggerisce Famiglietti. Non solo il ponte sullo Stretto di Messina per collegare Berlino alla porta del Mediterraneo con il Corridoio 1, “che potrebbe essere la ciliegina sulla torta” come lui stesso indica, ma anche “l’individuazione di grandi poli attorno a cui costruire lo sviluppo. L’Irpinia è baricentrica e può sfruttare la sua posizione geografica: gli investimenti infrastrutturali in corso sono una carta vincente per candidarsi alla maxi progettazione” annuncia il dirigente dei democratici, indicando la possibilità di un Contratto di sviluppo istituzionale per l’Irpinia, che possa mettere insieme Governo, Regione, Provincia e Comuni, tale da individuare gli asset principali e lavorare in convergenza.

Brochure informativa sulla Zes Campania

“La Napoli- Bari è una realtà con la stazione Hirpinia e bisogna accelerare sulle Zes per attrarre gli investimenti nelle aree industriali. Dopo il Coronavirus si avrà una nuova collocazione degli investimenti e le aziende italiane in Cina cercheranno di tornare per garantirsi la continuità della produzione. Si verificherà il fenomeno del reshoring e le nostre aree industriali devono farsi trovare pronte: dai siti dell’ex legge 32, a quelle di Frigento e Sturno passando per i Pip, bisogna garantire l’appetibilità per gli imprenditori italiani e concertare la manovra con Confindustria” suggerisce. La necessità ormai incombente di varare una politica industriale chiama in causa tutti gli addetti ai lavori e tutti i livelli istituzionali, nazionali e locali. “L’Asi è datata e ci sarebbe bisogno di una nuova organizzazione più snella in cui gli imprenditori possano essere protagonisti per rilanciare le aree industriali e renderle appetibili. A questo va aggiunto uno sforzo per promuovere il territorio: c’è bisogno insomma di una cabina di regia per pianificare lo sviluppo”.

Il primo passo da mettere in campo per avviare le riforme strutturali che l’Europa chiede è affrontare il tema del lavoro. “Bisogna partire dalla riforma del mercato del lavoro che deve ridimensionare l’assistenzialismo costruito col reddito di cittadinanza per costruire maggiori occasioni di lavoro e adeguare le competenze” continua l’ex deputato Dem. “Il reddito di cittadinanza è necessario, ma non è stata creata nessuna intermediazione fra domanda e offerta e i percettori non sono stati raggiunti dalle tre famose offerte da parte dei centri per l’impiego. Bisogna guadare ai prossimi 10- 20 anni e individuare le nuove professionalità, tale da poter adeguare la formazione” conclude.


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